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Guerra dei dazi e Brexit nuovi incubi sui mercati

Di fronte alle nuove turbolenze borsistiche legate alla guerra dei dazi, all’incognita Brexit e ai rischi di recessione, brilla l’oro che torna a salire sopra i 1.500 dollari l’oncia

Guerra dei dazi e Brexit nuovi incubi sui mercati

L’oro torna a salire sopra i 1.500 dollari, le Borse si tingono di rosso e sull’orizzonte si profilano nuove tempeste in arrivo dal fronte dei dazi e della Brexit. Dopo il “mercoledì nero” dei listini europei e di Wall Street le vendite sono continuate in Asia.

Tokyo è in rosso del 2,2%, il peggior ribasso degli ultimi sei mesi. Sidney lascia sul terreno il 2,1%. Giù anche Hong Kong (-0,5%). A frenare i ribassi è la chiusura delle Borse cinesi e di quella della Corea del Sud, oggi ferma per festività.

LA FED ACCELERA SUL CALO DEI TASSI

In lieve ripresa i futures dei mercati Usa dopo la peggior seduta delle ultime sei settimane. A sostenere un timido rimbalzo sono le parole del presidente della Fed di New York, John Wiliams, il banchiere più vicino a Jerome Powell. “Se si guarda dallo specchietto retrovisore va tutto bene – ha dichiarato nella notte – mentre il quadro di oggi è contrastato”. Ovvero, i tassi Usa scenderanno già a fine ottobre, specie se i dati sul mercato del lavoro in uscita venerdì confermeranno il calo delle assunzioni nell’economia Usa.

IN USA FRENANO L’OCCUPAZIONE E I CONSUMI

Wall Street ha infatti pagato ieri il calo dell’attività manifatturiera e la variazione degli occupati Usa nel mese di settembre, che si attesta a 135mila, il consensus si aspettava 140mila, mentre il dato precedente era di 195mila.

Il Dow Jones ha perso l’1,86%, S&P 500 -1,75%. Il Nasdaq cede l’1,75%. È la peggior partenza di un trimestre degli ultimi undici anni.

Negative le indicazioni sul fronte dei consumi Ford perde il 3,3% dopo il calo delle vendite (-5%). Gm lascia sul terreno il 4,4%. l prezzi medi delle case a Manhattan sono scesi a 999.950 dollari sotto il milione di dollari, per la prima volta in quattro anni. Il calo del -12% nel terzo trimestre è il peggiore dal 2009.

BRENT GIÙ MA IL LINGOTTO SALE OLTRE I 1.500 DOLLARI

Il petrolio Brent è arrivato ieri alla quarta seduta consecutiva di ribasso, -2% a 57,8 dollari, stamattina tratta a 57,9 dollari, intorno ai massimi degli ultimi due mesi.

Brilla solo l’oro, balzato di nuovo sopra 1500 dollari l’oncia, ieri sera in chiusura +1,3%. La corsa ad accaparrarsi il più noto, tra i metalli preziosi, si accompagna ad un boom degli scambi. In agosto, il controvalore medio giornaliero degli scambi della piazza londinese è salito a 36,3 miliardi di dollari, +30% rispetto a luglio e massimo degli ultimi sei anni.

L’euro-dollaro, sceso lunedì sui minimi degli ultimi due anni e mezzo, si sta allontanando da quei livelli, perché il dollaro mette la marcia indietro. Stamattina il cambio è a 1,096.

DOPO L’AIRBUS, NEL MIRINO USA ANCHE L’AUTO EUROPEA

Intanto, sul fronte dei dazi, Washington prepara la lista degli aumenti tariffari per la Ue: non solo i 7,5 miliardi di dollari di sanzioni legati all’Airbus ma anche quelli minacciati sull’auto che potrebbero arrivare il 13 novembre e già oggi contribuiscono ad alimentare le tensioni dell’Eurozona, già roventi di suo per più ragioni.

ALLIANZ SPARA CONTRO DRAGHI, GLI ECONOMISTI VEDONO NERO

Bruxelles si prepara a respingere la proposta di Boris Johnson sulla Brexit.

Gli economisti tedeschi ammoniscono Berlino che la politica “zero debiti” rischia di frenare la crescita per i prossimi cinque anni ma, a pochi giorni dall’uscita di Mario Draghi si moltiplicano gli attacchi al Quantitative Easing, aspramente criticato stamane dal numero uno di Allianz Oliver Bate. ”La ragione per cui non va fatta una politica fiscale più morbida – dichiara al Financial Times Oliver Bate – è che così si invoglia la gente a spendere le risorse che non ci sono”.

