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Grexit, la Germania ha vinto una battaglia ma rischia di perdere la guerra

Sulla Grecia Berlino ha vinto una battaglia ma, grazie a Draghi, non ha stravinto e soprattutto rischia di perdere la guerra dell’unità politica dell’Europa facendo da sponda agli egoismi dei ceti politici nazionali che, sentendosi inadeguati, non vogliono cedere sovranità – Le armi spuntate della spesa pubblica e del debito per inseguire la crescita

Grexit, la Germania ha vinto una battaglia ma rischia di perdere la guerra

La vicenda Grexit suggerisce due semplici considerazioni tra loro legate sul futuro dell’Unione europea, sul ruolo dei diversi ceti politici e su quello della Germania per il futuro della UE.

La variegata compagnia di giro europea per la buona morte dell’euro finge di non sapere che l’unione monetaria e le regole di convivenza tra gli stati che essa comporta, non sono il punto di arrivo della politica europea, ma bensì quello di un difficile punto di partenza per giungere ad una qualche forma di integrazione politica più meno forte tra gli stati membri.

Ma qualunque sia la forma della integrazione essa si basa sul trasferimento più o meno accentuato di sovranità politica dai singoli stati nazionali alla Unione europea, con la conseguente formazione di un ceto politico europeo che non potrà essere costituito dalla sola e semplice somma dei ceti politici oggi dominanti nei singoli stati nazionali. Il futuro vedrà il “rimescolo” dei partiti nazionali e dei relativi ceti politici che molti invece vogliono pervicacemente contrastare ed evitare.

La perdita di sovranità, di visibilità, di potere del ceto politico nazionale costituisce il vero terrore del ceto politico anti euro che si oppone strumentalmente all’euro stesso per bloccare qualunque perdita di potere politico nel suo piccolo giardinetto, che scomparirebbe sciogliendosi nella più vasta dimensione e nel vasto mare della politica europea.

Gli “egoismi nazionali” altro non sono che le parole con cui si vestono gli egoismi dei ceti politici nazionali che vogliono sopravvivere a tutti i costi alla integrazione europea, anche perché si percepiscono inadeguati alla competizione politica su scala europea ed a governare la complessità e la sfida che un area economica così vasta offre al resto del mondo.  Non a caso sono anche i ceti politici per la buona morte dell’euro quelli che da un lato rimpiangono il mondo pre globalizzazione e dall’altro considerano una sconfitta della democrazia nazionale il dovere rispettare quelle regole derivanti dalla appartenenza ad un area, pur sempre democratica, economica monetaria liberamente accettata.

 

Purtroppo la Germania, forte della sua potenza economica ma afflitta da miopia politica, offre una sponda alla compagnia per la buona morte dell’euro e a quella parte dei ceti politici europei ansiosi di sopravvivere.

Infatti, nel caso della Grexit, la Germania ha vinto una battaglia (non ha stravinto grazie a Mario Draghi) ma rischia di perdere la guerra nel medio periodo anche a danno di se stessa.

E’ evidente, lo insegna anche il caso Grexit, che l’intero ceto politico tedesco diffida non soltanto degli altri ceti politici nazionali europei, ma anche del comportamento delle altre istituzioni comunitaria (BCE in primo luogo), non appare disponibile a trasferire sovranità all’Unione europea ed alimenta la diffidenza e la sfiducia tra gli stati membri.

Oggi, più che l’austerità è la reciproca sfiducia tra gli stati e tra le istituzioni europee ciò che alimenta gli egoismi dei ceti politici nazionali e mina alla radice l’Unione europea. Ne potrà trarre vantaggi la Germania?

La miopia che affligge il ceto politico tedesco gli impedisce di valutare appieno che la sfida economica oggi avviene tra grandi e coese aree politiche ed economiche e non tra i singoli stati. E’ purtroppo non difficile prevedere che se i singoli paesi dell’UE non trovano vantaggi economici politici e culturali dallo stare insieme diverrà probabile la loro lenta uscita dall’UE per adottare politiche economiche oggi vietare. D’altronde perché favorire solo l’economia tedesca ?

In un mondo di mercati finanziari globalizzati, non sarà consentito, come alcuni sperano, di potere fare ricorso alla spesa pubblica e al debito pubblico per la crescita economica domestica, ma la vera arma di guerra saranno, nel breve e medio periodo, le svalutazioni competitive delle singole valute nazionali ad alimentare la crescita tirata dalle esportazioni e la competizione sui mercati internazionali tramite la guerra dei prezzi. Non è difficile immaginare che, in Europa, l’economia tedesca sarà necessariamente il campo di battaglia di tale guerra commerciale cui difficilmente l’economia della Germania potrà resistere.

Sarebbe dunque auspicabile che la Germania, anche per non perdere la guerra dopo avere vinto una battaglia, cessasse di fornire alibi alla compagnia dei populisti per la buona morte dell’euro, ponendosi a fianco del partito trasversale europeo che sollecita il seppure lento processo di trasferimento di sovranità nazionale alla UE.    

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