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Fed e Bce restano accomodanti e Wall Street ringrazia

La ripresa corre veloce e l’inflazione Usa sale ma per ora sia la Fed che la Bce non cambiano linea – Wall Street festeggia con nuovi record mentre le Borse europee si muovo a doppia velocità

Fed e Bce restano accomodanti e Wall Street ringrazia

La Bce mantiene la sua politica ultra-accomodante e l’inflazione negli Usa aumenta più del previsto, ma non tanto da spaventare i mercati. L’impatto dei due attesi appuntamenti sugli investitori si rivela così abbastanza modesto: in Europa i listini principali archiviano, in ordine sparso, un’altra seduta di limitate variazioni; Wall Street è compatta in frazionale rialzo e lo S&P500 aggiorna in avvio anche il suo livello record, ma gli aumenti sono in ogni caso intorno allo 0,4%. 

Più sensibili ai temi del giorno sono i titoli di Stato. In Italia lo spread tra Btp e Bund decennali scende, per qualche istante sotto quota 100, per fermarsi in chiusura su quella soglia (-2,23%). Arretra anche il tasso del titolo benchmark tricolore a +0,75% (da +0,77% di ieri). Contribuisce all’ottimismo sullo stato di salute del paese il balzo sulla produzione industriale in aprile, +1,8% rispetto a marzo: si tratta del quinto mese consecutivo di crescita congiunturale e il livello “supera i livelli prepandemici di febbraio 2020”. Lo comunica l’Istat, indicando anche il fortissimo rimbalzo tendenziale. Dopo una piccola fiammata i tassi dei T-Bond americani si sono placati e il decennale a stelle e strisce mostra un rendimento di 1,48%, in lieve calo rispetto alla chiusura precedente.

Nell’azionario: Piazza Affari perde lo 0,4%, arretrando a 25.638 punti, penalizzata dalle vendite sui titoli industriali e su alcuni titoli finanziari. Fra le blue chip peggiori del giorno: Cnh -2,13%; Prysmian -1,95%; Banca Mediolanum -1,83%; Moncler -1,39%. Limita le perdite all‘1,35% Stellantis, che è arrivata a cedere fino al 3% a causa dell’inchiesta su Peugeot in Francia sulle emissioni diesel. “La notizia è ovviamente negativa, ma le dimensioni del rischio allo stato attuale appaiono modeste”, scrive nel daily Equita. Fra le news che interessano la causa automobilistica si segnala anche l’esclusiva di Reuters, secondo cui il governo avrebbe inserito nel piano di rilancio inviato a Bruxelles uno stanziamento di 600 milioni di euro di fondi pubblici per realizzare una giga-factory. Intenzione di Roma sarebbe di stringere una collaborazione pubblico-privata in modo da superare il miliardo di euro di investimenti per dotare il paese di un’infrastruttura strategia per la mobilità elettrica.

Si conferma in calo Ferrari, -0,51%, dopo le perdite di ieri seguite alla nomina di Benedetto Vigna ad amministratore delegato. Fra le banche la migliore è Unicredit +0,32%, promossa da Credit Suisse che ha portato la raccomandazione a ‘outperform’ da ‘neutral’ e il prezzo obiettivo a 12,5 euro. Intesa lascia invece sul terreno lo 0,59%, per la ragione opposta. Credit Swiss ha declassato l’azione a neutral, da otuperform. Miglior blue chip di oggi è Stm, +1,73%, in un settore tech ben comprato in tutta Europa. Frazionali progressi per Buzzi +043% ed Eni +0,67%. 

Fuori dal paniere principale Fincantieri (+5,12%), brinda alla nuova commessa del ministero della Difesa indonesiano per la fornitura di 6 fregate classe fremm e l’ammodernamento e vendita di 2 fregate classe maestrale. Euforica Somec, +14,53% che a sua volta ha acquisito nuove commesse per un valore complessivo di circa 100 milioni di euro da Fincantieri per la realizzazione, chiavi in mano, di involucri vetrati e aree pubbliche in nove navi da crociera di nuova generazione.

Crolla invece Sanlorenzo (-5,06%), dopo che la Holding Happy Life della famiglia Perotti, azionista di controllo, ha venduto azioni pari a circa il 3% del capitale della società di yacht, attraverso una procedura di accelerated bookbuilding, a 24 euro per azione. 

Nel resto d’Europa: Francoforte -0,09%; Parigi -0,26%; Amsterdam +0,38%; Madrid -0,25%; Londra +0,11%. Stabile il cambio euro-dollaro, con la moneta unica che resta sotto 1,22. La valuta del blocco è rimasta stabile dopo la riunione di politica monetaria della Bce, in cui la banca ha confermato il suo atteggiamento, pur migliorando le stime economiche.

La ripresa accelererà nel secondo trimestre e l’inflazione sta risalendo principalmente a causa di fattori temporanei, ha detto la presidente Christine Lagarde, perciò, in questo momento, “una stretta sarebbe prematura e creerebbe dei rischi”. Quindi “qualsiasi discussione sull’uscita dal Pepp (il programma di acquisti per l’emergenza pandemica) è prematura”. La Bce ha rivisto in meglio le sue previsioni di crescita per l’Eurozona nel 2021 e 2022, rispettivamente a +4,6% e +4,7%, mantenendo il 2023 a +2,1%. 

L’Europa, ha osservato Lagarde, è molto indietro rispetto agli Stati Uniti nella sua ripresa ed è in ritardo sulle vaccinazioni, quindi qualsiasi ritiro del sostegno prima della Federal Reserve statunitense sarebbe visto come un segnale pericoloso.

Ora i riflettori si spostano sul meeting della banca centrale Usa della prossima settimana. Intanto l’atteso dato sui prezzi al consumo è risultato in crescita in misura superiore alle attese (+0,6% rispetto ad aprile e +5% rispetto a un anno prima, è il passo più veloce dall’agosto 2008), mentre il numero di americani che ha presentato nuove richieste di sussidi di disoccupazione è sceso la scorsa settimana al livello più basso in quasi 15 mesi. 

A livello internazionale preoccupa il blocco delle navi merci, davanti ai porto di Yantian nella Cina meridionale, a causa dei contagi da coronavirus, soprattutto per i timori della variante indiana (o delta che dir si voglia). Con effetto domino, il blocco del porto di Yantian si è presto riverberato sugli scali cinesi satelliti e l’intero sistema mondiale delle consegne comincia a risentire della crisi cinese. Al punto che la situazione potrebbe rivelarsi più grave di quella di Suez, quando in marzo il traffico fu bloccato dall’avaria alla portacontainer Ever Given.

Sempre sul fronte Covid, Bloomberg segnala che i leader del G7 chiederanno un’indagine nuova e trasparente dell’Oms sulle origini del temibile virus. Sono poco mosse le materie prime. Il petrolio, tipo Brent, si muove in lieve rialzo oltre 72 dollari al barile. Cali frazionali per i metalli. L’oro spot però è lievemente positivo, oltre 1892 dollari l’oncia.

Fra le criptovalute il Bitcoin tratta in rialzo del 2% circa, sopra i 37mila dollari, beneficiando ancora dell’annuncio di ieri da parte del governo di El Salvador di eleggere la valuta digitale a moneta ufficiale del paese. Decisamente insoddisfatto della scelta è il Fondo monetario internazionale (Fmi) secondo cui la decisione pone “una serie di preoccupazioni macroeconomiche, finanziarie e legali”. 

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