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Europa, Uber promette 50mila posti di lavoro

La startup di San Francisco, da anni nell’occhio del ciclone soprattutto nel Vecchio Continente, ha deciso di usare l’arma più efficace per convincere i Comuni: “Siamo un generatore di lavoro, abbiamo creato 7.500 posti a tempo pieno a San Francisco, 13.750 a New York 10.000 a Londra e 3.750 a Parigi”.

Europa, Uber promette 50mila posti di lavoro

Uber torna alla carica. La discussa startup di San Francisco, che lotta con tassisti e tribunali di mezzo mondo, cerca ora di affermarsi in Europa accattivandosi le autorità con una delle armi attualmente più convincenti. Per la precisione, secondo quanto ha affermato l’amministratore Travis Kalanick durante la Conferenza “Dld” sul digitare a Monaco di Baviera, promettendo l’assunzione di 50mila addetti quest’anno mediante una “nuova partnership con le città”.

Dopo mesi di attriti, che in diverse metropoli e città hanno portato alla messa al bando del servizio di ricerca di auto con conducente tramite smartphone e dispositivi mobili, la società californiana cerca dunque di ammorbidire la situazione, affermando che potrebbe diventare “un grande generatore di lavoro”. Il manager ha infatti rivendicato che Uber ha consentito di generare l’equivalente di 7.500 posti a tempo pieno a San Francisco, 13.750 a New York 10.000 a Londra e 3.750 a Parigi.

Creata nel 2010, Uber viene osteggiata dalle associazione di taxi di mezzo mondo che vi vedono un canale di concorrenza diretta che opera fuori dalle licenze obbligatorie. Spesso sono state proprio queste associazioni ad avviare procedimenti legali contro l’attività della “app”. 

Nel corso della conferenza, Kalanick ha invece voluto fare leva sul “quanti disoccupati potranno trovare in questa rete un sistema per vivere e sfruttare una opportunità economica. Vogliamo fare del 2015 l’anno in cui stabilire una nuova partnership con le città europee, per spingere verso una progressiva regolamentazione e innovazione – ha detto – mentre garantiremo cospicui benefici economici alle città e alle loro economie”.

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