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Eni torna all’utile e prepara la Borsa per retail e rinnovabili

Dopo il profondo rosso 2020, balzo dell’utile del primo trimestre: è quasi 5 volte quello dello stesso periodo dell’anno scorso. Mercato ancora incerto ma l’outlook 2021 è positivo. Descalzi: “Robusta ripresa”

Eni torna all’utile e prepara la Borsa per retail e rinnovabili

Dopo un 2020 in profondo rosso, chiuso con una perdita netta di 8,6 miliardi, tornano migliorare i conti di Eni nel primo trimestre 2021. Il gruppo del Cane a sei zampe ha infatti chiuso il primo quarto dell’anno con un utile netto adjusted a 270 milioni, che per dare una misura è pari a quasi cinque volte quello conseguito nel primo trimestre 2020. L’Ebit adjusted é a 1,3 miliardi, anch’esso in nettissima crescita rispetto al quarto trimestre 2020 (+171%), a parità di produzione (1,7 milioni boe/giorno). L’utile netto dei primi tre mesi si attesta a 856 milioni, in forte controtendenza rispetto alla perdita di 2,9 miliardi del primo trimestre del 2020 e del rosso di 797 milioni del quarto trimestre 2020. A sostenere la ripresa dei conti, oltre al rialzo del prezzo del petrolio (Brent +21% vs. primo trimestre 2020; +38% vs. quarto trimestre 2020) che però Eni ha recepito solo in parte a causa del cambio sfavorevole euro-dollaro, sono stati soprattutto il settore Esplorazione & Produzione e la Chimica.

“In un primo trimestre ancora fortemente caratterizzato dagli effetti dei lockdown – ha commentato l’amministratore delegato Claudio Descalzi – Eni ha evidenziato una robusta ripresa dei risultati. Prosegue la crescita del nostro business retail Gas&Power (+19% l’EBIT rispetto al 2020), grazie alla espansione dei clienti power e dei servizi extra-commodity. La performance della Raffinazione è stata invece penalizzata dalla ridotta domanda di carburanti in Europa, derivante dalla pandemia, e da un margine di raffinazione negativo. Nell’ambito di uno scenario complesso, l’EBIT adjusted a livello di gruppo di 1,3 miliardi è in linea con il primo trimestre dello scorso anno e risulta quasi triplicato rispetto a fine 2020″. Bene anche il flusso di cassa, che nel primo trimestre ha registrato una generazione di cassa organica prima della variazione del capitale circolante di circa 2 miliardi, nettamente superiore agli investimenti del periodo di 1,4 miliardi. Il free cash flow nel 2021 è atteso sui 3 miliardi, beneficiando del greggio sopra i 60 dollari.

Positivo anche l’outlook per l’intero 2021, nonostante il mercato petrolifero sia ancora avvolto dall’incertezza. Eni conferma la previsione di produzione di idrocarburi nell’anno pari a circa 1,7 milioni di boe/giorno (assumendo tagli OPEC+ di circa 35 mila boe/giorno in media annua) e una previsione di spending organico per investimenti di circa 6 miliardi. La cash neutrality per la copertura della spesa organica e del floor dividend sarà raggiunta con un livello del Brent pari a 51 dollari al barile (oggi scambia a 68). A proposito di dividendo, a quello base da 0,36 euro per azione, verrà sommata una componente variabile di valore crescente a partire da un Brent di riferimento pari a 43 dollari. Il buy-back sarà attivato a partire da un Brent di riferimento di 56 dollari al barile.

Il Cda ha anche approvato l’avvio di un progetto strategico per la quotazione o cessione di una quota minoritaria della nuova business unit Eni gas e luce e renewables. Il gruppo – spiega una nota – intende “definire e valutare il piano industriale e finanziario del nuovo veicolo societario che nascerà dall’unione delle attività di retail e di energia rinnovabile”. Lo studio prevede inoltre “la valutazione di molteplici opzioni per la miglior valorizzazione di questa società nel corso del 2022, subordinatamente alle condizioni di mercato”. I conti di Eni al momento non convincono gli investitori: il titolo in apertura di seduta sul Ftse Mib perde più dell’1% intorno ai 10 euro per azione, ed è tra i peggiori del listino.

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