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Fondazione Golinelli, G-Factor: 1 milione per giovani imprenditori

Sono 9 le start up che hanno vinto il primo bando di G-Factor per progetti d’innovazione e nuove imprese nel settore delle scienze della vita – La Fondazione ha stanziato un milione e inaugurato un nuovo incubatore-acceleratore rivolto a realtà imprenditoriali emergenti

Fondazione Golinelli, G-Factor: 1 milione per giovani imprenditori

La “scintilla di un altro inizio” della Fondazione Golinelli di Bologna ha il volto giovane di chi ha ideato un procedimento per “umanizzare” i tessuti delle protesi valvolari biologiche, quelle del cuore o di chi ha sviluppato dei micro-sfinteri che potrebbero risolvere il problema dell’incontinenza urinaria. Sono solo due delle 9 magnifiche start up che hanno vinto il primo bando di G-Factor per progetti d’innovazione e nuove imprese nel settore delle scienze della vita. Idee tecniche e scientifiche che possono divampare nel fuoco dell’impresa e alle quali la creatura ideata e finanziata da Marino Golinelli parteciperà con quote di capitale comprese fra il 2% e il 5%.

Il percorso di accompagnamento ai giovani talenti che hanno primeggiato fra 124 concorrenti, avverrà nel corso di quest’anno e per loro la Fondazione ha stanziato un milione di euro e inaugurato ieri un nuovo spazio, G-Factor appunto, incubatore-acceleratore rivolto a realtà imprenditoriali emergenti. Sono 5mila metri quadrati che portano l’Opificio bolognese a quasi 15 mila metri-quadri complessivi, una vera città della conoscenza e della cultura che ha la testa nella formazione, il cuore nell’arte, l’innovazione nel sangue e la vita nell’impresa. Ogni volta che si fa un passo avanti in questo luogo del sapere e del fare è come partire alla conquista dello spazio e del tempo, grazie allo spirito sempre giovane del 98enne fondatore e finanziatore Marino Golinelli.

“Ci vogliono idee – dice Golinelli alle autorità riunite per il taglio del nastro – e ci vuole collaborazione con le università e con le istituzioni, ma ci vogliono anche finanziamenti, ci vogliono i denari. E da parte mia non mancherà il ricordo di questo anche in futuro”. Golinelli sprona i giovani a sognare e a non avere paura: “ricordate che vostra è la responsabilità di un mondo migliore”.

E i giovani lo seguono perché sanno che parla il loro linguaggio e sanno di poter contare su un percorso di accompagnamento formativo alla loro vita di uomini e donne, di artisti, scienziati, imprenditori. La Fondazione ha 30 anni, ma l’Opificio ne ha solo 4 eppure ha già accolto nei suoi spazi oltre 300.000 persone ed eroga ogni anno mezzo milione di ore di formazione.

G-Factor viene definita “la scintilla” di un altro inizio. Per il presidente della Fondazione Golinelli, Andrea Zanotti segna “la nostra uscita definitiva dalla stagione delle sussidiarietà. È il punto di passaggio dove formazione e ricerca diventano impresa”. La Fondazione infatti scommette sui giovani e le loro idee per formare degli imprenditori, ma anche per trarre profitti da reinvestire nelle attività non profit.

Le risorse per questo progetto “non sono grant a fondo perduto – spiega il direttore generale Antonio Danieli – o strumenti finanziari o di debito, ma sono destinate a essere convertite in percentuali di equity, così che G-Factor diviene socio di minoranza delle start-up stesse coadiuvandole nella ricerca di nuovi finanziatori e nello sviluppo successivo del proprio business. Le risorse messe a disposizione per ogni start-up sono superiori alla media degli incubatori nel segmento di riferimento e alle risorse finanziarie è affiancata la formazione imprenditoriale dei team con il percorso di nove mesi, in parte personalizzato, denominato G-Force che si basa sull’esperienza trentennale della Fondazione nel settore. Infine G-Factor gode del vantaggio competitivo di inserirsi nell’ecosistema integrato di Opificio Golinelli, unico in Italia nel suo genere”.

Vale la pena di citare i nove vincitori del bando (presto saranno dieci). Accanto al progetto di Padova per le valvole cardiache e a quello della scuola superiore Sant’Anna per dispositivi miniaturizzati per il trattamento di patologie del sistema urinario, ci sono: un team di Lecce con il progetto Adam’s Hand, protesi della mano mioelettrica che consente di muovere le dita con un solo motore, adattandosi agli oggetti impugnati; uno spin-off dell’università di Milano che ha creato una piattaforma innovativa per stimare il rischio di sviluppare un tumore secondario o metastasi; un progetto dell’università di Verona per kit diagnostici che sfruttano virus vegetali per individuare malattie autoimmuni; una piattaforma cloud per supportare i medici genetisti nella diagnosi di malattie ereditarie a partire da dati di sequenziamento del Dna; uno spin off dell’istituto italiano di tecnologia di Genova per l’infinitamente piccolo, cioè la microscopia ottica; un progetto dell’università di Pavia per il rilascio personalizzato di medicinali; un team indipendente di Roma che ha realizzato una soluzione innovativa in grado di fornire bellissimi tutori ortopedici stampati in 3D al posto dei tradizionali gessi.

Infine, il nuovo padiglione dell’Opificio, per affinità, ospiterà in uno dei suoi spazi anche il Competence Center BI-REX di Industria 4.0 dell’università di Bologna.

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