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Generali, lo scontro Mediobanca-Intesa infiamma la Borsa

Il Leone di Trieste vola in apertura oltre il 10%. Anche Mediobanca in rally. Dietro la mossa anti-scalata di Generali che rileva il 3% di Intesa, si intravede lo scontro tra Mediobanca, incalzata da Unicredit e reduce da numerose sconfitte, e la banca guidata da Messina in deciso ribasso stamane – Allianz pronta a sostenere Intesa – Minali lascia le Generali.

Generali, lo scontro Mediobanca-Intesa infiamma la Borsa

Quante emozioni nella seduta di inizio settimana. Il gran duello sulle Generali tra Banca Intesa e Mediobanca con tanto dl colpo di scena a Borsa chiusa ha tenuto alta la tensione in Piazza Affari. E stamattina continua a farsi sentire: i migliori titoli del Ftse Mib sono quelli di Generali (+8%) e Mediobanca (+7,5%), mentre Intesa Sanpaolo viaggia in fondo al listino (-3,6%). Intanto la raffica di annunci in arrivo dalla Casa Bianca ha provocato un’overdose di adrenalina a Wall Street e non solo. Ma l’effetto, per ora, è più di smarrimento che di entusiasmo.

Ma andiamo con ordine. Ieri sera Generali ha annunciato l’acquisto del 3,01% dei diritti di voto di Intesa San Paolo tramite un prestito titoli. La compagnia dimostra così di aver preso molto sul serio le indiscrezioni sull’interesse della banca per il Leone, ieri in forte ascesa in Piazza Affari sull’onda dello scoop della Stampa per cui Intesa era interessata a salire in Generali fino a poco sotto la soglia d’Opa del 25% per scongiurare un asse francese (Axa- Mediobanca- Unicredit) alla testa della prima compagnia italiana.

Prima dell’epilogo, il mercato aveva premiato fin dalla mattina Generali e “punito” Intesa: la compagnia triestina ha guadagnato il 3,94% (con un massimo fino al 7%) con scambi più di quattro volte la media mensile; Intesa ha perso il 2,91% con volumi di poco sopra la media in un contesto bancario comunque debole. In scia anche Banca Generali, +6,11%.

ALLIANZ ALLEATA DI CA’ DE SASS, MINALI VERSO L’USCITA DAL LEONE

La mossa di ieri sera ha probabilmente vanificato l’eventuale scalata a Trieste. Secondo il Tuf, infatti, in caso di partecipazioni reciproche, chi ha superato per secondo il limite del 3% vede congelati i propri diritti di voto oltre questa soglia e deve vendere entro 12 mesi la quota eccedente. Qualsiasi mossa di Intesa a questo punto ha le armi spuntate. L’unica possibilità prevista dal Tuf è lanciare un’Opa o una Ops su almeno il 60%, un’operazione che, agli attuali valori di Borsa, potrebbe valere oltre 12 miliardi, comunque alla portata della bancata guidata da Carlo Messina.

L’obiettivo di Intesa, che terrà il cda in settimana, sarebbe la costituzione di un polo della bancassurance in Italia unendo le attività di Generali a quelle di Intesa Sanpaolo Vita, cedendo al tempo stesso le attività fuori dall’Italia ad altri operatori come Allianz o Axa. Domani si terrà anche il cda di Generali: all’ordine del giorno le dimissioni del direttore generale Alberto Minali.

Si vedrà stamane se la mossa delle Generali ha compromesso i progetti di Intesa oppure se si profila una battaglia miliardaria decisiva per gli equilibri finanziari del Bel Paese.

TRUMP PROMETTE ALTRI TAGLI FISCALI

Il ciclone Trump è entrato in azione. Ieri il neo presidente ha ritirato gli Stati Uniti dal Tpp, l’accordo commerciale che raduna 12 Paesi asiatici ed americani. “Una mossa suicida – ha commentato il senatore John Mc Cain – che spalanca le porte all’influenza di Pechino”. La Cina ha annunciato ieri che la Aiib, la banca per gli investimenti in infrastrutture promossa dalla Cina, ha raggiunto comprende ormai 25 adesioni. Trump ha anche ribadito la volontà di rinegoziare al più presto gli accordi Nafta con Messico e Canada. Poi, incontrando una folta delegazione di imprenditori, ha ripetuto la volontà di procedere in tempo brevi alla “rivoluzione fiscale”: aliquote basse per chi opera in Usa, un salasso per chi importa beni dall’estero.

Oggi il tour de force si allargherà al mondo dell’auto: alla Casa Bianca saranno ricevuti i leader di Ford, Gm e Fiat Chrysler, rappresentata naturalmente da Sergio Marchionne. Tanto attivismo, per la verità, ha lasciato freddo il mercato: l’ora delle promesse è finita.

MNUCHIN (TESORO): IL DOLLARO FORTE PUÒ ESSERE IN DANNO

I mercati asiatici hanno assorbito senza grossi traumi la ossa protezionistica di Trump. Dopo la brusca scivolata di ieri (-1,2%) la Borsa di Tokyo cede lo 0,1%, A limitare i danni sono stati i dati confortanti della produzione industriale in arrivo dall’indice Pmi. In terreno positivo Hong Kong.

Più stabile il dollaro comunque in calo da sette sedute consecutive. L’euro si è portato a 1,076 contro la valuta Usa, da 1,070. Il dollaro ha perso ieri l’1,7% contro lo yen. Stanotte il segretario al Tesoro, Steven Mnuchin, ha affermato che il dollaro forte può essere dannoso per l’economia degli Stati Uniti. In rosso i listini Usa: il Dow Jones perde lo 0,14%, S&P500 -027%. Quasi piatto il Nasdaq (-0,04%).

