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Europa: la politica tradizionale è in crisi, ma il modello spagnolo funziona

Il premier spagnolo Mariano Rajoy ha centrato in una sola settimana due importanti obiettivi: il suo partito di centrodestra ha vinto le elezioni europee e il Pil nel primo trimestre ha registrato un ben augurante +0,4% – A Madrid dunque la sinistra è in crisi: come a Parigi, con la differenza che in Spagna non hanno preso piede euroscettici o estremisti.

Europa: la politica tradizionale è in crisi, ma il modello spagnolo funziona

Il premier spagnolo Mariano Rajoy ha centrato in una sola settimana due importanti obiettivi: il suo partito di centrodestra ha vinto le elezioni europee e il Pil nel primo trimestre ha registrato un ben augurante +0,4%. Questo significa che la recessione è ormai acqua passata e che i socialisti per un bel po’ di tempo non si faranno più sentire. Non a caso il capo del Psoe, Rubalcaba, ha rassegnato le dimissioni e la sinistra appare sempre piu’ allo sbando.

E’ davvero peculiare che quando i socialisti spagnoli sono in auge, quelli italiani soffrono, e viceversa. Anche se bisogna ricordare che la parentesi Zapatero non è stata delle più felici, non avendo l’ex premier percepito l’arrivo la crisi e non avendo fatto nulla per disinnescare la bolla speculativa sul settore immobiliare.

Al di là di queste considerazioni va detto che la Spagna rimane comunque un Paese convalescente: la disoccupazione non accenna a diminuire (i giovani senza lavoro sono il 45% del totale), l’economia sommersa è al 30% circa e l’export non va come dovrebbe a dimostrazione del fatto che qualche problema di competitività c’è ancora.

Ciononostante la Spagna sta ritrovando il sorriso, la fiducia in se stessa e il consenso della comunità internazionale. Le agenzie di rating hanno infatti fortemente migliorato in prospettiva le loro note, gli investimenti esteri nell’immobiliare sono consistenti, lo spread èin caduta, l’inflazione è stabile.

Nel contempo il settore creditizio è stato risanato e ha ripreso a concedere credito alle Pmi, mentre due settori trainanti come turismo e auto hanno ritrovato lo smalto di un tempo. Il primo attende infatti una stagione estiva in sensibile miglioramento grazie anche alla crisi generalizzata nel Nord-africa che non è più gettonato come un tempo; il secondo invece, grazie agli accordi firmati con le principali casemadri straniere (renault e Wv in testa), è riuscito a bloccare la delocalizzazione prevista.

E’ chiaro comunque che la vita di tutti i giorni non è quella descritta e sopratutto non è quella delle grandi città come Madrid o Barcellona. Le famiglie continuano infatti a soffrire, così come l’immobiliare deve ancora riassorbire buona parte della speculazione del passato. Insomma, si naviga a vista anche se il clima generale è improntato all’ottimismo e il peggio è sicuramente alle spalle.

Anche sul fronte politico la stabilità pare assicurata per un po’ di tempo, anche se pesa all’orizzonte il referendum catalano del prossimo autunno sull’indipendenza. Il suo esito potrebbe infatti avere qualche contraccolpo, anche se Rajoy ha sempre detto che la sovranità di Madrid non è in discussione. Come a dire che il problema non dovrebbe radicalizzarsi, magari in cambio di qualche altra concessione autonomista.

Al momento comunque sono problemi lontani. La Spagna si gode i buoni dati della congiuntura e soprattutto spera di fare indigestione di calcio dopo le rotonde vittorie delle sue squadre in Champions e in Europa League. La Roja è infatti attesissima in Brasile a difendere il suo titolo di Campione del mondo. Auguri!

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