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Energia, il blocco delle trivelle manda in crisi Ravenna

Il ministro grillino Patuanelli non convoca le parti sociali che chiedono un tavolo negoziale a Roma. Le scelte ideologiche dei Cinquestelle. Il nodo della transizione energetica.

Energia, il blocco delle trivelle manda in crisi Ravenna

Fino a quando si può tenere in scacco Ravenna e il suo distretto di petrolio e gas a causa del provvedimento blocca trivelle? La città, i sindacati, Confindustria hanno chiesto di nuovo e con toni molto decisi al ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, un incontro per cercare di superare la crisi che sta bloccando il più grande centro di oil e gas italiano.

La politica è compatta, tranne i Cinque Stelle che non sono nemmeno andati agli ultimi incontri in Prefettura. Un comportamento che avvalora i sospetti – e qualcosa di più – su manovre dilatorie, marcatamente ideologiche contro le estrazioni in Adriatico.

“Tutti i solleciti inviati fin qui al Mise da me in quanto rappresentante del Comune di Ravenna, da Confindustria e dai sindacati per chiedere di convocare un tavolo di crisi sono rimasti sempre senza risposta” ha detto il sindaco di Ravenna Michele de Pascale.

Il prefetto di Ravenna, Enrico Caterina, coordina il tavolo provinciale, ma l’attesa è per un tavolo romano presieduto da Patuanelli. Un appuntamento mancato sin da quando al Mise sedeva Luigi Di Maio.

Lo Stato di crisi è ormai palese, anche se non dichiarato. La filiera del gas italiano resta, in ogni caso strategica. E – rincara la dose il segretario Femca Cisl Romagna Emanuele Scerra – dobbiamo alle scelte demagogiche dei Cinque Stelle questa crisi, perché anche nei Piani energia e clima da loro firmati è scritto nero su bianco che la domanda di gas continuerà ad aumentare in Italia nei prossimi 30 anni. Le estrazioni nazionali sono integrate dalle importazioni, che costano di più, pesano sulla bilancia commerciale mentre nel polo romagnolo si mettono a rischio industrie e posti di lavoro.

Cgil,Cisl ,Uil  in queste ore valutano anche una manifestazione per il 16 marzo e non è chiaro se a Ravenna o a Roma dove in realtà si gioca la partita decisiva. La politica nazionale ha l’occasione per rivedere alcune posizioni dentro la compagine di governo. Sono i partiti con i loro programmi e i famosi 25 punti del Conte bis, in ultima analisi, a dover dire concretamente cosa intendono fare per un’area storica della produzione e del trattamento del gas. Ravenna, ma anche altri siti, restano fondamentale nella transizione energetica.  Si pensa davvero che fino al 2030, l’economia italiana farà a meno di gas e petrolio? Le fughe in avanti ambientaliste stanno modificando pezzi importanti dell’economia italiana. Certo il piano nazionale energia e clima è stato condiviso con l’Unione Europea, ma dentro c’è scritto gradualità. Un valore che a partire da Ravenna non si vede.

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