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Generali Real Estate: ecco come le città batteranno il Covid

L’ad di Generali Real Estate, Aldo Mazzocco, traccia un quadro di come sta cambiando il mercato immobiliare e quali saranno gli effetti sullo smart working della spinta del Covid.

Generali Real Estate: ecco come le città batteranno il Covid

Rilanciare le città attraverso un processo di rigenerazione urbana per mettersi alle spalle l’emergenza Covid. Di questa sfida per il settore immobiliare si è parlato in due eventi online organizzati dal Sole 24 Ore e dal Corriere della Sera, ai quali ha preso parte anche Aldo Mazzocco, amministratore delegato di Generali Real Estate, che ha delineato un quadro in cui gli investimenti nel mattone si preannunciano sostanziali per superare l’emergenza sanitaria. Ecco alcuni passaggi degli interventi del manager che guida la più importante realtà nel settore in Italia e tra le più rilevanti nel panorama globale.

Alla domanda su come sta cambiando il settore immobiliare sotto la spinta della crisi di questi mesi, Mazzocco ha risposto che “rispetto alle altre crisi che abbiamo attraversato negli ultimi vent’anni, siamo ora di fronte ad una crisi globale che ha impresso un’improvvisa accelerazione ad alcuni cambiamenti, peraltro già in atto, sia dal punto di vista delle innovazioni tecnologiche che dei comportamenti sociali. Tuttavia, è bene non estremizzare o farsi prendere da visioni di lungo termine eccessivamente rivoluzionarie. Il lavoro da remoto, che la maggior parte delle aziende ha dovuto attuare in modo massiccio per un tempo limitato, investendo cospicue risorse, può diventare norma solo per alcuni settori (le aziende tecnologiche in primis) e solo per alcune funzioni aziendali”.

“Già ora – ha proseguito il manager – ci sembra di vedere che l’utilizzo del remote working si stia assestando sul 20-25% dello staff, spesso con piani di rotazione. Per loro natura le aziende sono costituite da una diversità di persone che si trovano insieme per produrre discutere, inventare; nel lungo periodo la performance delle aziende non può che risentire negativamente della mancanza di condivisione, della perdita di identità e dell’impoverimento di creatività che l’estrema remotizzazione necessariamente comporta. Per questo penso che gli uffici non solo sono ancora necessari ma resteranno centrali per la competitività delle aziende. Vedo piuttosto una nuovo aggiornamento del layout degli spazi di lavoro: postazioni più ampie e distanziate, percorsi e collegamenti più sicuri ed un ripensamento degli spazi di condivisione che fino a poco tempo fa venivano definiti di ‘contaminazione’, ma che ora ovviamente dovranno anche cambiare denominazione”.

A questo proposito fanno scuola proprio gli edifici di CityLife, di proprietà di Generali Real Estate, che sono stati studiati con soluzioni sostenibili e flessibili in grado di adattarsi rapidamente ai cambiamenti di format, e sono già pronti per la sfida individuata da Mazzocco. Il quale poi è anche intervenuto sull’emergenza sanitaria e sul tema della de-urbanizzazione: “Nella mia vita professionale ho assistito diverse volte a discontinuità e crisi che sembravano rendere improvvisamente obsolete le grandi città a favore delle città minori, caratterizzate da una più alta qualità della vita: penso soprattutto all’avvento del personal computer, di internet e dei trasporti ad alta velocità. Ma le grandi città, Milano in testa, hanno sempre saputo conservare una capacità di attrazione magnetica grazie alla natura stessa delle persone, che le porta ad aggregarsi dove ci sono maggiori stimoli ed opportunità di lavoro, commercio e scambi sociali”.

“E’ sicuramente auspicabile una riduzione di pressione – ha continuato l’Ad di Generali Real Estate – sulle maggiori metropoli a vantaggio di una diversificazione territoriale, ma saranno soprattutto necessarie iniziative per migliorare la vivibilità delle grandi città, innanzitutto nelle zone periferiche, con una crescita dei servizi di prossimità e dell’attenzione per la qualità ambientale. Non credo quindi che si possa immaginare un processo di deurbanizzazione”. Ma che ruolo gioca l’immobiliare nella ripresa economica italiana ed europea? “La filiera dell’immobiliare è un settore trainante per l’economia, che in Italia, come peraltro in Germania ed in Francia, supera il 15% del PIL; mentre in Italia non sembra trovare la giusta rilevanza nell’agenda politica. Siamo però di fronte ad una opportunità storica derivante dal Recovery Fund europeo, che mette sul piatto risorse ingenti da destinare non a spesa corrente ma bensì ad investimenti, per costruire il futuro delle prossime generazioni e metterle in grado di ripagare il debito”.

“Si tratterà soprattutto – secondo Mazzocco – di investimenti nel capitale umano e nelle infrastrutture. Sarebbe auspicabile che il dialogo sugli investimenti riguardasse anche il settore del real estate per una vera rigenerazione urbana ed un sostanziale ammodernamento – anche in ottica ESG – del patrimonio edilizio, dato che gli immobili non sono altro che le infrastrutture dove le persone svolgono le proprie attività – il lavoro, il commercio, l’abitazione, il tempo libero – e dove si coltiva il capitale umano. Sarebbe anche opportuno che i grandi interventi di rigenerazione, mirati al ridisegno di intere porzioni di città, vedessero la mano pubblica agire non solo da regolatore ma bensì anche da promotore e partner degli operatori ed investitori privati. La creazione di nuovo prodotto immobiliare di qualità diventa così una importante opportunità di investimento produttivo di reddito e generatore di qualità della vita”.

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