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Export agroalimentare: tutti pazzi per la pasta

Secondo il report sui Distretti agroalimentari italiani di Intesa Sanpaolo, le filiere resistono al Covid nel 2020, facendo persino meglio del 2019 (a parte il vino).

Export agroalimentare: tutti pazzi per la pasta

Pur nello scenario difficile che ormai tutti conosciamo, c’è una parte di made in Italy che resiste alla crisi: è l’agroalimentare, in particolare l’export dei distretti italiani, che secondo l’ultimo report di Intesa Sanpaolo nei primi nove mesi del 2020 ha fatto persino meglio rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, quando del Covid non c’erano nemmeno le avvisaglie. Le nostre eccellenze agroalimentari hanno realizzato solo nel terzo trimestre oltre 5 miliardi di euro di vendite all’estero, corrispondenti a una crescita del 2,3% rispetto allo stesso periodo del 2019, mentre considerando i nove mesi il dato di 14,7 miliardi è positivo per oltre 430 milioni in più rispetto al periodo gennaio-settembre del 2019 (+3,1% tendenziale).

Il risultato va anche contestualizzato: nel 2020 il Pil italiano perderà intorno al 9%, e sempre secondo Intesa Sanpaolo gli distretti manifatturieri (non agroalimentari) hanno lasciato sul terreno circa un quinto delle esportazioni realizzate nei primi nove mesi del 2019 (-19,3%). Sorprende ancora di più il fatto che tutto questo sia avvenuto nonostante il fatto che il campione dei campioni del made in Italy Food&Beverage, ossia Sua Maestà il vino, che contribuisce più di tutte le altre in termini di valore esportato, abbia un bilancio negativo nei primi nove mesi del 2020: -2,7%, ossia oltre 100 milioni di euro bruciati, nonostante un piccolo recupero nel trimestre estivo. In rosso anche la filiera del lattiero-caseario, con bilancio negativo nel periodo esaminato pari al -4,3%, e quella ittica, che precipita del 21,5% ma ha un peso specifico nell’export totale inferiore all’1% (57 milioni su 14,7 miliardi).

Lusinghiere invece le performance di tutti gli altri distretti agroalimentari, ad incominciare della filiera della pasta e dei dolci, il cui successo sui mercati internazionali non accenna ad arrestarsi: +9,9% tendenziale nel periodo gennaio-settembre 2020. Seconda filiera per contributo alla crescita è quella delle conserve: +9,4% nei primi nove mesi dell’anno. Molto bene anche l’olio (+6,6%), il riso (+11,8%), i prodotti agricoli (+5%), e anche se di poco le carni e i salumi, che si difendono con un modesto ma pur positivo +0,7%.

Da notare infine la crescita dell’export verso i nostri storici partner europei, compreso il Regno Unito nonostante Brexit. La Germania va sempre più pazza per il made in Italy (+7,5%), soprattutto per la pasta (+10,4%). Positivi anche i flussi verso la Francia (+3,8% nei 9 mesi), che mostra apprezzamento soprattutto per i prodotti della filiera della pasta e dolci (+12%). In crescita come si diceva le esportazioni verso il Regno Unito (+1,1%), nonostante il calo degli acquisti nel comparto dei vini (-10%), ma ancora una volta grazie al successo della pasta (+17,8%). Subiscono invece un ripiegamento nel terzo trimestre i volumi esportati verso gli Stati Uniti (-3,5%), ma resta in territorio positivo il bilancio dei primi nove mesi grazie indovinate a cosa? La pasta: +26%.

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