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Giovani Confindustria, Gay: “La guerra della crisi è finita”

Il presidente dei Giovani di Confindustria apre il convegno dell’associazione a Santa Margherita Ligure: “Serve una convivenza sia generazionale che industriale sul territorio” – “Speriamo che il piano industriale annunciato da Calenda non sia solo un annuncio” – “Con la riforma fiscale siamo ad una svolta finanziaria”

Giovani Confindustria, Gay: “La guerra della crisi è finita”

La guerra della crisi economica è finita, ma adesso bisogna costruire la pace. A dirlo è Marco Gay, presidente dei Giovani di Confindustria, aprendo il convegno dell’associazione a Santa Margherita Ligure: “Il nostro muro non aveva Checkpoint Charlie ma, al pari della cortina di ferro, la crisi ci ha bloccato in una stagnazione economica, sociale e politica”.

“Se in tanti hanno paragonato questi anni di crisi ad una guerra – ha proseguito Gay -, oggi forse possiamo dire: la guerra è finita. Ma la pace è tutta da costruire”.

Per il rilancio industriale dell’Italia, bisogna “Creare cento imprese per salvarne una”. Con queste parole Gay riassume la visione dei Giovani di Confinudustria per il futuro delle imprese italiane. La speranza del presidente dell’associazione è che l’annuncio del ministro Calenda di un piano industriale in arrivo a settembre “non rimanga un annuncio. Non vogliamo leggerlo a settembre, vogliamo scriverlo insieme da oggi. E abbiamo la nostra proposta”.

La proposta si fonda sulla convinzione che la “La politica delle crisi e quella dell’innovazione hanno bisogno di funzionare insieme. Il Paese è cambiato e serve una convivenza non solo generazionale ma anche industriale. Se siamo d’accordo su questo partiamo da qui e applichiamolo sul territorio”.

Quanto alle attese dell’associazione, il presidente dei Giovani di Confindustria chiarisce: “Ci aspettiamo dal Governo serietà e coerenza per realizzare nella prossima legge di stabilità il taglio dell’Ires di 4 punti, come era stato promesso”.

Per Gay, “siamo ad una svolta finanziaria. Fino ad oggi le imprese hanno preferito il finanziamento a debito rispetto a quello in equity, ma se verrà portata a compimento la riforma fiscale, senza altri stop elettorali come quello dell’Imu, l’idea del ‘niente tasse per chi investe nelle piccole e medie imprese’ potrebbe davvero far fluire la ricchezza privata degli italiani verso chi produce, verso l’economia reale”.

Infine una notazione sull’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori per il settore privato. Dopo questo primo passo “tocca alla Pubblica amministrazione”. 

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