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Export, per il Made in Italy il 2025 si conferma l’anno di farmaceutica e agroalimentare

I principali contributi alle vendite oltreconfine arrivano da Usa, Paesi Opec e Francia. In forte calo Turchia e Cina. Il Centro Studi Tagliacarne individua 5.601 imprese aspiranti esportatrici

Export, per il Made in Italy il 2025 si conferma l’anno di farmaceutica e agroalimentare

Secondo l’ultimo aggiornamento Istat sul commercio con l’estero, il mese di marzo 2025 ha segnato una lieve flessione congiunturale dell’export italiano (-1,0%), a fronte di una sostanziale stazionarietà delle importazioni (+0,2%). Tuttavia, i dati tendenziali e trimestrali descrivono uno scenario più incoraggiante per l’economia italiana.

Nel primo trimestre dell’anno, le esportazioni sono cresciute del 4,6% rispetto al trimestre precedente, mentre le importazioni hanno registrato un aumento del 4,7%. Su base annua, l’export segna un +5,8% in valore (+1,9% in volume), e le importazioni +7,6% in valore (+2,9% in volume), confermando un quadro dinamico nonostante le incertezze geopolitiche ed energetiche.

Export, ecco i settori strategici

La crescita dell’export è sostenuta da alcuni comparti strategici del Made in Italy come chimico-farmaceutica (+59,8%), mezzi di trasporto (+47,5%, autoveicoli esclusi), metalli di base e prodotti in metallo (+8,1%), food&beverage e tabacco (+6,6%). In controtendenza, invece, coke e prodotti petroliferi raffinati (-38,3%), autoveicoli (-8,8%), articoli sportivi musicali medici e preziosi (-15,7%).

La flessione dell’export a marzo è legata soprattutto alla contrazione dei beni strumentali (-2,8%) e dei beni di consumo durevoli (-6,7%), mentre risultano in crescita i beni di consumo non durevoli (+1,7%), sostenuti soprattutto dal comparto agroalimentare.

Sul fronte delle importazioni, la crescita contenuta (+0,2%) è frutto di diverse dinamiche tra cui:

• beni di consumo durevoli (+8,5%)
• beni di consumo non durevoli (+11,4%)
• beni strumentali (+0,9%)
• energia (-19,8%)

Il saldo commerciale a marzo 2025 è risultato positivo per 3,66 miliardi di euro, ai 4,3 miliardi dello stesso mese dell’anno precedente. Il disavanzo energetico è aumentato lievemente (da -3,8 a -3,9 miliardi), mentre l’avanzo per i beni non energetici si è ridotto da 8,1 a 7,5 miliardi. Nel complesso, il primo trimestre 2025 si è chiuso con un avanzo commerciale pari a 7,8 miliardi (da 12,8 miliardi).

Se guardiamo ai partner commerciali, i principali contributi alle vendite oltreconfine arrivano da Usa (+41,2%), Paesi Opec (+25,0%) e Francia (+4,2%), in forte calo Turchia (-30,1%) e Cina (-8,3%). Interessante segnalare come la crescita dell’export verso gli Stati Uniti sia quasi interamente attribuibile ai settori farmaceutico e trasporti. Al netto di questi, le esportazioni italiane verso gli Usa risulterebbero in calo del 4,1%.

Ecco allora che, nonostante le recenti turbolenze geopolitiche, la capacità di operare oltre i confini nazionali continua a distinguere le imprese più dinamiche e capaci di adattarsi a contesti diversi. In questo contesto, lo studio Potenziali esportatrici: identificazione, classificazione ed analisi realizzato dal Centro Studi Guglielmo Tagliacarne in collaborazione con La Sapienza, analizza il profilo di oltre 740.000 imprese italiane attive senza interruzioni tra il 2015 e il 2021. L’obiettivo? Individuare le imprese che, pur non essendo esportatrici abituali, mostrano caratteristiche simili a quelle che già operano con successo sui mercati esteri.

Sono due le categorie di imprese potenziali individuate:

• aspiranti esportatrici – non hanno ancora effettuato vendite all’estero, ma ne avrebbero le condizioni strutturali
• esportatrici emergenti – hanno esportato saltuariamente e mostrano un’elevata probabilità di diventare esportatrici regolari o consolidate.

L’indagine ha identificato 17.028 imprese potenzialmente esportatrici. Di queste:

• 5.601 sono aspiranti esportatrici (32,9%)
• 11.427 sono esportatrici emergenti (67,1%)

Si tratta in gran parte di imprese di piccola dimensione, con prevalenza di microimprese (il 97,5% ha meno di 10 addetti) e realtà artigiane.

La mappa delle potenziali esportatrici

La geografia delle potenziali esportatrici conferma il Nord Italia, in particolare la Lombardia (20%), quale principale serbatoio pronto a compiere il salto verso l’estero. A seguire Veneto (11,4%), Toscana (8,9%) ed Emilia-Romagna (8,8%).

Tra le esportatrici emergenti, di cui il 72,6% sono microimprese, le concentrazioni più alte si riscontrano in Lombardia (27,4%), Veneto (11,3%), Emilia-Romagna (8,8%), Piemonte (8,6%) e Toscana (8,6%).

Dal punto di vista settoriale, le potenziali esportatrici si concentrano prevalentemente in commercio all’ingrosso (33,5%) e commercio auto e moto ( 18,9%). Le esportatrici emergenti, invece, vedono il commercio al dettaglio (15,6%) dopo quello all’ingrosso (23,2%), seguite da prodotti in metallo (7,2%) e alimentare (4,1%).

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