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Fiat, Marchionne: “Noi non siamo anti-italiani. La Fiom è tirannica”

Da Torino l’amministratore del Lingotto si sfoga contro chi lo accusa di essere troppo sbilanciato verso il mercato statunitense – “Siamo cambiati, ora non c’è più tempo da perdere” – Il sindacato dei metalmeccanici “fa politica” – L’uscita da Confindustria “una scelta serena”.

Fiat, Marchionne: “Noi non siamo anti-italiani. La Fiom è tirannica”

Le accuse di anti-italianità che ho spesso sentito sono semplicemente assurde“. Non ha dubbi Sergio Marchionne: dal palco dell’Unione Industriale di Torino, l’amministratore delegato della Fiat risponde per le rime a quanti lo accusano di essere ormai a capo di una multinazionale americana: “Quello che stiamo facendo – sottolinea il manager – ha l’unico obiettivo di rendere la nostra azienda più efficiente, per garantire prospettive solide e durature e per creare benessere nel territorio in cui operiamo”.

Anti-italiano, semmai, è “chi abbandona il Paese, chi decide di non investire – prosegue Marchionne -, chi non vuole prendere atto del mondo che ci circonda e preferisce restare isolato nel proprio passato”. Non è finita: “Anti-italiano è chi perde tempo a discutere e rinviare i problemi, chi non si assume la responsabilità di cambiare le cose, di guardare avanti e di agire. Anti-italiano e’ chi adotta comportamenti illegittimi, chi non rispetta le regole, chi lede i diritti dei cittadini e delle imprese”.

Poi il numero uno del Lingotto individua dei bersagli più definiti: “Molti in Italia, a cominciare da una parte della politica, del sindacato e della stampa, non hanno capito, o meglio, non hanno voluto capire la portata del cambiamento che è avvenuto in Fiat e il senso della nostra esperienza. Un cambiamento che ci porta ad affrontare le sfide in modo diverso dal passato”. La colpa originaria dei detrattori, secondo Marchionne, sarebbe di “guardare la nostra azienda alla luce di un vecchio modello, che oggi non esiste più”.

E di fronte a uno scenario tanto cangiante “non possiamo più permetterci di perdere tempo a rinviare i problemi o a discutere – ribadisce il manager italo-canadese -. Non lo meritiamo noi, né il nostro passato. Dobbiamo guardare avanti e iniziare ad agire, il più presto possibile”.

Su questa strada uno degli ostacoli più impervi non può che essere, dalla prospettiva dell’Ad, “la posizione della Fiom, che è sempre stata preconcetta, anacronistica, alimentata da un antagonismo a priori e più preoccupata di tutelare il proprio potere che gli interessi collettivi”. Insomma, una sigla che “è sempre stata molto più politica che sindacale“, e ha dato vita a una vera e propria “tirannia della minoranza“.

Quanto all’uscita da Confindustria, “è una scelta che abbiamo valutato con grande serietà e che non ha nulla a che vedere con ragioni politiche”, ripete ancora una volta Marchionne, sottolineando che la Fiat “ha fatto e sta facendo tutto ciò che è necessario per diventare più efficiente e per liberarsi da vincoli che in un’economia di mercato non sono che inutili freni”.

Una linea pacifista confermata anche dalla controparte: “Il nostro è un ottimo rapporto, non abbiamo mai litigato”, ha detto la numero uno degli industriali, Emma Marcegaglia, dopo aver accolto calorosamente Marchionne al convegno.

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