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Ex Ilva, salta il tavolo: è rottura tra governo e ArcelorMittal che dice no all’aumento di capitale di 320 milioni

Il gigante dell’acciaio respinge la proposta di ricapitalizzazione con l’incremento della partecipazione pubblica – Nuovo tavolo con i sindacati convocato per giovedì 11 gennaio

Ex Ilva, salta il tavolo: è rottura tra governo e ArcelorMittal che dice no all’aumento di capitale di 320 milioni

La disastrosa saga dell’ex Ilva di Taranto non sembra avere fine. Nell’incontro con ArcelorMittal, la delegazione del governo ha proposto ai vertici dell’azienda la sottoscrizione dell’aumento di capitale sociale, pari a 320 milioni di euro, al fine di aumentare al 66% la partecipazione del socio pubblico Invitalia. Tale mossa era finalizzata a garantire la continuità produttiva della fabbrica. Tuttavia, il colosso franco-indiano ha rifiutato l’offerta, manifestando la sua indisponibilità a prendere impegni finanziari e di investimento, anche in qualità di socio di minoranza. Di fronte a questa indisponibilità da parte dell’azienda, il governo ha affidato a Invitalia – che formalmente fa parte della compagine societaria dell’ex Ilva – il compito di prendere le decisioni necessarie attraverso il proprio team legale. Lo ha riferito Palazzo Chigi in una nota.

La situazione si complica ulteriormente. Lo Stato, alla ricerca di un nuovo investitore privato, potrebbe considerare diverse opzioni, come l’amministrazione straordinaria o la procedura di composizione negoziata. Nel frattempo, il governo ha convocato le organizzazioni sindacali per il pomeriggio di giovedì 11 gennaio, incontro inizialmente atteso per domani.

I nodi da sciogliere

ArcelorMittal non vuole mettere un soldo, né per il prosieguo dell’attività oramai al collasso (urgente il fabbisogno di 320 milioni di euro), né per investire nell’innovazione degli impianti e la decarbonizzazione. Ma la fabbrica rischia lo stop alla produzione, se non sarà pagata la fornitura di gas alla rete Snam.

Oltre alle divergenze sulle risorse finanziarie da destinare all’azienda, un altro nodo da sciogliere riguarda la governance. Arcelor desidera mantenere la ceo fino a maggio, ma con l’eventuale salita di Invitalia in maggioranza, il governo ritiene che sarà l’agenzia a scegliere il capoazienda. Gli accordi del 2020 conferiscono a Mittal (Governo Conte 2) sette poteri di veto su materie qualificanti, incluso l’approvazione del bilancio che, essendo legato alla gestione di Lucia Morselli, potrebbe mantenere la ceo in carica.

Dopo mesi di tensioni la via per risolvere la crisi di liquidità della più grande acciaieria del Paese si apre a controversie legali.

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