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FOCUS BNL – Il commercio mondiale a un bivio tra globalizzazione e protezionismo

FOCUS BNL – Dal primo trimestre 2014 ad aprile 2015 l’euro si è deprezzato del 21% sul dollaro e, malgrado la svalutazione della moneta europea sia meno rilevante che in passato sui prezzi dell’export, nei primi tre mesi 2015 la quota degli Usa sull’export italiano è arrivata al 7,5% grazie a una crescita del 39,4% delle vendite del Made in Italy.

Le stime di crescita del commercio del prossimo biennio testimoniano il consolidarsi di una nuova fase del processo di globalizzazione mondiale, ben più contenuta che in passato. Al naturale venir meno dei fattori di sostegno al commercio (come l’esaurimento dell’effetto propulsore delle catene globali del valore) a partire dalla crisi del 2008 si sono sommati altri elementi strutturali come il moltiplicarsi di misure protezionistiche e l’abbandono del tentativo di creare accordi di scambio globali a favore di quelli regionali. Tra i nuovi accordi commerciali in divenire quelli più significativi coinvolgono sempre gli Stati Uniti come negoziatore principale. Tra i più dibattuti il Trans Pacific Partnership e il Transatlantic Trade and Investment Partnership. La caratteristica principale di questi due accordi è l’esclusione della Cina.

Secondo alcuni ciò indicherebbe la volontà statunitense di imporre la propria presenza in modo più netto nel commercio internazionale. Negli ultimi mesi le rotte del commercio mondiale sono state influenzate anche dalle forti variazioni dei tassi di cambio di alcune valute. L’impatto del deprezzamento dell’euro sui prezzi all’export è oggi inferiore rispetto al passato, in particolare in Germania, mentre Italia e Spagna mostrano valori più elevati. Dal I trimestre del 2014 ad aprile 2015 l’euro si è deprezzato del 21% circa nei confronti del dollaro; nello stesso periodo i volumi esportati dal complesso dei paesi dell’area euro verso gli Usa sono cresciuti del 15,4%. Nel I trimestre dell’anno la quota degli Stati Uniti sull’export italiano è arrivata al 7,5% grazie a una crescita del 39,4% a/a delle vendite delle imprese italiane verso gli Usa.

Ad eccezione del coke e prodotti petroliferi raffinati si registrano variazioni a due cifre per tutti i settori, spicca tuttavia il +115,8% a/a registrato dal comparto dei mezzi di trasporto. Rilevante è risultata anche la crescita dell’export di metalli (+60%), degli articoli farmaceutici (+39,8%) e dei prodotti alimentari (+20%). Tra gennaio e marzo le importazioni degli Usa dall’Italia hanno messo a segno un +9,2% in dollari, il terzo valore più elevato tra tutti i paesi fornitori.

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Allegati: Focus n. 20 – 05 giugno 2015.pdf

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