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Grecia, è rottura tra Atene e la Ue. Mercati in allarme, in campo Draghi

Il fallimento del negoziato tra Atene e la Ue spaventa i mercati e avvicina Grexit anche se il presidente Juncker getta acqua sul fuoco e sostiene che “una soluzione è ancora possibile” – Oggi scende in campo Draghi – La Russia taglia i tassi – Occhio alla Fed – Domani giornata chiave per i vertici della Cdp – Prada fa tremare il lusso – Fca, arriva l’Alfa

Grecia, è rottura tra Atene e la Ue. Mercati in allarme, in campo Draghi

Allacciate le cinture, la settimana finanziaria promette una partenza con il brivido, a partire dall’Europa, la più investita dal dramma greco. Ieri sera, poco le 19, la delegazione greca ha lasciato la sede dei negoziati con i tecnici della Ue che hanno giudicato del tutto insoddisfacente l’ultima proposta in arrivo da Atene. A questo punto, sembra molto difficile che il negoziato con Atene possa avere un esito positivo in tempo utile per onorare gli impegni con il Fondo Monetario. Si profila così l’ipotesi più traumatica: blocco della circolazione dei capitali e congelamento dei conti bancari. 

La prima reazione sui mercati asiatici è improntata alla cautela: scende l’euro, attorno a quota 1,12, deboli i listini azionari a partire da Tokyo, sostenuta però dal rialzo del dollaro. Fanno peggio l’Australia -0,4% e le Borse cinesi: Hong Kong e Shanghai -1,2%.

OGGI SCENDE IN CAMPO DRAGHI

I mercati sperano in un’intesa dell’ultima ora, entro l’Eurogruppo del 18 giugno. Ma le posizioni, dopo la rottura di ieri, sono molto distanti. Da una parte, il premier ellenico Alexis Tsipras ribadisce che accetterà solo “intese sostenibili” e giudica quelle dei creditori “richieste irrazionali”. Il suo braccio destro, il ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis, gli fa eco: “Non toccheremo le pensioni”. Dall’altra, i creditori hanno perso la pazienza. Il vicepremier socialista tedesco Sigmar Gabriel ha detto che “la Germania non si farà ricattare: vogliamo aiutare la Grecia a rimanere nella zona euro, ma non è solo il tempo che comincia a mancare, tutta l’Europa sta perdendo la pazienza”.

Mario Draghi parlerà oggi alle 15 al Parlamento Europeo. I mercati confidano, come sempre, nel suo intervento per sbloccare la partita. 

LA FED DETTA LA ROTTA SUL COSTO DEL DENARO

Domani alle 14, ora italiana, i sette membri del comitato monetario della Fed, il Fomc, cominceranno il meeting da cui i mercati si attendono indicazioni sul rialzo dei tassi Usa. Pochissimi, non più del 3% degli analisti interpellati da Bloomberg, prevedono che il comunicato di mercoledì possa annunciare un aumento. Ma ogni parola, così come ogni affermazione di Janet Yellen, sarà vagliata con estrema attenzione. La previsione è per un aumento solo all’inizio del 2016 o per un ritocco dello 0,25%, poco più che simbolico, a settembre.

Altre banche centrali occuperanno il centro della scena finanziaria. Giovedì si riunirà la Banca Nazionale Svizzera: al centro della riunione l’esame dei tassi di interesse che, con ogni probabilità resteranno allo 0,75%. 

Anche il Giappone dovrebbe mantenere invariato il livello dei tassi: giovedì ci sarà la conferenza stampa del governatore Haruhiko Kuroda. La capitalizzazione complessiva del Tokyo Stock exchange ha superato venerdì il livello raggiunto nel 1989.

