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Golf, Binaghi: Manassero? E’ pronto per vincere un Major

Firstonline intervista Alberto Binaghi, allenatore del giovane campione italiano Matteo Manassero: “Il segreto di un buon coach è rispettare le caratteristiche di un giocatore” – “Matteo è pronto per vincere un Major” – Su Tiger Woods: “Ha dimostrato di non conoscere le regole”.

Golf, Binaghi: Manassero? E’ pronto per vincere un Major

Matteo Manassero? “E’ pronto per vincere un Major”. Non ha bisogno di guardare nella sfera di cristallo Alberto Binaghi per esprimere questa profezia sul giovane campione italiano di golf. Binaghi, milanese, 49 anni, professionista del tour per più di tre lustri, allena Matteo da quando questi ha 16 anni. E i risultati, finora, sono stati strepitosi. 

La carriera di questo ragazzo veronese, quasi imberbe, è straordinaria: tre tornei vinti sull’European Tour mentre è ancora un teenager e oggi, a vent’anni, è il numero 50 al mondo. Un talento emerso fra un pugno di golfisti, visto che questo sport in Italia non è molto popolare e ha solo centomila seguaci. Proprio come Tiger Woods o Rory McIlory, golfisti poppanti, Matteo prende in mano il suo primo bastone a neanche 3 anni, e sempre alla stregua dei due fenomeni mondiali riesce a bruciare le tappe da ragazzino. Per ora non è riuscito a spuntarla sul circuito americano, ma di fronte ha tutto il tempo che vuole e già nei prossimi mesi ci proverà con determinazione. Così, almeno, promette il suo allenatore.

FIRSTonline – Binaghi il percorso dell’Augusta National, sede del Masters, primo Major dell’anno, si adatta alle caratteristiche di Matteo, eppure “Manasso” non ha passato il taglio cosa è successo?

Binaghi – Purtroppo Matteo ha giocato male i ferri e intorno ai green, dove è più forte. Può capitare. Comunque noi stiamo già guardando avanti. I golfisti non possono essere ogni settimana al cento per cento della loro forma. Matteo ha doti di recupero straordinarie e un grande carattere, come ha dimostrato anche nei giorni scorsi in Spagna, giocando male il primo giorno ma recuperando alla grande e riuscendo a passare il taglio.

FIRSTonline – Questa settimana il tour Europeo è in Corea, dove giocano gli italiani Edoardo Molinari, Lorenzo Gagli, Alessandro Tadini e Matteo Del Podio. Manassero non c’è, ha altri programmi?

Binaghi – Si, questo weekend riposa e poi parte di nuovo per gli States, dove ha intenzione di giocare un TPC

FIRSTonline – Il fatto che ad Augusta non abbia passato il taglio e che la settimana scorsa abbia un po’ faticato vi preoccupa?

Binaghi – Assolutamente no. Io preferisco che manchi qualche taglio, ma che vinca almeno  un torneo. Matteo è pronto anche per vincere un Major o un WGC, potrebbe accadere persino quest’anno. E’ dimagrito, si è allungato, ma soprattutto ha una caratteristica che appartiene solo ai grandi giocatori: è in grado di rendere di più quando è sotto pressione. 

FIRSTonline – Il prossimo appuntamento del Grande Slam è l’Open Championship, Matteo ci sarà?

Binaghi – Certamente sì e stiamo lavorando per questo grandissimo torneo. Matteo si è già qualificato anche per lo US Open. Per quanto riguarda il Pga dovrà restare entro i primi 50 giocatori del Renking mondiale e sono convinto che ce la farà. Matteo ha caratteristiche tali che potrebbe entrare comodamente nei primi 20, attualmente è uno dei migliori giocatori di ferri che ci siano al mondo e stiamo parlando di numeri uno.

FIRSTonline – Che caratteristiche deve avere il coach di un campione di golf così giovane?

Binaghi – Deve rispettare le caratteristiche fisiche, lo swing e l’età del giocatore. E’ inutile inseguire dei modelli. Matteo è diverso da McIlory e non deve cercare di imitarlo. Deve diventare il forte Manassero e non il forte Rory o il forte Tiger. Ha una sua identità vincente e deve valorizzare quella. Secondo me bisogna ottimizzare le caratteristiche di un atleta e non piegarle a ideali astratti.

FIRSTonline- A proposito di grandi campioni: che giudizio dà del comportamento di Tiger Woods alla buca 15 ad Augusta? Doveva essere squalificato?

Binaghi – Woods ha dimostrato di non conoscere le regole. Per ben due volte quest’anno ha preso dei colpi di penalità per infrazioni. La prima volta ad Abu Dhabi, dove ha droppato una palla infossata dicendo che non sapeva si trattasse di sabbia. Ma come, giochi nel deserto e credi che la tua palla sia infossata nel terreno?

La seconda volta ad Augusta. Al Masters c’è stato un grande pasticcio, combinato anche dal Comitato. Chiunque guardava la Tv si era accorto che Tiger aveva droppato la palla in un punto diverso, qualche passo indietro rispetto al primo colpo. Il Comitato, allertato da un telespettatore, non ha ritenuto l’errore volontario o rilevante e non gli ha detto niente prima che consegnasse lo score. Solo dopo le dichiarazioni di Tiger ai media, quando Woods stesso ha detto di aver droppato la palla due yard più indietro per non riprendere l’asta, è dovuto intervenire. A quel punto però si è trovato a un bivio, poteva dare due colpi o squalificare il campione. Visto che c’era una corresponsabilità del Comitato e stante la buonafede di Tiger ha scelto i due colpi di penalità.

FIRSTonline – Secondo lei Woods si è veramente sbagliato o sapeva di infrangere le regole?

Binaghi – Era sicuramente in buona fede, si è confuso. E’ andato a vedere dove era caduta la sua palla e nel caos del momento ha sovrapposto due regole: quella che consente di andare indietro finché si vuole, tenendo il punto in cui è caduta la palla in ostacolo, fra il nuovo punto di gioco e la bandiera, e quella che autorizza il golfista a tirare dallo stesso punto in cui ha giocato il primo colpo. Lui stesso ha detto apertamente ai giornalisti di essere andato indietro rispetto al punto originario. Tiger non ha alcun bisogno di “rubare” qualche passo, e anche la dichiarazione che ha fatto,  cioè ‘così non prendevo di nuovo l’asta’, è un una sparata. Per me lo ha detto per tenere sotto pressione gli avversari, per dimostrare loro di aver ancora la situazione sotto controllo. Una vanità che gli è costata cara. In effetti ha messo un secondo colpo a pochi passi dalla bandiera, ma anche se avesse piazzato la palla nel punto esatto da cui aveva tirato la prima, difficilmente avrebbe colpito di nuovo l’asta. Non è una cosa che capita ogni minuto. 

FIRSTonline – Alcuni commentatori, come Nick Faldo, hanno detto che Tiger doveva ritirarsi, in base allo spirito del golf, uno sport che presuppone una sfida fra gentiluomini, in cui ognuno è arbitro di se stesso. Sul punto ci sono opinioni diverse. Visto che la norma oggi offre al Comitato di gara un’alternativa alla squalifica, cioè i due colpi di penalità, Woods ha concluso la sua gara, arrivando quarto. Ha fatto bene?

Binaghi – Sì. A parte l’inconsapevole violazione della regola, bisogna ammettere che in quella buca Tiger è stato molto sfortunato, ha portato a casa un 8. E’ abbastanza. 


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