Sul listino pesa il forte ribasso di Qualcomm (-12,7%) dopo l’annuncio della causa intentata da Apple contro il fornitore di chips. General Electric ha perso il 2,2%, McDonald’s -0,7%% nonostante una trimestrale con ricavi e utili sopra le stime. Meglio delle previsioni invece i conti di Yahoo!, in crescita nel dopo Borsa dell’1,2%. La società ha confermato che la vendita a Verizon sarà completata nel secondo trimestre.

Un tribunale federale ha bloccato la fusione da 37 miliardi di dollari tra le due compagnie di assicurazione sanitaria Aetna e Humana. Il giudice ha dato ragione alle autorità antitrust competenti che, avevano lamentato che l’integrazione avrebbe minacciato la concorrenza nel settore.

In recupero stamane i prezzi del petrolio: Brent a 55,49 dollari (+0,5%), Wti a 53 dollari. In ribasso però l’indice Energia (-1,1%), il peggiore di ieri. Ha pesato sul comparto la perdita nel trimestre di Halliburton (-2,9%), peggiore del previsto. Exxon (-0,9%). A Piazza Affari deboli Eni (-1,5%), Saipem (-1,2%) e Tenaris (-1,2%).

EUROPA IN TRIBUNALE: BREXIT E ITALICUM ALLA SBARRA

Giornata di ribassi per le Borse europee, con gli investitori che si ritrovano a guardare con preoccupazione il futuro dopo le prime mosse del presidente Trump. Oggi la Consulta inizia l’esame dei ricorsi contro la nuova legge elettorale, l’Italicum.

In discesa soprattutto i titoli Tech (Stoxx -1,1%) e le banche (-1,2%. Male anche i petroliferi (-1,3%). Debole la Borsa di Milano, nonostante il conflitto-lampo sulle Generali. L’indice Ftse Mib ha chiuso la seduta registrando -0,78% a 19.328 punti, peggiorando nell’ultima parte della seduta. In ribasso anche Parigi (-0,6%), Francoforte (-0,7%), fa peggio Madrid (-0,8%). Giù anche Londra (-0,7%).

Theresa May, che venerdì incontrerà a Washington Donald Trump, ha annunciato un prossimo meeting con il premier cinese Xi Jingping. Oggi, intanto, è previsto il verdetto dell’Alta Corte sul ricorso del governo contro l’obbligo di far precedere la Brexit da un voto del Parlamento

I governi della zona euro hanno sbloccato lo sgravio del debito di breve termine per la Grecia, secondo quanto afferma una nota del Meccanismo europeo di stabilità Esm La decisione apre la strada al calo del rapporto debito/Pil della Grecia e alla riduzione delle esigenze di finanziamento lorde.

AL VIA LE ASTE DEL TESORO. SPREAD CON MADRID AI MASSIMI DAL 2012

Sul mercato obbligazionario, dopo una fiammata fino al 2,06%, massimo delle ultime sei settimane, il tasso sul decennale dicembre 2026 ha archiviato la sessione poco sopra 2%. Lo spread con il Bund si è collocato a 170 punti base dopo aver toccato quota 173, massimo dal 12 dicembre.

È tornato a peggiorare piuttosto vistosamente lo spread nei confronti della Spagna: la forbice Btp/Bono + risalita a 57 centesimi, sui massimi da febbraio 2012. In occasione del collocamento di giovedì prossimo, 26 gennaio, il ministero dell’Economia offrirà tra 2 e 2,5 miliardi di euro di Ctz 28 dicembre 2018 e da 0,5 a un miliardo dl Btp indicizzati.

BANCHE, VOLA SOLO CREVAL, SCIVOLA UNICREDIT

Deboli i bancari in Europa (-1,2%), fa peggio l’Italia (-2,3%). Fa eccezione Creval (+ 2,3%) sull’ipotesi di aggregazione con Bper (-2,3%). L’operazione potrebbe coinvolgere anche Unipol (+1,6%).

Unicredit ha ceduto il 2,8% circa nel giorno in cui è devenuto effettivo il raggruppamento delle azioni. In calo anche Bpm (-2,8%). L’associazione Lisippo, uno dei punti di riferimento dei soci pensionati dell’istituto, ha impugnato l’esito dell’assemblea straordinaria del 15 ottobre scorso, che ha dato via libera alla fusione con il Banco Popolare e alla nascita di Banco Bpm Spa.

ENEL RECUPERA LA CEDOLA. PARMALAT, OPA FERMA FINO ALL’8 FEBBRAIO

Enel ha chiuso a 4,084 euro, dopo avere staccato oggi un dividendo di 0,09 euro. La variazione rettificata per lo stacco è +0,8%. Bene l’automotive. Fiat Chrysler +1,6%, Cnh e Brembo in rialzo di mezzo punto percentuale circa. Telecom Italia -0,7% nonostante la promozione del broker americano Raymond James a Strong Buy.

Nel lusso, Ferragamo +1,1%, Yoox +0,9% e Luxottica -2,1%. La Consob ha sospeso i termini per l’esame del documento dell’Opa Lactalis su Parmalat per raccogliere maggiori informazioni sui contenziosi in essere, in particolare con Citigroup. La Commissione e avrà tempo fino all’8 febbraio per dare una risposta.

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