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Gli italiani e i media: boom dell’Internet veloce, giù i giornali

Secondo l’Osservatorio trimestrale sulle Comunicazioni dell’Agcom, il lockdown ha accelerato la richiesta di connessioni ultraveloci. Resiste la Rai, Iliad ha conquistato il 6% del mercato mobile

Gli italiani e i media: boom dell’Internet veloce, giù i giornali

Il lockdown ha cambiato le nostre abitudini nell’utilizzo dei canali di comunicazione, da Internet alla tv, dai social ai quotidiani? Un po’ sì, e come ce lo racconta l’Osservatorio sulle Comunicazioni, diffuso dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e aggiornato a fine giugno. Intanto, c’è stato un boom della banda ultralarga. Se infatti nel giugno 2016 l’86,5% degli accessi alla rete fissa era in rame, dopo quattro anni questi sono scesi al 41,2% (con una flessione di 9,4 milioni di linee). Allo stesso tempo sono sensibilmente aumentati gli accessi tramite tecnologie qualitativamente superiori, in particolare quelle in fibra ottiva: FTTC (+7,05 milioni di unità), FTTH (+1,06 milioni mila) e FWA (+ 620 mila).

Tale dinamica si è riflettuta chiaramente in un aumento delle prestazioni in termini di velocità di connessione commercializzate dalle imprese: in quattro anni le linee con velocità pari o superiore ai 30 Mbit/s sono passate infatti da meno dell’11% al 62% del totale delle linee broadband e ultrabroadband, il cui quadro competitivo vede ampiamente Tim quale maggiore operatore in Italia. Nel segmento della rete mobile le sim complessive sono scese di quasi un milione a 103,6 milioni: ma a ben vedere le sim M2M (cioè quelle da smartphone o tablet) sono cresciute di 2,8 milioni, mentre sono state quelle “solo voce” e “voce+dati” che si sono ridotte di 3,6 milioni di unità. Anche sul mobile Tim è il primo operatore, ma la lotta con gli altri player è serrata: le quote di mercato di Vodafone e Wind Tre sono molto vicine e persino Iliad ha già raggiunto il 6%.

Con il Covid abbiamo dunque avuto bisogno di connetterci di più, e soprattutto di connessioni sempre più veloci: per il telelavoro, per la didattica a distanza, per impegnare il tempo passato in casa scaricando film e serie tv, per abilitare il cosiddetto “Internet delle cose”. Per quanto riguarda utilizzo di internet nel mese di giugno, cioè a lockdown ormai finito, 43 milioni di utenti medi giornalieri hanno navigato in rete per un totale di 64 ore di navigazione mensile a persona. E la voglia di libertà ha penalizzato i social: Facebook, con quasi 37 milioni di utenti unici, segna una contrazione su base trimestrale di 4 punti percentuali. In flessione anche Instagram, Linkedin e Twitter, mentre nonostante l’allentamento delle misure di contenimento dell’epidemia, prosegue il trend crescente per Pinterest, frequentato a giugno da 16,7 milioni di utenti unici (+12,2 punti percentuali) e Tik Tok, utilizzato ormai da 6,6 milioni di utenti (+20,5 punti percentuali).

Riguardo invece al settore televisivo, rispetto a giugno 2019 la Rai, nonostante la contrazione della propria quota (-0,8 punti percentuali), continua a mantenere la leadership con una share del 34%; al secondo posto, Mediaset, che con 3,2 milioni di telespettatori nel giorno medio, registra un incremento (0,8 punti percentuali) e raggiunge una share del 31,8%. Di contro, registrano performance negative Comcast/Sky (-1 punto percentuale) e La7 del Gruppo Cairo Communication (-0,4 punti percentuali). Nel settore dell’editoria si conferma il trend negativo già evidenziato nei precedenti Osservatori dell’Agcom: nel mese di giugno 2020, la vendita di quotidiani (copie cartacee e copie digitali) è pari a circa 2,1 milioni di copie, in flessione del 25% su base annua. Con riferimento all’intero periodo considerato (giugno 2016 – giugno 2020), le copie giornaliere cartacee complessivamente vendute dai principali editori si sono quasi dimezzate, passando da circa 2,3 a 1,3 milioni di unità. Ma questo è ormai da anni nell’ordine delle cose.

Il vero problema casomai è che contestualmente anche le copie digitali risultano in netta flessione, se consideriamo l’intero periodo (-21% punti percentuali), e in incremento solo se si considerano i valori di giugno 2019 (+11 punti percentuali).

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