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Galassia Pirelli, Sposito e Bonomi vicini all’intesa. E per Pirelli futuro da public company

Al di là di un divorzio non troppo doloroso dai Malacalza, il meccanismo individuato da Tronchetti e dalla coppia Sposito-Bonomi (cui fanno capo i fondi private Clessidra e Investindustrial) deve tracciare la rotta di medio-lungo termine del gruppo della Bicocca, fino all’uscita di scena, tra non pochi (non moltissimi) anni dello stesso Tronchetti Provera

Galassia Pirelli, Sposito e Bonomi vicini all’intesa. E per Pirelli futuro da public company

GALASSIA PIRELLI, SPOSITO E BONOMI VICINI ALL’INTESA

E PER PIRELLI SI PROFILA UN FUTURO DA PUBLIC COMPANY

La formula è sofisticata ed ermetica, come si conviene da sempre alle operazioni della galassia Tronchetti.

Non stupisce perciò che la trattativa, pur condotta a tappe forzate, non si sia ancora conclusa.  Ma la posta in gioco nei colloqui tra Marco Tronchetti Provera e i fondi Clessidra e Investindustrial è davvero alta: un accordo che partendo da una nuova scatola societaria posta in cima alla catena di controllo vada a modificare l’intero assetto futuro del gruppo che vende pneumatici Pirelli in tutto il mondo  Insomma, oltre a garantire un divorzio non troppo doloroso dai Malacalza, il meccanismo individuato da Marco Tronchetti Provera e dalla coppia Sposito-Bonomi, cui fanno capo i fondi private Clessidra e Investindustrial, deve tracciare la rotta di medio-lungo termine del gruppo della Bicocca, fino all’uscita di scena, tra non pochi (ma nemmeno moltissimi) anni dello stesso Marco Tronchetti Provera.

L’operazione prevede più tappe.  Lo schema dell’accordo prevede innanzitutto che Tronchetti debba apportare il suo pacchetto di maggioranza della Mtp in una nuova scatola posta sopra di questa in cui entreranno i due fondi con un apporto di capitale che dovrebbe ammontare a 40 milioni per disporre di una quota attorno al 30% della newco.

Si chiuderà così, forse già martedì mattina, la fase 1 del percorso previsto mentre quella successiva prevede il tentativo di dialogo con la famiglia Malacalza, presente in qualità di azionista sia in Gpi sia in Camfin, per evitare che possano opporsi allo scioglimento delle varie scatole che controllano il gruppo Pirelli. E convincere i genovesi dopo la battaglia degli ultimi mesi non sarà facile, non solo per Tronchetti ma neanche per i più diplomatici Andrea Bonomi e Claudio Sposito.    

La fase 2 sarà condizionata dall’evoluzione dei rapporto con i Malacalza, presenti in qualità di azionista sia in Gpi sia in Camfin, per evitare che possano opporsi allo scioglimento delle varie scatole che controllano il gruppo Pirelli. E qui si aprono due possibili scenari.

Se la situazione non si sblocca Claudio Sposito (Clessidra) e Investindustrial (Bonomi) percepiranno comunque una remunerazione attorno al 10% annuo per tutta la durata dell’investimento. Dopo i primi due anni, però, ci saranno finestre in cui i fondi potranno vendere le proprie azioni a Mtp mentre, in una fase successiva, sarà la Sapa a disporre di una call.

Nel caso di un accordo con i Malacalza, invece, i fondi rileveranno le azioni Camfin, acquisendo così la maggioranza della partnership con Tronchetti cui però verrà riconosciuta la gestione di Pirelli per un certo numero di anni.  Nel frattempo si fonderanno Gpi e Camfin e, in un momento successivo, si potrebbe procedere ad un ulteriore accorciamento della catena con la fusione in Pirelli. Tronchetti avrà la facoltà di trovare un terzo investitore cui cedere le azioni dei fondi e, forse, pure le sue.  

Questo il piano cui, probabilmente, si opporranno i Malacalza. Finché la famiglia genovese resta in Gpi (disdetta degli accordi prevista per il 20 gennaio, scadenza dei patti a luglio) potrà opporsi all’Opa su Camfin. E dopo? La quota in mano a Malacalza, 26,5%, non è sufficiente ad impedire le fusioni, a meno che qualche alleato non proceda ad acquisti di titoli vietati per contratto ai Malacalza, i quali potrebbero disporre (qualora arrivassero ad un terzo del capitale) di una minoranza di blocco, ma nulla più.

In sostanza, Tronchetti sembra riuscito a contrastare l’insidia degli ex alleati genovesi. Ma a che prezzo? Al termine del lungo processo avviato con Bonomi e Sposito, Tronchetti avrà solo il 5% di Pirelli. Troppo poco per assicurare un futuro alla dinastia di casa (ove, per la verità due dei tre figli hanno iniziato carriere lontane dalla Bicocca). Ma in cima alla piramide ci potrebbe sempre  il 44,5% controllato dall’attuale patto di sindacato. Purché l’azienda sappia affrontare con successo anni che non s’annunciano facili. In prospettiva, dunque, Pirelli sarà senz’altro una public company, comunque in grado di esprimere un nocciolo duro al comando, cui toccherà in futuro scegliere un presidente manager all’altezza di Mtp, l’uomo che ha salvato il gruppo dopo le disavventure di inizio anni Novanta  e che, dal 2008 ad oggi, gli anni della crisi peggiore, ha saputo moltiplicare per tre il valore di Pirelli. E la fortuna anche dei Malacalza. Per questo, con l’accordo in discussione questi giorni, inizia per Tronchetti a 65 anni  una missione delicata: la ricerca di chi, tra qualche anno, gli succederà. Facile pensare che “l’eletto” verrà fuori dalla rosa dei cinque manager che compongono oggi il comitato di gestione.

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