Condividi

Fiera di Roma, Comune alle strette: oggi il D-day sull’aumento di capitale

Si riuniscono i soci della controllante Investimenti: dopo vari tentennamenti e rinvii, il Campidoglio dovrà sciogliere la riserva sulla ricapitalizzazione per il rilancio della Nuova Fiera. In assenza di una scelta, la Regione potrebbe rilevare la quota di Roma Capitale. Il piano industriale presentato dal management a Luglio. Il 9 novembre la decisione del tribunale sul concordato per la Vecchia Fiera

Fiera di Roma, Comune alle strette: oggi il D-day sull’aumento di capitale

Per la nuova Fiera di Roma, novembre sarà un mese decisivo. Nel bene o nel male. Giovedì 3 novembre, è infatti il giorno fissato per l’adesione dei soci – Camera di Commercio, Regione e Comune, rispettivamente proprietari del 59%, 9,8% e 21% della controllante Investimenti, il restante 9,8% a Lazio Innova – all’aumento di capitale necessario e indispensabile per consentire alla Fiera di proseguire l’attività e pagare i propri creditori.

Si tratta di 15 milioni, una cifra significativa eppure non particolarmente elevata se ci si muove in un’ottica di rilancio. Ma è in una situazione di forte incertezza e di tensione che si arriva all’appuntamento. La giunta Raggi, dopo ripetuti incoraggiamenti al management impegnato per ridare alla Fiera un ruolo di vero e proprio polo-vetrina per imprese e turismo, non è passata dalle parole ai fatti. Anzi, la scorsa settimana, alla precedente riunione dei soci, Virginia Raggi e i suoi assessori non si sono presentati. Sgomento da parte della Regione Lazio che, con il presidente Nicola Zingaretti, è pronta a dare il suo ok all’aumento di capitale ma lo ha in qualche modo condizionato al via libera del Comune di Roma ed è rimasta spiazzata dal nuovo stallo della giunta. Vivacemente risentita, poi, è la Camera di Commercio che ha già deliberato a favore dell’aumento, stanziando una dote di 10 milioni, più che sufficiente a coprire la propria quota. Resta da coprire la “fetta” del Comune, quei 3,5 milioni che Palazzo Senatorio ha lasciato nel limbo, tanto da scatenare la reazione degli altri due soci. In questo lungo tira e molla non sono da escludere mosse a sorpresa, fino anche a bypassare lo stesso Comune con un’ipotesi che avrebbe del clamoroso: la Regione potrebbe rilevare la partecipazione del Campidoglio nel capitale di Investimenti. 
 
Lo snodo di oggi è dunque fondamentale e va capito anche alla luce delle tappe precedenti. Proprio la scorsa settimana, infatti, gli assessori comunali al Bilancio e alle Partecipate, Andrea Mazzillo e Massimo Colomban, avevano diffuso un comunicato nel quale in sostanza subordinavano l’ok del Comune all’approvazione del piano industriale, sostenendo di non averlo ancora ricevuto. Risulta invece che non solo il piano sia stato inviato a tutti i soci lo scorso luglio ma che al Comune, proprio per favorire il lavoro degli assessori appena arrivati e sommersi da una montagna di dossier da esaminare, fosse stato inviato il piano con l’aggiunta di un rapporto sintetico per agevolarne la comprensione.

La verità è che tra luglio e novembre, la giunta Raggi ha perso per strada l’assessore al Bilancio (Minenna, poi sostituito dopo varie traversie), cosicché il dossier Fiera è passato all’assessore Adriano Meloni (Sviluppo economico) e da lui è rimbalzato a quello per le Partecipate, Colomban. Un palleggio di competenze e un’incertezza che ha portato Investimenti a promuovere un ricorso al Tar contro la delibera con cui ad agosto il Comune ha drasticamente ridotto le cubature della vecchia Fiera, sulla Cristoforo Colombo. Ora il Campidoglio ne chiede il ritiro e minaccia di non concedere la ricapitalizzazione della holding finché l’ostacolo non sarà rimosso.

Proprio su questo punto, uno snodo cruciale si avrà il 9 novembre, mercoledì prossimo, quando si conoscerà la risposta dei giudici del tribunale fallimentare sul concordato preventivo aperto da Investimenti per la Vecchia Fiera di Roma, che costa qualcosa come 22.000 euro al giorno di interessi per i finanziamenti concessi a suo tempo dalla Banca di Roma (oggi Unicredit, guidato da Jean Pierre Mustier, impegnato in un piano severo di tagli ed efficienze).

Sull’altro piatto della bilancia, in positivo,  va infine ricordato che novembre sarà anche il mese della prima country presentation realizzata dall’amministratore unico di Fiera di Roma, Pietro Piccinetti. In vetrina sarà l’Iran, dal 22 al 26 novembre: verranno a presentarsi aziende e istituzioni per favorire i rapporti commerciali e l’interscambio tra Italia e Iran. Ci saranno ministri (dell’Industria) e rappresentanti del mondo dell’economia di un Paese dalle enormi potenzialità, soprattutto dopo l’accordo raggiunto sul nucleare con Usa, Russia, Europa. Si tratta della prima manifestazione post embargo fuori dai confini iraniani in tutto l’Occidente, con una presentazione a 360 gradi del Paese.

Le potenzialità offerte dal mercato iraniano sono enormi: si parla, per le aziende europee, di un mercato da 800 miliardi di dollari. In Iran, secondo i dati in possesso di Fiera di Roma, devono essere realizzati entro il 2020, 80 aeroporti e 3.500 alberghi e l’interesse verso i prodotti italiani è molto forte. Le imprese italiane hanno continuato a essere presenti in Iran anche nei momenti più bui e l’interscambio tra i due Paesi non si è mai arrestato (1,2 miliardi di dollari nel 2014), con un flusso commerciale Italia-Iran composto da: meccanica strumentale (57,9%), prodotti chimici (8,4%), metallurgia e prodotti in metallo (7,7%), apparecchi elettrici (5,8%), gomma, plastica, materiali da costruzione (5,3%), farmaceutica (4%), altro (10,9%)”.

Commenta