Eni per la prima volta ha scelto New York come sede di un Investor Day nel corso del quale l’amministratore delegato della società, Claudio Descalzi ha presentato alla comunità finanziaria internazionale i risultati conseguiti dal Cane a Sei Zampe: “Vogliamo parlare del futuro partendo dal passato” ha detto l’Ad aprendo l’evento e “ora che siamo al termine della prima fase di trasformazione e ristrutturazione vogliamo presentare i risultati raggiunti”.
Risultati che parlano chiaro: dopo aver vissuto tre anni difficili anche a causa del crollo dei prezzi del petrolio l’azienda è riuscita a rialzare la testa e a conseguire numeri importanti. Nel 2017 la produzione raggiungerà 1 milione e 840mila barili al giorno, il massimo livello raggiunto dal gruppo petrolifero, parallelamente il colosso energetico è riuscito a conseguire la neutralità finanziaria a 50 dollari al barile mentre i progetti avviati nel biennio 2016-2017, uniti a Kashagan e Goliat, produrranno a regime oltre 500 mila barili al giorno e genereranno un cash flow operativo complessivo di oltre 4 miliardi di euro nel 2018.
Queste le cifre presentate dal Descalzi, raggiunte grazie a tre anni di sacrifici nel corso dei quali Eni ha portato avanti una strategia di trasformazione e ristrutturazione che l’ha fatta diventare “una società diversa dal passato”.
Scendendo nel dettaglio, il processo di cambiamento, secondo quanto sottolineato dall’Ad del gruppo, “era sostanzialmente volto ad allineare i costi ai prezzi, preservando la crescita della società in uno scenario che nel 2014 includeva la caduta del consumo europeo di gas (oltre 100 miliardi di metri cubi tra il 2008 e il 2014), la flessione della domanda petrolifera (10% tra il 2008 e il 2014) e dei margini di raffinazione (da 7 dollari al barile nel 2008 a 3 dollari al barile nel 2014), e il crollo dei prezzi del petrolio”.
Grazie agli sforzi messi in campo per riorganizzare la società, ma anche alle cessioni delle partecipazioni in Galp e Snam e alla riduzione della partecipazione in Saipem, cui si aggiungono la cessione delle partecipazioni non core riguardanti i differenti tipi di business, dalle dismissioni sono stati generati 10 miliardi di euro complessivi di cassa. Parlando proprio dei costi, nel triennio dal 2014 al 2016, Eni ha conseguito una riduzione del capex (spese per capitale e investimenti) del 33% e del 23% in termini di opex (spesa operativa). “Tutto questo – spiega Descalzi – unito alla riduzione dei costi generali e amministrativi (700 milioni di euro all’anno), ha portato a una riduzione complessiva dei costi dal 2014 di 10 miliardi di euro”.
L’amministrazione Delegato del Cane a Sei Zampe preannuncia che la riduzione del capex in ambito upstream, continuerà anche il prossimo anno. Ma nonostante ciò la società, come detto in precedenza, riuscirà a raggiungere un livello produttivo di 1 milione e 840mila barili di olio equivalente al giorno, toccando il proprio massimo storico.“In meno di tre anni – ha continuato il manager – abbiamo conseguito la più elevata crescita organica dell’industria con un aumento di oltre il 15% della produzione, pari a oltre 250.000 barili al giorno, e siamo vicini a raggiungere il record di produzione”.
Ma il processo di ristrutturazione avviato nel 2014 ha consentito alla società di abbattere il proprio livello di cash neutrality, passando dai 127 dollari al barile del 2013 ai 50 dollari al barile odierni.
Sebbene nel corso dello stesso periodo il crollo del prezzo del petrolio del 50% abbia complicato i piani e l’assenza del contributo di Snam (che era pari a circa 2 miliardi di euro) non abbia aiutato a far quadrare i conti, la società ha potuto generare nel periodo 2014-2016 cassa operativa per 34 miliardi di euro, in linea con il periodo 2011-2013 (37 miliardi di euro).
Per quanto riguarda i progetti avviati da Eni nel biennio 2016-2017, insieme a Kashagan e Goliat, si arriverà a regime ad oltre 500mila barili al giorno, un livello che consentirà di generare nel 2018 un cash flow operativo complessivo superiore ai 4 miliardi di euro in uno scenario di prezzi del petrolio pari a 60 dollari al barile.
Da sottolineare che, poco prima dell’inizio dell’Investor Day è stata resa nota un’altra importante novità: Eni ha raggiunto un accordo con la società algerina Sonatrach sulle forniture di gas per l’anno termico 2016/2017. L’intesa, “raggiunta nell’ambito del Framework Agreement firmato da Eni e Sonatrach il 25 novembre 2016, dimostra la forte cooperazione in essere tra le due società e rafforza la partnership tra le parti”, si legge nella nota diramata dalla società.
L’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, ha commentato: “Sono particolarmente soddisfatto per la chiusura della rinegoziazione sul contratto di fornitura gas e per il livello di collaborazione strategica con Sonatrach, che riguarda anche il settore dell’esplorazione e produzione e il recente e nuovo accordo sulle rinnovabili”.
Scendendo nei dettagli, l’accordo riguarda quasi il 20% del gas importato in Italia e “rappresenta un ulteriore passo nell`attività di rinegoziazione da parte di Eni nei contratti di fornitura gas di lungo termine”.
L’accordo, ha spiega l’Ad nel corso dell’Investor Day “è un risultato molto importante che ci permette di confermare il nostro obiettivo di break-even strutturale del settore Gas&Power nel 2017”. Nel settore la società ha quasi completato il recupero dei contratti take-or-pay accumulati negli anni precedenti, per un valore di 1,6 miliardi di euro.
Su Piazza Affari, a poco più di mezz’ora dalla chiusura, Eni cede lo -0,2% a 14,75 euro.