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Francia, elezioni Senato: Macron in calo

Il partito del presidente della Repubblica perde un seggio ed è in una posizione sempre più minoritaria al Senato, dove la maggioranza è sempre più saldamente in mano al centrodestra – Tiene botta il Partito socialista, mentre la Le Pen non conquista nessun nuovo seggio.

Nel giorno del voto tedesco, è passata in sordina la tornata elettorale francese: decisamente meno importante, in quanto si votava solo per il Senato e solo per il rinnovo della metà di esso, ma comunque significativo anche perchè il risultato ricalca la tendenza evidenziata in Germania. Ovvero il partito del presidente Macron, La Republique En Marche, perde voti: non solo non riesce a conquistare una maggioranza che in questo ramo del Parlamento era già della destra, ma perde addirittura un seggio. Adesso ne ha appena 28, in una camera dove la maggioranza è a quota 175.

E così al Senato comanda ancora saldamente il centrodestra, dopo che alle legislative di giugno LREM aveva fatto il pieno di consensi alla Camera: stavolta i repubblicani conquistano ben 17 seggi e salgono a 159, che uniti ai 50 seggi dei centristi (in crescita anche loro) danno una salda maggioranza all’opposizione. Tiene botta il partito socialista che conserva 81 seggi: un numero che però non basta all’alleato Macron per raggiungere la maggioranza.

Soprattutto, il voto del Senato francese dice che la destra ha vinto nettamente anche questa volta: non tanto quella estremista, come accaduto in Germania, visto che anzi il Front National di Marine Le Pen non conquista nessun nuovo seggio e rimane con soli due senatori in tutto, quanto quella moderata, che va bene soprattutto al Nord e nell’area di Parigi, a differenza di quanto accaduto qualche mese fa alle presidenziali. Il consenso per Macron è dunque in calo: del resto la popolarità del giovane presidente era addirittura precipitata secondo i sondaggi al 40% in estate, al minimo storico per i primi 100 giorni di un capo dello Stato (peggio persino di Hollande), salvo recuperare al 45% nel mese di settembre. Un recupero che però non si è concretizzato alle urne.

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