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Energia, le rinnovabili raddoppiate in 10 anni: ecco la mappa delle Regioni

Amici della Terra ha pubblicato il Rapporto sui bilanci regionali di energia elettrica 2015, che fotografa la produzione e domanda articolata su tutto il territorio nazionale. Solamente 7 regioni su 20 sono in “surplus” di produzione elettrica. La Valle d’Aosta si aggiudica il titolo di regione più verde di Italia, la Liguria è la peggiore. Cala la domanda ma non l’import.

Energia, le rinnovabili raddoppiate in 10 anni: ecco la mappa delle Regioni

La produzione elettrica da fonti rinnovabili è raddoppiata in Italia negli ultimi 10 anni, ha contribuito a stabilizzare la variabilità della produzione idrica, ma non tutte le Regioni sono green. E resta ancora molto sbilanciato, lungo lo stivale, il quadro dei territori in surplus e di quelli in deficit energetico: solo 7 su 20 Regioni, infatti, producono più di quanto consumano. Tutte le altre devono “importare” energia: dalle altre Regioni o dall’estero. Con perdite anche significative lungo la rete e costi non indifferenti, quindi, per la collettività. E’ questa in sintesi la fotografia scattata dal Rapporto sui bilanci elettrici regionali realizzato da Sandro Renzi e pubblicato martedì da Amici della Terra, elaborando i dati Terna. 

Tramite un confronto su base decennale (2005-2015), lo studio evidenzia la notevole differenza in percentuale delle perdite di rete tra le regioni del nord ed il Mezzogiorno. Sempre con riferimento allo stesso periodo, si segnala che i consumi per il pompaggio sono calati dell’80%. 

Per quanto riguarda l’energia rinnovabile, invece, si nota che la produzione tra il 2005 ed il 2015 è più che raddoppiata. 

In Italia, il prezzo dell’energia elettrica è calcolato attraverso la media dei prezzi tra le diverse aree in cui è suddiviso il territorio nazionale. Di conseguenza, le regioni meno virtuose “scaricheranno” la loro inefficienza sulle regioni migliori da questo punto di vista, contribuendo in maniera negativa al dato aggregato. 

A differenza di quanto si potrebbe pensare osservando i dati dello studio relativi al quadro sintetico del bilancio nazionale, il deficit di produzione di energia elettrica, che è calcolato in Gigawattora (pari ad 1 milione di Kilowattora) come differenza fra richiesta e produzione destinata al consumo, non è dovuto all’assenza di capacità produttiva, anzi. 

Tenere attivi gli impianti di produzione elettrica comporta elevatissimi costi fissi. Il calo della domanda provocato dalla crisi economica ha così finito per rendere non economici molti impianti termoelettrici, scavalcati dalla priorità di immissione in rete garantita all’elettricità verde. Da qui il ricorso alle importazioni, più economiche in termine di prezzo. 

Non si tratta di un problema di carenza di capacità produttiva, ma di un problema di economicità della produzione. A conferma di quanto appena detto, ecco il grafico che spiega la composizione dell’offerta di energia elettrica in Gigawattora (GWh): il trend più evidente che salta all’occhio è il crollo della produzione non rinnovabile (-46%) e l’aumento di quella rinnovabile (+54%) nel periodo 2005-2015. 

Per quanto riguarda invece i dati sulle rinnovabili, la quota di produzione è pari al 38% della produzione complessiva, a fronte del 16% del 2005. La produzione dell’energia rinnovabile in Italia è così composta:

Dallo studio di Sandro Renzi si nota come solamente 7 regioni su 20 hanno una produzione superiore alla loro richiesta (Calabria, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta). 

Mancano all’appello le regioni più industrializzate e popolate. Andiamo a dare un’occhiata più dettagliata alle principali fra queste. La Lombardia ad esempio, ha riportato nel 2015 un deficit di produzione rispetto alla richiesta di 26.640 GWh. La quota di produzione rinnovabile è aumentata dal 16% del 2005 al 39% di due anni fa, con l’energia idrica a farne da traino. Per quanto riguarda la domanda di energia elettrica, la fonte principale è ovviamente l’industria, seguita dal terziario e dalla domanda delle famiglie. 

Il Lazio invece, nel decennio considerato, è passato da una situazione di surplus – seppur marginale, 138 GWh – ad una pesante situazione di deficit (5.223 GWh). La produzione di energia rinnovabile è cresciuta, ma non a ritmi eccezionali, e nel 2015 era pari al 18%, uno dei risultati più bassi d’italia. La risorsa principale fra le fonti rinnovabili è l’energia solare. A cambiare rispetto alle regioni del nord è, inoltre, la composizione della domanda di energia elettrica. L’industria si trova addirittura sotto terziario e settore domestico. Ecco spiegata la situazione poco felice per quanto riguarda la regione della capitale. Poca industria, risorse scarse. 

Il Piemonte si trova in una situazione intermedia rispetto alle due Regioni sopra citate: se il deficit di produzione esiste ma con un dato prossimo allo zero, la quota di produzione rinnovabile è molto alta, pari al 45%. La regione sta crescendo sotto questo punto di vista. Il dato relativo al deficit della produzione nel 2005 era pari a 8359 GWh, nel 2015 a 838 GWh. Le rinnovabili crescono ad alta velocità. 

Leggendo lo studio si possono notare molti dati interessanti, alcuni dei quali anche inaspettati. La regione più green di Italia? La Valle d’Aosta. La quota di produzione rinnovabile è semplicemente pari al 100% (Energia idrica 98,9%). A partire dalla seconda metà del 2005 infatti, la quota di produzione non rinnovabile è pari a zero. A seguire, troviamo il Trentino Alto Adige (89%) l’Umbria (88%) e le Marche (86%). 

La regione peggiore invece dal punto di vista della produzione dell’energia rinnovabile è la Liguria (10%), penalizzata sicuramente da una composizione territoriale che lascia poco spazio allo sfruttamento delle potenzialità energetiche derivanti da fonti rinnovabili. Seguono Sicilia e Sardegna nella lista delle tre peggiori sul lato “green”. 

 

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