Condividi

Guerre, dazi e sanzioni: un modello di Ca’ Foscari per prevederne gli impatti sul commercio mondiale

Uno studio della Cà Foscari pubblicato sul Journal of Business and Economic Statistics contiene un modello predittivo che mette in relazione gli effetti di sanzioni, dazi e conflitti sul commercio globale

Guerre, dazi e sanzioni: un modello di Ca’ Foscari per prevederne gli impatti sul commercio mondiale

Il mercato russo si è chiuso per una parte considerevole delle economie occidentali. Mosca a sua volta ha bloccato i rapporti commerciali con gli Stati Uniti e con l’Europa, ad esclusione del mega comparto energetico. La Cina è alle prese con la recrudescenza della pandemia ed è costretta a parziali lockdown che rallentano le filiere di molte produzioni manifatturiere strategiche. Un caos sul commercio mondiale che avrebbe bisogno di un ordine, almeno statistico, per estrarre indicazioni “sul domani” dell’economia internazionale. 

Dalla Ca’ Foscari di Venezia arriva un modello predittivo che mette in relazione gli effetti di sanzioni, dazi e conflitti sul commercio globale. Lo studio condotto dagli economisti veneziani, dalla Vrije University di Amsterdam e dal Centro di Studi Gerzensee della Fondazione della Banca Centrale Svizzera è stato pubblicato sul Journal of Business and Economic Statistics, prestigiosa rivista della American Statistical Association. 

Il modello è in grado di prevedere i possibili effetti globali e locali, temporanei e persistenti, derivanti dalle riorganizzazioni anche repentine degli scambi commerciali. Perché se è vero che sono da tempo visibili molti segnali di un congelamento della globalizzazione, il commercio mondiale è pur sempre ancora incredibilmente interconnesso. 

Durante la pandemia i ricercatori di mezzo mondo hanno tentato di mettere assieme i miliardi di dati e correlazioni che settimana dopo settimana si accumulavano, sul campo prettamente finanziario gli economisti cercano di costruire modelli in grado di mettere ordine nella massa gigantesca di input ed output che il commercio globale ogni giorno produce. La cosa complicata consiste nel farlo dopo (o durante) una guerra, dopo uno shock improvviso o un evento di instabilità politica di grande portata. Lo studio servirà anche per dare delle indicazioni attendibili ai governi e alle banche centrali alle prese con variazioni inattese degli scenari macroeconomici. 

L’economista Roberto Casarin, professore di Econometria a Ca’ Foscari e coautore dello studio, spiega i possibili utilizzi di questo studio per gli operatori economici e per i decisori pubblici. “La risposta agli shock è rapida, gli scambi commerciali e finanziari trovano presto un nuovo assetto. Il nostro modello riesce a fornire degli scenari di breve periodo utili per prendere delle decisioni politiche. Ora il frutto del nostro lavoro è a disposizione di tutti, non solo come contributo metodologico interdisciplinare, ma anche come pacchetto per Matlab, uno dei software di riferimento per le applicazioni matematiche”. Secondo gli autori sarà possibile simulare con sempre maggiore precisione gli effetti di determinate scelte politiche sugli scambi commerciali e finanziari, ma anche intervenire per correggere gli effetti di una riorganizzazione naturale degli scambi. 

“Avevamo bisogno di un modello che tenesse conto della struttura originaria dei dati, quindi di una matrice a quattro dimensioni chiamata tensore e di una procedura di inferenza statistica che riuscisse a gestire la conseguente mole di dati. Ci siamo riusciti estendendo alcuni recenti risultati della ricerca nel campo dell’analisi numerica e dell’ingegneria meccanica che riguardano nuovi strumenti di algebra multilineare”. 

Il lavoro scientifico, frutto di tutte ultime scoperte della matematica legata all’econometria, ha combinato le osservazioni mensili dei flussi commerciali e finanziari tra le economie oggetto di analisi per cinque anni. Uno dei casi di studio ha riguardato la riduzione di un 1% delle importazioni da parte degli Stati Uniti, evento in grado di generare nell’immediato conseguenze e impatti diversi Paese per Paese. La Svizzera ne risulterebbe la più favorita, con incrementi sia nell’export che nell’import. Calerebbero invece le esportazioni danesi verso Svizzera, Germania e Francia, economie che a loro volta importano di più da Stati Uniti, Giappone e Irlanda. Dopo lo shock iniziale, le importazioni degli Stati Uniti rimbalzerebbero comunque in positivo.