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Governo, sindacati, imprese: quali sono le priorità per il rilancio?

Per non dissipare le ingenti risorse che arrivano dall’Europa bisogna avere il coraggio di individuare le priorità del rilancio economico accantonando l’illusione di accontentare tutti

Governo, sindacati, imprese:  quali sono le priorità per il rilancio?

“Pochi, maledetti e subito”: il motto pare purtroppo sottostare alle innumerevoli proposte di come e dove utilizzare i fondi Ue, sanità compresa. Il che si pone in evidente e totale contraddizione con l’urgenza di avviare un ragionamento sulle priorità e sulle scelte degli interventi di politica economica e industriale che dovrebbero essere adottati per il rilancio di una economia in stagnazione secolare e che, dopo la pandemia, non potrà più essere quella di prima. Si auspica un nuovo ruolo dello Stato, sottacendo che ciò comporta una (politicamente dolorosa) revisione dei bilanci delle pubbliche amministrazioni, ma si tace anche che questo non è l’unico attore che deve innovare la sua parte in campo sociale ed economico.

Con la premessa che la pandemia aumenterà in modo inaccettabile le diseguaglianze economiche e sociali, si assiste quotidianamente a un gran vociare di richieste sul come utilizzare i cospicui fondi messi a disposizione dalla Unione Europea. L’elenco delle richieste di impegno dei fondi Ue, di norma del tutto indifferenziate quanto ai tempi di progettazione e realizzazione, è una never ending story. Indicazioni di spesa avanzate non soltanto da Governo, Sindacati e Confindustria, ma anche dal vociare delle più fantasiose task force di cui si sono dotate molti enti pubblici e privatile in difesa dei propri cittadini e associati.

Si tace sulle dimensioni e sui tempi di ogni intervento proposto, ma si chiede l’immediata erogazione di liquidità per le imprese in crisi, frutto dell’esigenza illusoria di accontentare tutti e subito. È la premessa politica culturale per la dissipazione in mille rivoli dei fondi che saranno messi a disposizione anche dal bilancio pubblico italiano per uscire dalla crisi sociale ed economica generata dalla pandemia.

E così, ma senza la pretesa di essere esaustivi, si va dagli investimenti nelle infrastrutture, nella sanità, nella innovazione e nella ricerca, nelle politiche per la sostenibilità sociale e ambientale, nelle politiche attive per il lavoro; ma senza dimenticare l’urgenza di sviluppare e potenziare il nuovo capitale umano, le reti digitali e la rete dei trasporti su gomma e ferro, il risanamento delle periferie urbane, il nuovo ruolo delle imprese pubbliche e il salvataggio delle imprese private, e così via elencando, tacendo sull’intreccio delle diverse richieste, nella dichiarata convinzione che tutto ciò farebbe uscire l’economia italiana dalla stagnazione secolare che l’affligge. Una sorta di vera e propria illusione su un New Deal alla maniera del presidente statunitense F.D. Roosevelt negli anni Trenta.

Poiché siffatte proposte sono tutte condivisibili oltre che necessarie, ci si deve domandare, anche per risultare ragionevolmente e tecnicamente affidabili in sede Ue, quali siano le priorità della politica economica e industriale da soddisfare nel corso degli anni a venire, non potendo tutte essere avviate contemporaneamente anche per la carenza delle nuove professionalità e competenze tecniche e scientifiche indispensabili per affrontare e risolvere i numerosi problemi che si presenteranno al momento dell’avvio e in corso d’opera di ogni singola operazione.

Il rilancio postula l’adozione di scelte politiche strategiche che richiedono alla supposta classe dirigente il coraggio di indicare all’opinione pubblica le priorità condivise, e la combinazione dei relativi fondi da impegnare nell’arco di alcuni anni in campo sociale ed economico. Saranno Governo, Sindacati, Confindustria capaci di avere il coraggio di uscire dalla genericità degli annunci e delle richieste per imboccare il lungo cammino delle progettazioni prioritarie e relative realizzazioni? Sarebbe una vera propria rivoluzione culturale nel campo della politica economica e industriale del nostro paese.  

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