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Flat tax diffusa solo nei Paesi dell’Est, ma quasi la metà l’ha eliminata. Ecco perché

Ad oggi solo 8 Paesi europei su 43 usano la flat tax, mentre altri 7 l’hanno abbandonata nel corso degli anni. Ecco tutto ciò che c’è da sapere

Flat tax diffusa solo nei Paesi dell’Est, ma quasi la metà l’ha eliminata. Ecco perché

Manca meno di un mese alle elezioni politiche del 25 settembre e, dato l’ampio vantaggio del centrodestra nei sondaggi, non si parla d’altro che di flat tax, cavallo di battaglia della Lega che la coalizione ha inserito nel proprio programma di Governo.

Giusta, ingiusta? Aliquota al 15 o al 23 per cento? Costituzionale, incostituzionale? Le domande sulla tassa fissa sono moltissime e forse, per cercare di sapere un po’ di più vale la pena di guardare a cosa succede oltre i nostri confini.

In Europa, infatti, la cosiddetta flat tax esiste solo nei Paesi dell’Est, molti dei quali negli ultimi 20 anni l’hanno abbandonata per aumentare il gettito fiscale e migliorare l’equità. 

L’ultima edizione dell’Osservatorio CPI ha analizzato questo sistema fiscale, cercando di capire perché i Paesi dell’Est Europa hanno deciso di adottarlo, ma anche perché molti hanno deciso di eliminarlo.

Quali Paesi usano la flat tax?

Ad oggi sono otto i Paesi europei (su 43) che usano l’aliquota fissa come imposta sul reddito delle persone fisiche: 

  1. Russia: 13%, 
  2. Estonia: 20%,
  3. Romania: 10%,
  4. Bosnia-Erzegovina: 10%, 
  5. Bielorussia: 13%, 
  6. Bulgaria: 10%;
  7. Ucraina: 18%;
  8. Ungheria: 15%. 

Di questi, solo Ungheria e Bulgaria non prevedono un’area di esenzione fiscale.

Quali Paesi hanno abbandonato la flat tax?

Sono invece 7 i Paesi che nel corso degli anni hanno invece deciso di passare da un aliquota unica a due o tre aliquote allo scopo di garantirsi un maggior gettito fiscale e di varare un sistema più equo. 

  • Serbia: da una flat tax del 14% a 3 aliquote del 10-20-25%,
  • Slovacchia: dalla flat tax al 19% a 2 aliquote del 19 e 25%,
  • Repubblica Ceca: dal 15% fisso a due aliquote del 15 e 23%;
  • Albania da una flat tax del 10% a 2  aliquote del 13 e 23%;
  • Lettonia dal 25% fisso a 3 aliquote del 20, 23, e 31 per cento
  • Lituania da una flat tax del 15% a 3 aliquote del 15, 20, 32 per cento;
  • Macedonia (dal 1°gennaio 2023): da una flat tax al 10% a due aliquote del 10 e del 18%. 

Flat Tax: perché è stata introdotta

I fautori della flat tax ne sostengono l’introduzione per tre motivi: secondo loro è semplice e trasparente, riduce le distorsioni fiscali e contribuisce alla crescita del Prodotto interno lordo. Ma perché si è diffusa proprio nei Paesi dell’Est?

“Dopo la caduta dei regimi comunisti, i Paesi dell’Est (sia quelli che erano prima formalmente indipendenti sia quelli che nacquero dalla disgregazione dell’URSS) hanno dovuto creare quasi da zero le proprie amministrazioni fiscali e doganali. In questi paesi non c’era un vero e proprio sistema fiscale dato la grande maggioranza della popolazione era occupata nel settore pubblico e le imprese erano di proprietà dello stato. Inoltre in tutti questi paesi l’economia sommersa era attorno al 30-40 per cento sia in termini di occupati che di Pil. Era dunque molto forte l’esigenza di creare sistemi fiscali compatibili con un’economia di mercato e di farlo molto rapidamente”. Questi i motivi che spinsero, secondo l’Osservatorio Cpi, molti Paesi dell’Est ad adottare la flat tax.

Sostanzialmente: avevano bisogno di dotarsi di un sistema fiscale e di farlo rapidamente. La soluzione fu quella di ispirarsi all’Urss che, prima della disgregazione, aveva come unica tassa l’imposta sul valore aggiunto. In poco tempo, eccezion fatta per la Federazione Russa, tutti i nuovi paesi indipendenti adottarono la flat tax o un sistema a due scaglioni. 

Flat tax: perché è stata abbandonata

Torniamo all’oggi. Nonostante i fautori della flat tax sostengano, come detto, che questo sistema fiscale contribuisca alla crescita, “a maggioranza degli studi empirici forniscono risultati non incoraggianti sull’impatto che la flat tax avrebbe sulla crescita economica”, spiega l’Osservatorio Cpi, aggiungendo che non esistono nemmeno indicazioni che essa sia davvero in grado di finanziarsi.

“Questi aspetti spiegherebbero in parte come mai dal 2010 ad oggi, sette paesi hanno deciso di abbandonare l’aliquota unica”.

Da evidenziare inoltre che, fatta eccezione per l’Albania, in tutti i Paesi in cui la flat tax è stata l’eliminata, l’aliquota precedentemente utilizzata è diventata quella del primo scaglione, mentre per gli scaglioni successivi l’aliquota è stata aumentata. 

“Tra i paesi dell’Est che non hanno abbandonato la flat tax e che apparentemente hanno ottenuto i risultati migliori vi è la Russia”, spiega l’articolo di Francesco Scinetti. A Mosca, l’aliquota unica del 13% è entrata in vigore nel 2001, accompagnata da un ampliamento della no-tax area. Cos’è accaduto? Nello stesso anno e nei due successivi, le entrate sono aumentate al netto dell’inflazione rispettivamente del 26, 21 e del 12% a fronte di aumenti del PIL che, seppure molto elevati, erano notevolmente inferiori (5%; 4,7 e 7,3). 

Secondo il Fondo Monetario, infine, “l’introduzione di una flat tax non ha effetti significativi sull’offerta di lavoro e in generale sulla crescita aggregata e dunque non ci si può attendere che la riforma si autofinanzi”.

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