LA RUSSIA TAGLIA I TASSI, UCRAINA VERSOLA ROTTURA CON I CREDITORI

Non solo Grecia. Mercoledì scadrà il termine previsto per la negoziazione del debito dell’Ucraina verso i creditori privati (15 miliardi). In caso di mancato accordo, Kiev minaccia la cancellazione unilaterale delle due obbligazioni. Il Fmi, una volta tanto, sta dalla parte del debitore, annunciando che in caso di default non cesserà gli aiuti al Paese. Va detto che 3 dei 15 miliardi in discussione sono dovuti al Fondo Sovrano di Mosca. 

L’agenda prevede anche la riunione della Banca centrale della Russia: è previsto il taglio dei tassi di 100 bp. Anche la Norvegia probabilmente ridurrà il costo del denaro dello 0,25%. Sono in programma anche i meeting della banca centrale dell’Indonesia (previsti tassi invariati), del Marocco e dell’Uganda. Oggi l’Arabia Saudita apre le porte della sua Borsa agli investimenti stranieri. 

PIAZZA AFFARI ANCORA SU DEL 20% DA GENNAIO 

Dopo tre sedute in ribasso e due in rialzo, il bilancio della settimana di Piazza Affari e delle altre Borse europee è stato di poco positivo nonostante la preoccupazione crescente per il rischio di default della Grecia e la sua possibile uscita dall’euro. Dopo il ribasso di venerdì (-1,2%), l’indice milanese FtseMib segna un lieve progresso pari allo 0,1%. Da inizio anno la performance della Borsa di Milano è +20,3%. 

Andamento analogo per lo Stoxx600, l’indice complessivo dei listini europei: +0,1% nelle ultime cinque sedute. Da inizio anno segna un progresso del 13,6%. A Wall Street le Borse hanno registrato un finale in discesa: S&P 500 -0,7%, Dow Jones -0,8%, Nasdaq -0,6%.

Chiusura in salita per i tassi dei titoli di Stato dei Paesi della periferia dell’Europa. Il rendimento del Btp è passato al 2,20% dal 2,14%, quello del Bono spagnolo è salito al 2,24% ed è tornato sopra il bond italiano. Al contrario, è sceso il rendimento del Bund tedesco allo 0,84% (da 0,88%). Non si è mosso il cambio: euro/dollaro stabile a 1,127.

L’AGENDA: IN VISTA TERREMOTO ALLA CDP, STM PAGA LA CEDOLA

L’appuntamento più delicato per la finanza italiana cade domani in occasione del Cda della Cassa Depositi e Prestiti. Si profila il cambio della guardia ai vertici della spa controllata dal Tesoro e dalle Fondazioni ex bancarie. I consiglieri del ministero dell’Economia potrebbero dimettersi per far scadere i vertici e dare così spazio al nuovo presidente, Claudio Costamagna, ed al nuovo ad (favorito Fabio Gallia). 

Non è facile però trovare una spiegazione plausibile per l’allontanamento anticipato del presidente Franco Bassanini e dell’ad Giovanni Gorno Tempini i quali, ammette nell’intervista al Corriere della Sera il premier Matteo Renzi, “hanno fatto bene”. 

Sul fronte societario, oggi Stm pagherà la prima tranche (0.09 euro, su un totale da distribuire di 0,35 euro) del dividendo relativo all’esercizio 2014. In programma anche lo stacco della cedola di Alerion (0,045) e di Tecnoinvesiimenti (0,047). Proseguono gli aumenti di capitale di Carige e Aedes. Prende il via l’operazione de I Grandi viaggi. 

In Usa la settimana sarà dominata dalle assemblee societarie. Il meeting più importante riguarda General Electric. In programma anche il confronto con i soci in Abercrombie & Fitch, Celgene, Expedia, Groupon, San Disk, Dollar Tree, TripAdvisors e Time Warner.

MPS, DOPO L’AUMENTO ARRIVA L’ORA DELLE SCELTE 

Aria di grandi movimenti nel cantiere delle banche italiane. Entro metà ottobre le Popolari dovranno predisporre la road map con le iniziative e tempistiche per adeguarsi alla riforma voluta dal governo Renzi che prevede l’obbligo per gli istituti con attivi superiore a 8 miliardi a trasformarsi in Spa entro 18 mesi. La scadenza è prevista dalle disposizioni secondarie di attuazione della riforma emanate venerdì dalla Banca d’Italia. 

