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Emapi: assicurazioni private per supplire alle carenze della sanità pubblica

I vincoli del bilancio pubblico, l’andamento demografico e le nuove regole in materia pensionistica, rendono necessario – secondo Emapi, l’Ente di Mutua Assistenza per i Professionisti Italiani – un profondo ripensamento del modello sanitario, aprendo il mercato delle assicurazioni in favore della sanità integrativa e della tutela agli invalidi.

Emapi: assicurazioni private per supplire alle carenze della sanità pubblica

“Chi non sarebbe disponibile, per il costo di 20 o 30 euro all’anno, a garantirsi la possibilità di poter contare su una rendita vitalizia di 600 o 900 euro al mese in caso di non autosufficienza?” E’ la riflessione di Demetrio Houlis, Presidente di Emapi, (Ente di Mutua Assistenza per i Professionisti Italiani) intervenuto stamattina ad un convegno sull’assistenza sanitaria integrativa per i liberi professionisti.

La provocazione si fonda sulla constatazione di una drastica riduzione della spesa sanitaria pubblica, che si associa al previsto calo dei trattamenti pensionistici futuri per i liberi professionisti, in seguito all’entrata in vigore del metodo contributivo che comporterà – con aliquote in media intorno al 10% – tassi di sostituzione anche al di sotto del 20%.

Una forbice, dunque, che si sta allargando. Da una parte i redditi da lavoro in contrazione, dall’altra le aspettative dei ratei di pensione, ridotti rispetto al regime retributivo. E i tagli al Ssn, improrogabili per ridurre la spesa corrente e l’indebitameto delle Regioni, oltre che per abbattere il disavanzo pubblico.

Basti pensare che l’Italia, nel 2011, ha devoluto alla sanità il 7,3% del Pil (contro l’8.7% del 2007) un dato che pone il Belpaese al diciottesimo posto su 31 paesi Ocse, e al di sotto delle prime nazioni europee, con una spesa pro capite di 3080 dollari contro, ad esempio, i 4072 della Germania.

“Bene l’introduzione dei costi standard e la riduzione degli sprechi, ma molte spese sono incomprimibili, come quelle assistenziali per i non autosufficienti”, ha commentato Houlis a margine dell’incontro, rimarcando che rendere il sistema più efficiente non sempre significa tutelare – nel breve periodo – i livelli minimi di assistenza: “i cosiddetti tagli stanno provocando veri e propri allarmi sociali, perchè sono avvertiti dalle fasce più deboli della popolazione e – continua Houlis – il quadro è destinato a peggiorare, data l’ulteriore riduzione della spesa, nel triennio fino al 2014, di circa 8 miliardi”.

La combinazione di questi elementi ha spinto Emapi a progettare un nuovo modello assistenziale, credibile ed efficiente, per tutelare gli assistiti nel campo della sanità integrativa e della tutela ai non autosufficienti: “i tempi di risposta del Ssn per un intervento chiurgico o di alta diagnostica, già in passato, spesso non erano adeguati. Oggi, con i tagli in corso e con quelli preannunciati, il fenomeno è destinato ad accentuarsi ponendo, peraltro, fondati interrogativi anche circa la capacità del Ssn di far fronte in modo sostanziale agli stessi livelli essenziali di assistenza”.

La previdenza privata deve quindi porsi il problema di spostare il proprio raggio d’azione laddove il settore pubblico non può più garantire un servizio adeguato. Ma la strada è ancora lunga, dal momento che in Italia il 90% della spesa sanitaria privata è sostenuta direttamente dalle famiglie, e soltanto il 10% passa attraverso forme mutualistiche o assicurative, contro il 60% della Francia e il 40% della Germania. Come si può quindi rendere sostenibile – per le tasche delle famiglie – la spesa medica privata, viste le prospettive non rosee della sanità pubblica e la certezza di pensioni ridotte in futuro?

Una convergenza della finanza privata si rende dunque necessaria, secondo Emapi, anche alla luce di un’evoluzione del contesto occidentale che rende improrogabile un profondo ripensamento del welfare universalistico di matrice europea.

Impossibile non ricordare i commenti di Mario Draghi sul “superamento” del regime assistenziale tradizionale, non più sostenibile a causa delle inefficienze ereditate da gestioni poco oculate, ma anche di dinamiche demografiche che dettano i limiti dell’intervento statale.

La “virata” di Emapi si prefigge dunque di aprire il dibattito sulla necessità di rivedere profondamente il sistema, delegando al settore pubblico la tutela effettiva dei diritti di base e delle prestazioni essenziali, riposizionando contestualmente il ruolo della finanza assicurativa su eccellenza, sanità integrativa e tutela degli invalidi.

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