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Elezioni Uk, ora il Ftse-100 può tornare a salire. Ma il Referendum preoccupa i mercati

Il risultato delle recenti elezioni britanniche ha liberato il cambio dall’incertezza: nel breve periodo il listino di Londra può fare meglio degli altri – Ma resta l’incognita del Referendum e la Borsa teme “implicazioni negative per gli investimenti” – Nel lungo periodo occhio al nervosismo dei mercati – Prudenza sui Gilt a lunga scadenza.

Elezioni Uk, ora il Ftse-100 può tornare a salire. Ma il Referendum preoccupa i mercati

I mercati hanno reagito con entusiasmo al risultato delle elezioni inglesi. Di fronte a una prospettiva di un Parlamento pericolosamente in bilico, a sorpresa i Tories di David Cameron hanno avuto la meglio innescando una raffica di dimissioni tra i partiti sconfitti, in primis i Laburisti di Ed Miliband. La rimozione dell’incertezza e la prospettiva del mantenimento dello status quo hanno dato sostegno agli acquisti.

“Contrariamente a quasi tutte le aspettative – ha commentato Bill Street, Responsabile Investimenti Emea di State Street Global Advisors – il partito conservatore ha vinto le elezioni nel Regno Unito. La reazione del mercato finora mostra allo stesso tempo sorpresa e sollievo, dato che il risultato elettorale rimuove in un solo colpo tutta l’incertezza politica nel breve termine”.

NEL BREVE TERMINE VIENE MENO L’INCERTEZZA

Per i mercati questo risultato significa non solo rimozione dell’incertezza politica nel breve termine, ma anche prosecuzione del consolidamento fiscale e governo pro-business. “L’azionario – ha detto Bill Street – sarà probabilmente il principale beneficiario di questo risultato elettorale. Finora quest’anno il FTSE ha sottoperformato l’Europa (tranne il Regno Unito) in termini di valuta locale di oltre il 13% e potremmo assistere ad una riduzione del divario”. Venerdì, per esempio, hanno perforato particolarmente bene utilities ed edilizia, dato che la minaccia di una maggiore regolamentazione è stata rimossa. L’effetto rimbalzo dovrebbe portare il listino Uk a fare meglio rispetto all’Europa. Tra i settori meglio posizionati, fa notare Barclays, quelli più strettamente associati all’incertezza pre elettorale: utilities, banche, compagnie assicuratrici, società del settore della difesa.

Sui mercati valutari, gli esperti non si attendono movimenti drastici come invece avvenne nel 2010. “Nelle elezioni del 2010 – ha fatto notare sempre Bill Street di State Street Global Advisors – abbiamo assistito a un indebolimento della sterlina rispetto al dollaro nel giorno delle elezioni, seguito da un successivo apprezzamento. Questa volta è stato diverso e solo una piccola quantità di premio per l’incertezza sembra essere stata prezzata in anticipo dal mercato”.

IL REFERENDUM SULL’EURO AGITA I MERCATI

La schiacciante vittoria dei Tories si spiega anche con le politiche pro mercato messe in campo da Cameron che hanno trovato diversi sostenitori nel mondo imprenditoriale, come l’italiano Stefano Pessina, ceo del colosso della distribuzione farmaceutica Walgreens Boots Alliance. Ma la prospettiva di un’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, agita i sonni di molti banchieri, sopratutto internazionali, come nel caso di Hsbc che ha già messo in guardia dai rischi connessi a questa mossa e ha annunciato che sta considerando di spostare il proprio quartier generale fuori dal Paese.

“In termini economici – scrivono gli analisti di Morgan Stanley – ci aspettiamo che la politica fiscale di austerità continui e un governo meno interventista di quello che avremmo avuto sotto l’amministrazione Labour. Ma ora ci aspettiamo anche il Referendum sulla permanenza o meno nell’Unione e probabilmente delle negative implicazioni per gli investimenti”. Eppure David Cameron non allenta il pressing: ha subito confermato, già nel suo discorso di apertura del secondo mandato, il referendum sull’Unione Europea.

“L’Europa si trova ad affrontare la preoccupante prospettiva di un Governo inglese che ha promesso al suo elettorato di indire entro il 2017 un referendum sulla permanenza del Paese nell’Unione Europea”, ha detto Neil Dwane, Chief Investment Officer Equity Europe di Allianz Global Investors commentando il risultato delle elezioni inglesi. “Ci attendiamo quindi – ha aggiunto – che l’Unione Europea, e in particolare la Germania, inizino ad enfatizzare i vantaggi dell’appartenenza del Regno Unito all’Europa, nonostante la mancata adesione alla moneta unica”. Tra i cittadini britannici è presente un certo euroscetticismo, come testimoniato dai voti a favore dell’UK Independence Party superiori al 10%, ma c’è anche una parte significativa dell’elettorato ben disposta a rimanere in Europa.

LE IMPLICAZIONI PER GLI INVESTIMENTI

A livello operativo è bene così tenere presente che in una prospettiva di più lungo termine all’avvicinarsi del 2017, ha rilevato sempre Street, “tutti gli asset denominati in sterline diverranno sensibili al referendum imminente e a livello internazionale potrebbe registrarsi un temporaneo nervosismo”. Gli operatori auspicano quindi che questi temi vengano affrontati nei prossimi 18 mesi attraverso un dialogo costruttivo e cooperativo tra Westminster e Bruxelles.“Il referendum sull’unione è un evento che probabilmente genererà un sostanziale ammontare di incertezza”, ha commentato anche Barclays che ipotizza che all’iniziale rasserenamento dei mercati potrebbe seguire una reazione al ribasso.

Anche l’obbligazionario governativo, che sul fronte delle scadenze a breve ha goduto di un certo sostegno con il risultato elettorale, potrebbe richiedere un certo grado di cautela quando ci si muove su scadenze più lunghe. “Le divisioni interne al partito conservatore britannico e l’ipotesi di nuovi referendum sull’Europa e sull’indipendenza scozzese – ha rilevato anche Howard Cunningham, gestore obbligazionario di Newton (gruppo Bny Mellon) minacciano la stabilità politica della Gran Bretagna nel medio periodo. Suggeriamo pertanto un certo grado di cautela quando si investe in gilt a lunga scadenza; i rendimenti saranno influenzati da fattori domestici ma anche globali, come l’andamento dei tassi d’interesse negli Usa e l’esito delle negoziazioni sul debito greco”.

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