Tante novità hanno contribuito al “mercoledì nero” delle Borse che ha bruscamente interrotto la tendenza finora positiva: per i primi nove mesi, il 2019 è risultato l’anno migliore per le Borse europee negli ultimi dieci anni.

PIAZZA AFFARI CEDE IL 2,9%, LONDRA -3,3%

Anche Piazza Affari ha pagato un pesante conto di giornata: -2,87%, dopo la discesa a 21.298 punti.

Non è andata meglio agli altri mercati del Vecchio Continente: Parigi ha lasciato sul terreno il 3,12%. Il titolo peggiore è stato il colosso dell’acciaio Arcelor Mittal (-6%). Madrid -2,77%.

Francoforte -2,78%. Cinque autorevoli istituti di ricerca economica hanno rivisto al ribasso le stime sulla crescita del Pil della Germania nel 2020 a +1,1%, dal +1,8% stimato in aprile. Anche dopo il taglio, le previsioni sono di parecchio sopra il consensus, in questo momento posizionato a +0,9%.

Le perdite più pronunciate riguardano Londra (-3,31%). Il primo ministro britannico Boris Johnson ha detto che è ora di chiudere la questione Brexit, ribadendo l’intenzione di uscire dall’Unione europea il 31 ottobre a tutti i costi. Le proposte presentate dalla Gran Bretagna per gestire il confine irlandese dopo la Brexit prevedono l’abolizione del “backstop” ma con misure che dovrebbero evitare il bisogno di controlli o infrastrutture fisiche. Per Juncker “ci sono passi avanti, ma non ci siamo ancora”.

IL TESORO COLLOCA 22 MILIARDI DI BTPEI

Il Btp ha chiuso la seduta in territorio negativo, in linea con gli altri bond della zona euro. E si scalda il dibattito sul futuro del Qe. Il presidente della Bundesbank Jens Weidmann si è detto contrario ad alzare la quota di titoli di un Paese che la Bce può acquistare oltre il 33%, soglia ormai vicina.

In chiusura lo spread si è a 145 punti base dai 143 della vigilia.

Il rendimento del Btp decennale si attesta in area 0,9% dopo aver chiuso martedì a 0,86% la seduta precedente.

Hanno superato i 22 miliardi di euro gli ordini per il nuovo indicizzato 10 anni da 4 miliardi che il Tesoro ha deciso di collocare via sindacato, con rendimento fissato a 23 punti base sul BtpEi maggio 2028.

Il nuovo titolo, che paga una cedola di 0,40%, è stato prezzato a 99,632, corrispondente ad un rendimento lordo annuo reale all’emissione dello 0,436%, si legge in una nota del Tesoro. L’emissione è stata acquistata per oltre due terzi da investitori esteri.

FRENA ANCHE BANCA BPM. UNICREDIT -3,5%

Il ribasso di Piazza Affari ha preso velocità nel pomeriggio dopo l’uscita dei dati americani. In chiusura sono scesi in rosso anche i titoli di Banca Bpm (-0,24%), sostenuti per rutta la seduta dalla prospettiva di un risiko con Ubi (-1,54%).

Fa assai peggio Unicredit (-3,5%): è in dirittura d’arrivo la vendita di mutui immobiliari non performing per circa 5 miliardi di euro il mese prossimo, scrive Reuters.

Perdono colpi anche il gestito e le assicurazioni: Fineco Bank -1,9%, Azimut -2,5%, Generali -1,5% e UnipolSai -1,5%.

TUTTE LE BLUE CHIP IN CALO. ATLANTIA -4,3%

L’elenco dei titoli in rosso, però, comprende tutte le blue chips:

Atlantia -4,3%. L’inchiesta condotta dalla procura di Genova sulla presunta falsificazione delle relazioni sulla sicurezza di alcuni viadotti autostradali si focalizza ora sulle modalità con cui la capogruppo Atlantia ha condotto i suoi controlli di gestione del rischio sulle sue controllate Aspi e Spea.

Fiat Chrysler -2,7%. In settembre il gruppo ha registrato in Italia un rialzo dell’immatricolazioni del 10,9% in un mercato cresciuto nello stesso mese del 13,39%, secondo i dati del Ministero dei Trasporti.

Tra gli industriali: Pirelli -2,8%, Leonardo -2,8%, CNH Industrial -2,7%, Prysmian -3,5% e Stm -2,7%.

Ancor più pesanti le perdite di Tim (-5%) e Buzzi (-4,6%).

SALE SAFILO, CORTEGGIATA DA KERING

In controtendenza, fuori dal paniere principale Safilo (+11%) sull’onda dell’interesse di Kering.

Piaggio -2%. A settembre, il mercato italiano dei mezzi a due ruote ha registrato un incremento del 4%, quello spagnolo del 3%.

RCS -7%; Mondadori -4%.

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