Condividi

Finanziamenti in Italia: ecco a chi sono andati 11 Mld Bei

Nel 2016 attraverso la Banca europea degli Investimenti sono arrivati in Italia 9,9 miliardi di prestiti e 1,3 miliardi in garanzie ed equity del Fondo europeo investimenti – In media, un’operazione ogni due giorni e mezzo. Da Eni a Fca, alle Pmi, alle utilities e università ecco come saranno impiegati

Finanziamenti in Italia: ecco a chi sono andati 11 Mld Bei

In media, nel 2016 la Bei ha erogato un finanziamento in Italia ogni due giorni e mezzo. Il totale ammonta a 11,2 miliardi, distribuiti in 137 interventi. Di questa somma, 9,9 miliardi sono stati prestiti e 1,3 garanzie ed equity Fei (Fondo europeo investimenti). Il dato generale è comunque in calo rispetto al 2015, quando i finanziamenti erano arrivati a quota 11,7 miliardi. Sono state 35.900 le Pmi sostenute (7.200 nel 2015) e 682mila i posti di lavoro. Questi i dati illustrati ieri dal vicepresidente della Bei, Dario Scannapieco, alla presenza del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.

Oltre agli 11,2 miliardi di finanziamenti, in Italia sono stati siglati mandati con il governo per 500 milioni che attiveranno operazioni per oltre due miliardi: 200 milioni per R&S nel Mezzogiorno; 202,5 milioni per progetti Pmi nel Sud e Isole; 100 milioni per ricerca e sviluppo di Pmi. Padoan ha apprezzato il fatto che dal 1958, anno di costituzione della Bei, l’Italia sia il principale beneficiario del gruppo con oltre 200 miliardi ricevuti. Ma il ministro ha anche rivendicato il merito di aver posto “al primo punto dell’Agenda europea gli investimenti per la crescita durante la presidenza italiana nel 2014”.

Per quanto riguarda soltanto il Piano Juncker, a partire da aprile 2015 sono stati messi a disposizione dell’Italia 4,3 miliardi di prestiti e garanzie per un totale di 28,5 miliardi di investimenti attivati. In vista del nuovo regolamento dell’Efsi (il Fondo investimenti del Piano Juncker), che prevede di aumentare gli investimenti a 500 miliardi al 2020, Scannapieco ritiene che sia necessario “mantenere flessibilità e regole non troppo stringenti” e di focalizzarsi “sui settori a forte impatto occupazionale e sulle riforme strutturali per generare più investimenti sul territorio”.

Commenta