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Export in crescita, ma i servizi sono sotto la media europea

A novembre le vendite italiane all’estero sono cresciute su base mensile (+3,9%) grazie soprattutto a trasporti, farmaceutica ed elettronica. Sul terziario pesa la bassa produttività

Export in crescita, ma i servizi sono sotto la media europea

Dai dati Istat, a novembre l’export è tornato a crescere su base mensile (+3,9%), trainato dalle vendite di beni strumentali verso i paesi extra-Ue (+8,3). Le vendite verso l’area comunitaria risultano invece stazionarie. Le esportazioni sono cresciute su base annua del 18,0% in termini monetari mentre in volume sono sostanzialmente invariate (+0,2%). 

Export in crescita, import in flessione: compriamo meno energia

Tra i settori che hanno contribuito maggiormente all’aumento tendenziale dell’export si segnalano: mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (+69,3%), articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+45,8%), macchinari e apparecchi n.c.a. (+17,3%), prodotti alimentari, bevande e tabacco (+12,4%) e computer, apparecchi elettronici e ottici (+27,4%).

Su base annua, i Paesi che forniscono i contributi maggiori all’incremento dell’export nazionale sono: Usa (+31,2%), Svizzera (+54,1%), Francia (+14,2%), Regno Unito (+27,6%) e Spagna (+22,4%). Le esportazioni verso la Russia si confermano in forte flessione (-27,6%).

Le importazioni sono invece in flessione (-1,4%) per il terzo mese consecutivo per effetto della contrazione degli acquisti di energia, che riflette il calo dei volumi importati e dei prezzi del gas naturale allo stato gassoso, e beni intermedi. Su base annua l’import in valore registra un incremento tendenziale del 20,4%, più intenso per l’area extra Ue (+27,7%) rispetto all’area Ue (+14,8%), e si riduce dell’1,3% in volume.

A novembre 2022 il saldo commerciale è positivo e pari a +1.445 milioni di euro (+2.200 milioni a novembre 2021). Il deficit energetico (-8.456 mln) è più ampio rispetto a un anno prima (-5.777 mln) ma l’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici, pari a 9.901 milioni, è elevato e in forte aumento rispetto a novembre 2021 (7.976 mln). Il saldo commerciale, negativo da dicembre 2021, è così tornato positivo.

Export servizi: aumenta a livello globale

L’ultimo report dell’Osservatorio Terziario di Manageritalia, in collaborazione con Sace, dal titolo “I servizi nel mondo di oggi e di domani: un treno che non si può perdere” si concentra sull’impatto del terziario nell’export di beni e servizi, la componente più dinamica del commercio a livello globale. 

Dal report emerge che nel decennio precedente la pandemia, tra il 2010 e il 2019, l’export dei servizi è aumentato del 56%, più del doppio rispetto al commercio dei beni, fino a rappresentare il 25% dell’export totale e il 50% del suo valore aggiunto. Nel 2021 se da un lato si è assistito a un forte rimbalzo degli scambi di beni, tale da generare un ritorno ai livelli pre-pandemia, così non è stato per i servizi, che pur segnando una crescita elevata (+17%), non sono riusciti a registrare il pieno recupero dei livelli del 2019.

Export servizi: l’Italia però è sotto la media europea

A livello europeo si conferma la dinamica globale, mentre restringendo la lente sull’Italia la performance è stata peggiore: l’export di servizi del nostro paese ha iniziato ad accumulare ritardo rispetto alla media europea e, soprattutto, ai principali partner. Tra il 2011 e il 2019, l’export di servizi è cresciuto a un tasso medio annuo del 4,1%, in linea con quello dei beni e inferiore a quello mondiale dei servizi. Ma se si considera anche l’ultimo biennio, questo tasso scende all’1,1%. Dopo aver raggiunto il massimo storico nel 2019 con €109,4 miliardi, nel 2021 il terziario italiano ha registrato un valore esportato pari a €86,6 mld. Nei primi dieci mesi del 2022, le esportazioni hanno segnato una crescita del 37,7% rispetto allo stesso periodo del 2021, e secondo le stime, questo trend positivo dovrebbe perdurare anche nel 2023, con un +2,6%, e nel triennio successivo (+3,6%, in media) quando si sfioreranno i €135 mld.

I servizi ad alta tecnologia come architettura, ingegneria, consulenza professionale e manageriale, ricerca e sviluppo, hanno guidato l’export italiano di servizi nel 2021 (26,2 mld, con una incidenza sul totale pari al 30%), assumendo una certa rilevanza a seguito della pandemia e superando il turismo (21,7 mld, 25%). Segue l’export di trasporti e logistica, con una quota dell’11% circa, in calo di quasi un terzo sul pre-crisi ma in crescita del 12% sul 2020.

Lombardia e Lazio rappresentano le regioni trainanti (26,5 e 15 mld di servizi esportati, rispettivamente, nel 2021), seguite da Piemonte (5,2 mld), Veneto (4,5 mld) ed Emilia-Romagna (4,3 mld). Nel 2021 il 51% per cento dell’export italiano si è concentrato nell’Ue, cui seguono Svizzera, Usa, Regno Unito e Cina.

Secondo un’analisi Constant Market Share (CMS), il ritardo di crescita accumulato nell’export di servizi italiano è da ricondursi in primis al basso livello di competitività della maggior parte del terziario italiano. Le cause sono individuabili nei bassi livelli di produttività di quasi tutti i comparti del terziario, composizione forza lavoro e dalla presenza di barriere al commercio.

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