Oggi, intanto, primo test per Banca Monte Paschi dopo la conclusione positiva dell’aumento d capitale, sottoscritto al 99,6%. Solo nei prossimi giorni si avrà una misura precisa della nuova mappa dell’azionariato, in cui dovrebbero figurare diversi hedge fund. E’ facile prevedere l’allargamento dell’attuale passo di sindacato a tre (Fondazione, Btg Pactual e Fintech) , oggi al 7%, all’1,7% di Falciai. Poi toccherà alla nomina del successore di Alessandro Profumo alla presidenza.

Prima ancora si giocheranno altre partite, dentro e fuori Siena: la restituzione dei Monti bond; l’ingresso del Tesoro in qualità di azionista al 4%; l’attesa del sospirato pacchetto di misure sulla Bad Bank che potrebbero veder la luce nelle prossime settimane. A quel punto potranno prender corpo le trattative per l’integrazione con un altro partner, come voluto dalla Bce.

PRADA -6% AFFONDA DOPO I CONTI 

Si profila una giornata difficile per i titoli del lusso, sotto l’effetto Prada. Il titolo della griffe milanese ha accusato un calo del 6,04% alla Borsa di Hong Kong per reazione ai conti deludenti del primo trimestre che si è chiuso con un utile netto di 58,7 milioni di euro, nettamente inferiore alle attese del consenso che stazionavano intorno a 85,2 milioni di euro. Il dato è inoltre in forte contrazione rispetto ai 105,3 milioni dello stesso periodo di un anno fa.

I ricavi sono cresciuti del 6,5% a 828,2 milioni di euro, leggermente sopra gli 818 milioni stimati dagli analisti. l fatturato cresce solo grazie all’effetto cambi: a parità di cambio è sceso del 5,4%. Per quanto riguarda i margini, l’Ebit è sceso a 90,70 milioni di euro da 156,3 milioni. La società ha segnalato che i primi mesi del 2015 non evidenziano chiari segnali di ripresa nell’area Pacifico, in particolare a Hong Kong e Macao.

SAIPEM, IN ARRIVO ANCHE I FONDI SOVRANI 

Sempre sotto i riflettori Saipem, dopo le indiscrezioni, mai confermate, su un aumento di capitale da effettuare probabilmente con il varo di un aumento di capitale da 2,5 miliardi, necessario per riportare in equilibrio la struttura finanziaria oggi gravata da un debito di 4,6 miliardi ed agevolare così il deconsolidamento della società dai conti Eni. 

L’operazione potrebbe coincidere con l’arrivo di nuovi soci stabili. I Fondi Sovrani del Qatar e del Kuwait potrebbero affiancare il Fondo Strategico Italiano (FSI), il braccio operativo della Cassa Depositi e Prestiti. Citigroup ha preso una posizione “forte” sul titolo, portando la raccomandazione a Buy dal precedente Sell. Il target price è stato portato a 12,6 euro da 8 euro precedente.

FCA, CONTINUA IL PRESSING SU GM. IN ATTESA DELL’ALFA

Inizia il conto alla rovescia per la nuova Alfa. Tra dieci giorni, nell’edificio completamente ristrutturato del centro storico di Arese, verrà presentata la prima delle otto vetture che, nei piani di Sergio Marchionne, dovrebbero vendere 400.000 esemplari entro il 2018. La produzione comincerà a Cassino, ove sono stato effettuato investimenti per un miliardo, subito dopo l’estate per arrivare sul mercato all’inizio del 2016.

Intanto, nonostante il rifiuto in arrivo da Detroit, continua il pressing su Gm che ha chiesto ed ottenuto da Morgan Stanley che l’analista Adam Jonas, uno di pochi che si è espresso in maniera favorevole al merger, sia momentaneamente sospeso dalla copertura sui titoli dei due gruppi. 

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