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Grandi famiglie italiane, un tesoretto da 9 miliardi

Secondo un’analisi del Sole 24 Ore le famiglie che hanno le mani sulle grandi holding di Piazza Affari hanno ad oggi una liquidità altissima: spiccano soprattutto i Benetton e le riserve della famiglia Del Vecchio (Luxottica) in Lussemburgo.

Grandi famiglie italiane, un tesoretto da 9 miliardi

Le grandi famiglie italiane, proprietarie delle holding di Piazza Affari, possiedono messe tutte insieme un tesoretto che tra cash e riserve arriva a quasi 9 miliardi. Parliamo di nomi come Berlusconi, Benetton, Caltagirone, Del Vecchio o Agnelli-Elkann solo per citarne alcuni. Dinastie storiche che hanno costruito veri e propri imperi e che nell’ultimo anno, per motivi diversi, si sono trovate nel bel mezzo di importanti partite i cui sviluppi sono attesi nei prossimi mesi.

Al di là delle vicissitudini, finanziarie e non, pare che queste dinastie siano tutt’ora ricoperte da una montagna di liquidità, come dimostra una ricerca del Sole 24 Ore. In alcuni casi, come per il gruppo Caltagirone, mancano documenti ufficiali, ma fonti autorevoli quantificano in circa 1,5-2 miliardi la liquidità a disposizione dell’imprenditore romano e delle holding a lui riconducibili. In altri, invece, come per la famiglia Benetton parlano i numeri. Edizione, la holding della famiglia Benetton che tiene le redini di Autostrade, Autogrill e Benetton group vanta un net asset value di 12,1 miliardi e una cassa di 1,85 miliardi, di cui 258 milioni gestiti dal fondo Quaestio.

Per la holding che fa capo alla famiglia Berlusconi il 2018 dovrebbe rappresentare l’anno della così detta pax con il gruppo Vivendì, entrato nel capitale di una delle principali controllate, Mediaset, con circa il 29,9%. Un appuntamento a cui Fininvest si presenta con in cassa liquidità per circa 400 milioni di euro. Si arriva questo numero considerando da un lato gli acquisti di titoli Mediaset da parte della holding e dall’altro la liquidità incassata dalla vendita del Milan.

Per gli Agnelli, invece, dopo i massicci investimenti portati a termine negli ultimi due anni, la priorità oggi è rappresentata dalla riduzione del debito. Exor a fine giugno evidenziava una posizione finanziaria netta negativa per 3,2 miliardi di euro. Il Nav però, net asset value, è passato dai 5 miliardi di dollari del 2009 a quasi 22 miliardi. Poi c’è Luxottica, il gruppo controllato dalla holding della famiglia Del Vecchio, la lussemburghese Delfin. I documenti depositati in Lussemburgo vedono nel 2016 l’utile nettoa quota 312 milioni di euro. Ma il vero tesoro è nelle riserve: a fine 2016 ammontavano a 2,65 miliardi da 2,25 miliardi del 2015.

Infine, nel mondo bancario spicca tra gli imprenditori più liquidi la famiglia Malacalza. Soci di riferimento di Banca Carige al 20,639%, la famiglia ligure è il primo e indiscusso azionista singolo dell’istituto. E nonostante i più recenti investimenti, incluso quello nell’istituto ligure, evidenzino minusvalenze clamorose, risulta che la famiglia, nel suo complesso, abbia ancora a disposizione poco meno di 1 miliardo di euro in termini di liquidità.

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