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Grecia, zona euro definisce accordo in attesa dell’Eurogruppo

Ma manca l’approvazione dei ministri dei 17 Paesi che si riuniranno lunedì – Prevista la costituzione di un fondo speciale che disponga di denaro sufficiente per ripagare il debito greco in scadenza nei 12 mesi successivi – Lunedì a Bruxelles l’altro tema caldo sarà la seconda tappa dell’operazione Ltro, ovvero dei prestitti della Bce alle banche.

Grecia, zona euro definisce accordo in attesa dell’Eurogruppo

Si comincia a intravedere di nuovo la luce alla fine del tunnel e le piazze europee prendono il volo. Ieri infatti i funzionari della zona euro hanno definito un accordo da sottoporre alla firma dei governi europei alla riunione dell’Eurogruppo di lunedì. L’intesa prevede vincoli stretti, senza precedenti: sarà costituito un fondo speciale che dovrà disporre del denaro sufficiente per ripagare il debito greco in scadenza nei 9-12 mesi successivi. Se il fondo scenderà sotto il livello necessario, si attingerà agli altri aiuti concessi alla Grecia per far funzionare la macchina statale. E’ prevista anche una commissione permanente di esperti che vigilerà (con diritto di veto) sulle scelte di spesa del governo.

 In previsione dell’Europgruppo la Troika (Bce, Ue e Fmi) e la Commissione europea hanno redatto un’analisi che mostra l’impossibilità di raggiungere il target del debito greco al 120% nel 2020. Secondo lo studio il rapporto debito/Pil della Grecia ta 8 anni sarà almeno il 129%.

Sarà decisivo, dunque, il meeting dei ministri dei Paesi della zona euro a Bruxelles, lunedì prossimo 20 febbraio. Ma quel giorno l’attenzione dei mercati sarà forse più concentrata su un altro evento di capitale importanza per l’Europa: la seconda tappa dell’operazione Ltro, cioè l’asta dei prestiti della Bce al sistema bancario. E non solo. Almeno due gruppi automobilistici europei, Psa e Volkswagen, che dispongono di licenza bancaria, hanno deciso che presenteranno a Francoforte la richiesta di poter partecipare alla distribuzione di prestiti all’1% in cambio di collaterali (i crediti accesi per la vendita delle auto), abbassando così il costo del denaro. Nell’autunno del 2011 Siemens, anch’essa dotata di licenza bancaria, aveva chiuso i conti presso le banche francesi per parcheggiare la propria liquidità presso la Bce.

 

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