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Governo: se sostenibilità fa rima con mobilità

Proposte e idee al nuovo governo per un cambio di passo sulla mobilità integrata – Ci vogliono nuovi investimenti per ferrovie e percorsi sicuri

Governo: se sostenibilità fa rima con mobilità

Roberto Cingolani ed Enrico Giovannini, nelle rispettive responsabilità ministeriali, sono chiamati a stabilire come la mobilità urbana italiana si debba conciliare con gli obiettivi generali della decarbonizzazione. Siamo un popolo di autodipendenti e, nonostante le campagne sulla mobilità sostenibile continuino a fare proseliti, l’occasione della riscrittura del Recovery Plan è da cogliere al volo per riequilibrare il modo di circolare e viaggiare. Considerate le dovute differenze tra Nord e Sud, tra grandi, piccole e medie città, il governo viene sollecitato a cambiare passo da chi ha a cuore una rinascita dal basso. L’impegno di Draghi in Parlamento non è mancato, ma bisogna vedere in quale direzione si muoverà.

L’Alleanza Mobilità Dolce dice che spendendo bene i soldi del Next Generation Eu molti territori potranno vivere di rendita per i prossimi anni. Non solo turistica, ma anche di qualità quotidiana, di circolarità economica, di indotto e benessere sociale. Intanto, l’associazione ritiene che bisognerebbe stanziare due miliardi di investimenti per la mobilità in bici. Per i produttori il 2020 si è chiuso con guadagni altissimi e oltre due milioni di biciclette vendute. Il bonus del Conte 2 ha dato buoni esiti, bisogna riconoscerlo. Ma per proseguire e incentivare in particolare i giovani a cambiare abitudini negli spostamenti ci vorrebbero altri 5mila chilometri di reti urbane ciclabili e 10.000 km di collegamento tra paesi. I due neoministri hanno in mano un dossier con proposte dettagliate che non si fermano, dunque, ai soli bonus. Servono infrastrutture e regole nuove per spingere sindaci e governatori a fare di più. Si decide al centro, ma si agisce in periferia, come dovrebbe essere ormai chiaro a tutti alla luce dell’esperienza del Covid.

Quello della mobilità attiva è un concetto ampio, come ci insegnano i paesi del Nord Europa. Comprende ferrovie locali, accessibilità, turismo sostenibile, percorsi, strade sicure. Nel Pnrr di gennaio questi temi sono presenti in modo parziale. Capitoli ridondanti, casi descritti senza identificare le risorse adeguate, senza configurare una strategia coerente. Un difetto dovuto anche a una sorta di autoreferenzialità di chi pensava a fare da sé. La Missione 3, quella relativa alle “Infrastrutture”, è invece la collocazione naturale per ottenere soldi e realizzare cose necessarie. Un piccolo esempio. Quanti di noi sanno che il ministero dei Beni culturali cura un Atlante dei cammini? Sarebbe ora di aggiornarlo, collegandolo anche alle reti ferroviarie, alle vie agevoli, in modo che chi si muove conosca ogni opzione. A proposito di investimenti ferroviari, l’Alleanza chiede a Cingolani e a Giovannini di aumentare le risorse per il potenziamento dei nodi ferroviari metropolitani, delle ferrovie regionali e per la piena attuazione della legge per le ferrovie e treni turistici 128/2017. Un investimento di lunga durata che non può essere soddisfatto con i 5,6 miliardi previsti. L’indicazione è di un budget di oltre 12 miliardi e tanto lavoro.

Il Pnrr preparato dal Conte 2 è stato criticato per la mancanza di progetti specifici e la concreta operatività delle scelte. Draghi e i suoi ministri hanno molto da fare su questo versante e in poco tempo. Se si ascoltano i territori e le organizzazioni più sensibili alla ripresa in chiave green, i risultati saranno sicuramente diversi, a partire da uno snellimento delle procedure che con Renato Brunetta dovrà essere fatto sul serio. Se le scelte dovessero premiare, ancora una volta, opportunità non strategiche, distanti dalle ambizioni dei territori, si deluderebbero le aspettative di milioni di persone che vogliono, invece, riprendersi in modo del tutto diverso dal passato. Anche le idee di un’Associazione possono fare la differenza.

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