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Fca e Psa rivedono l’accordo di fusione e riducono il dividendo

Per fronteggiare gli effetti della pandemia, le due case automobilistiche aggiornano i termini della fusione e soprattutto abbassano il dividendo straordinario che sarà distribuito cash ai soci prima delle nozze

Fca e Psa rivedono l’accordo di fusione e riducono il dividendo

L’autunno batte porte e i mercati fanno i conti con una realtà più complicata di quanto già stimato. Fca e Peugeot hanno rivisto al ribasso il dividendo straordinario già previsto per i soci prima della fusione: agli azionisti Fca verrà distribuito un dividendo in contanti di 2,9 miliardi (contro i 5,5 annunciati), mentre a quelli Peugeot non sarà assegnato il 46% della controllata Faurecia. I titoli della società transalpina della componentistica saranno assegnati pro quota dopo la fusione da cui nascerà Stellantis, che s’avvia a essere il quarto gruppo mondiale dell’auto in un mercato ad altissima tensione, in cui gli spazi per i regali ai soci sono molto ridotti. Un sacrificio per Exor, seppur limitato, perché la quota di Faurecia destinata al Lingotto vale, ai prezzi correnti, 1,3 miliardi ed è pure prevista, “se le condizioni la permetteranno”, una cedola straordinaria di un miliardo dopo la fusione. Ma l’importante è assicurare all’azienda una relativa forza finanziaria nell’attesa di tempi che, in assenza del vaccino, si annunciano difficili.

Le difficoltà della domanda in arrivo dall’economia reale giustificato la cautela. Ma una nota d’ottimismo arriva stamane dalla Cina. La crescita dei consumi e della produzione industriale, entrambi superiori alle attese, alimenta il rialzo dei mercati: Hong Kong guadagna lo 0,5%, Shanghai e Shenzen lo 0,6%. L’accelerazione dei consumi giunge dopo le prime anticipazioni sul nuovo programma di lungo periodo presentate alla fine di luglio dal presidente Xi Jinping: il quattordicesimo piano quinquennale che entrerà in vigore a partire da gennaio e che dovrebbe puntare a un rafforzamento della dinamica dei consumi interni.

Lo yuan schiaccia il dollaro per il secondo giorno consecutivo a 6,78, sui minimi da maggio dell’anno scorso. Stanotte la banca centrale della Cina ha messo a disposizione in un sol colpo 600 miliardi di yuan di liquidità (88 miliardi di dollari), la più grossa operazione giornaliera degli ultimi due anni.

Altrove in Asia, il Nikkei di Tokyo è in calo dello 0,7% dopo la nomina di Yoshihide Suga a presidente del Partito Liberal Democratico, una nomina che spiana la strada alla carica di nuovo premier del Giappone. Bene anche il Kospi di Seul +0,5%. S&P ASX 200 di Sidney sulla parità. BSE Sensex di Mumbai +0,4%.

I future di Wall Street sono in lieve rialzo. Ieri il Nasdaq ha guadagnato l’1,9% a 11.056, Dow Jones +1,2%, S&P500 +1,3%.

Entro venerdì Donald Trump deciderà se dare il via libera all’acquisto del controllo di Tik Tok da parte di Oracle. Nel frattempo festeggiano i chip e la farmaceutica.

Oggi i riflettori si spostano sulla Fed. I mercati si aspettano dalla Banca centrale degli Stati Uniti altre rassicurazioni sul mantenimento degli stimoli e sulla volontà di preservare la stabilità finanziaria, espressione che nasconde l’intenzione di garantire una tendenza rialzista delle azioni ed impedire un aumento dei rendimenti delle obbligazioni.

L’euro tratta a 1,189 dollari, oro a 1,965 dollari l’oncia. Petrolio Brent poco mosso a 39,6 dollari il barile. L’uragano Sally, uno dei quattro che si muovono nel Golfo del Messico, si sta rafforzando proprio mentre si avvicina alla terra ferma: dovrebbe colpire un’area che comprende la Florida, l’Alabama ed il Mississippi.

Borse miste in Europa, al termine di una seduta condizionata dalla forza dell’euro. I listini non hanno tratto giovamento dalle operazioni di M&A che hanno animato i mercati Usa. La ripresa dei contagi a livello globale ha frenato l’ottimismo per l’arrivo di un vaccino in tempi brevi.

Piazza Affari chiude la giornata con un modesto ribasso: -0,14%, a quota 19.793 punti. Anche le altre borse europee hanno chiuso contrastate a cavallo sulla parità. In terreno negativo Francoforte (-0,06%) e Londra (-0,08%).

Più tonica Madrid (+0,17%) e, soprattutto, Parigi (+0,35%). Sale Dassault Aviation (+8,9%) sulla notizia che la Grecia è pronta ad acquistare 18 caccia Rafale e quattro fregate.

I colossi del fast-fashion H&M e Inditex, casa madre di Zara, perdono rispettivamente i l 3,1% e l’1 %, dopo che Morgan Stanley ha declassato i titoli a “underweight”, affermando che le due aziende hanno subito i danni maggiori tra i retailer.

Chiusura positiva invece per il secondario: lo spread fra decennale italiano e Bund tedesco si riduce a 144 punti base, per un rendimento pari a 0,96%.

Protagonista di Piazza Affari ieri è stata la stessa Borsa italiana: è stata formalizzata l’offerta di Euronext con Cdp e Intesa Sanpaolo (-0,3%), che si contrappone a quelle di Deutsche Boerse e di Six, la società che gestisce il listino svizzero. I termini finanziari delle tre offerte non sono stati ancora resi noti ufficialmente, ma secondo fonti di stampa le proposte valuterebbero Borsa Italiana in un range tra 3,5 e 4 miliardi di euro e quella di Six sarebbe la più alta.

Sotto i riflettori Stm (+3,74%) sull’onda dalla notizia che Nvidia (+6,5% al Nasdaq) acquisirà il designer di chip Arm dalla giapponese SoftBank per 40 miliardi di dollari, uno dei più importanti accordi degli ultimi tempi nel mercato dei semiconduttori.

Il vento di Wall Street non ha portato bene a Cnh Industrial (-2,4%) che ha pagato le notizie su Nikola, l’azienda dei camion elettrici che ha subito le accuse di Hinderburg Research. L’azienda, in cui Cnh detiene una partecipazione, ha affermato che tali accuse sono false, ma ha ammesso di aver utilizzato nei promo immagini che non appartengono ai prodotti pubblicizzati.

Tra le banche, Unicredit +0,38%. Non fanno bene a Banco Bpm (-1,52%) le voci sulla possibile aggregazione con Banca Mps. Al contrario, i mercati prendono sul serio l’ipotesi di un merger tra Ubs e Credit Suisse.

Da segnalare gli spunti di alcune mid cap: Brembo +4,38, Technogym +2,89%, De Longhi +2,5%.

Soffrono i petroliferi: Eni -1,62%, Saipem -1,54%. “Il colpo economico della pandemia di coronavirus danneggerà la domanda globale di energia più duramente e più a lungo di quanto si temesse in precedenza”, ha affermato l’Opec. Stando alle previsioni, la pandemia ridurrà la domanda di 9,5 milioni di barili al giorno, -9,5% rispetto allo scorso anno.

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