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Erg: acquisizioni, estero e repowering nel nuovo piano

La società energetica ha presentato a Genova l’aggiornamento del piano industriale al 2022, che prevede una forte spinta sui mercati europei e mette in cantiere anche delle operazioni M&A, soprattutto nel fotovoltaico – In Italia la capacità di alcuni impianti sarà quasi triplicata grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie – L’Ad Bettonte: “Investimenti per 1,68 miliardi e debito ridotto a 1,250 miliardi”.

Erg: acquisizioni, estero e repowering nel nuovo piano

Internazionalizzazione, repowering (e reblading) in Italia e ulteriori acquisizioni, soprattutto nel fotovoltaico, per diversificare un portafoglio al momento sbilanciato sull’eolico. Si sviluppa su questi tre assi principali l’aggiornamento del piano industriale al 2022 presentato a Genova da Erg, in occasione delle celebrazioni per gli 80 anni della società fondata nel 1938 da Edoardo Garrone, nonno e omonimo dell’attuale presidente, che ne ha sancito la completa trasformazione, da raffineria di petrolio a produttore di energia 100% green, prima in Italia per eolico ma attiva anche nel solare, nell’idroelettrico e nel gas naturale.

“Le dismissioni delle attività oil – ha raccontato l’amministratore delegato Luca Bettonte – ci sono valse 3,6 miliardi. Poi dal 2008 ne abbiamo investiti ancora di più, 4,5 miliardi, nell’energia pulita, distribuendo nel frattempo 1 miliardo di dividendi ai nostri azionisti”. La società, detenuta al 63% dalla holding della famiglia Garrone, giunta alla terza generazione, e al 36% sul mercato, di miliardi da qui al 2022 ne investirà altri 1,68. Nel 2008 la metà del business era ancora legato al petrolio, oggi lo 0%, con il 56% di eolico, il 23% di idroelettrico, il 10% di solare e l’11% di gas naturale.

Il piano presenta una svolta soprattutto nell’espansione internazionale di Erg, che punta dritto ai mercati europei più maturi: dopo essere sbarcata in passato nell’Est Europa, nei prossimi anni la strategia è quella di crescere in Francia, Germania e Regno Unito, nonostante Brexit: “Brexit – ha detto Bettonte – può in realtà rappresentare un’opportunità, perché la Gran Bretagna potrebbe isolarsi e perciò avere maggior bisogno di energie rinnovabili. Questo significa più spazi di sviluppo per chi, come noi, quella energia la produce”. Il mercato che sarà seguito con più attenzione è quello francese, dove Erg ha già 40 dipendenti. E, ancora una volta, soprattutto nel campo dell’eolico. “All’estero andiamo o da soli o con accordi di co-sviluppo”, ha aggiunto l’amministratore delegato.

In Italia invece, dove ancora si svolge la maggior parte dell’attività, gli investimenti saranno incentrato sul repowering e sul reblading. Cosa significa? Nel primo caso, sostituzione ex novo degli impianti più vecchi e dalle tecnologie meno efficienti. Nel secondo, con la sostituzione solo delle pale eoliche, un’operazione meno costosa ma che garantisce margini non tanto nella produttività dell’impianto, che sarà comunque aumentata del 16%, quanto nella sua longevità. “Possiamo pensare di allungare la vita di un impianto eolico da 20 a quasi 30 anni”, ha rivelato Bettonte in conferenza stampa. Il reblading inoltre può rappresentare un valore aggiunto per la filiera italiana, visto che la produzione di pale di ultima generazione, che lavorano di più (iniziano con un vento minore e resistono ad un vento maggiore), è effettuata da aziende italiane.

Il repowering invece consentirà di quasi triplicare la produzione, “senza utilizzare un centimetro in più di terreno, anzi dimezzando gli impianti necessari”, ha spiegato Bettonte. Nel piano è previsto il rinnovo di impianti che producono attualmente 153 MW e che arriveranno a produrre 410 MW. Si tratta quasi totalmente di impianti in Sicilia, dove ci sono ogni anno 2.200 ore di vento praticamente garantite. “Questo ci consentirà, insieme alla espansione in Europa, di raggiungere i 3.600 MW prodotti nel 2022, dai 2.770 circa del 2017”. Solo l’eolico crescerà da 1.760 a quasi 2.500 MW.

Il piano prevede anche una notevole crescita dei fondamentali finanziari. Erg, quotata nel Ftse All Share, ha guadagnato negli ultimi anni il 53%, in un periodo in cui l’indice perdeva il 42%. Tutto questo distribuendo dividendi, che sono previsti per ulteriori 600 milioni di euro da qui al 2022, senza però intaccare il debito, che secondo le stime commentate dai vertici nella conferenza stampa genovese sarà ridotto a 1,250 miliardi. L’Ebitda dovrebbe risultare in crescita del 18% a 560 milioni.

Erg, storicamente legata alla città di Genova ma operativa in tutta Italia, da Nord a Sud, non dimentica nemmeno gli effetti sulle economie del territorio e sull’occupazione. “Fatto 100 di investimento, 30 ricade in benefici sul territorio”, ha commentato Bettonte. Tra l’altro la società, per celebrare gli 80 anni di vita, ha anche deciso di assegnare gratuitamente ad ognuno dei 675 dipendenti 80 azioni proprie, per un valore complessivo di 1,1 milioni. Altri 1,2 milioni vengono assegnati sotto forma di premio, da 1.500 euro per ogni dipendente.

Infine, Erg non dimentica lo strettissimo rapporto con Genova e soprattutto con la Valpolcevera, colpita dalla tragedia del ponte Morandi nonché luogo dove sorsero le prime raffinerie dell’azienda: il presidente Edorardo Garrone ha personalmente consegnato un assegno da 1 milione al Comune per “contribuire a progetti di riqualificazione e sviluppo sostenibile della Valpolcevera ferita dal crollo del ponte Morandi”.

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