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Elezioni Spagna: Sanchez favorito, ma Vox fa paura

Per la quarta volta in 4 anni domenica 10 novembre la Spagna torna alle urne – I socialisti di Sanchez sono ancora i favoriti ma resta da vedere se riusciranno a formare una maggioranza mentre la destra nazionalista cresce

Elezioni Spagna: Sanchez favorito, ma Vox fa paura

Domenica 10 novembre in Spagna si vota per la quarta volta in quattro anni, dopo che per diversi motivi sono saltati prima il governo di centrodestra guidato da Mariano Rajoy e poi i vari tentativi di una maggioranza di sinistra, guidata dal socialista Pedro Sanchez con un alleato scomodo come Unidas Podemos.

Proprio il flop dell’ultimo tentativo di accordo tra le forze vincitrici dell’ultima tornata elettorale di aprile ha costretto il premier Sanchez a rimettere di nuovo tutto nelle mani degli elettori: il tira e molla col partito di Pablo Iglesias potrebbe però costare caro, visto che il Psoe è sì ancora il favorito, ma le incertezze degli ultimi mesi e l’avanzare nell’opinione pubblica di un tema delicatissimo come quello dei migranti (abbiamo visto che risultati ha dato in Italia) potrebbe aver eroso il suo consenso e a quanto pare non solo a favore di Podemos ma anche di Vox, il partito di estrema destra, anti-femminista e anti-Europa, che farebbe così saltare il banco.

Il piano di Sanchez era infatti quello di ottenere a questo giro una maggioranza ancora più solida, in modo da sbarazzarsi di Unidas Podemos, movimento radicale col quale si è rivelato impossibile trovare un’intesa di governo. E in effetti nel dibattito televisivo di lunedì sera il giovane segretario del partito socialista sembra aver avuto la meglio, anche se non così nettamente.

Secondo i sondaggi è probabile che dalle elezioni di domenica verrà fuori un Parlamento di nuovo diviso e senza una maggioranza chiara, ma con una significativa novità: una presenza molto più rilevante di Vox, il partito di destra radicale guidato da Santiago Abascal, il Salvini spagnolo. La crescita del partito che in molti paragonano addirittura al franchismo è progressiva e ormai nemmeno del tutto sorprendente: già alle elezioni di aprile aveva ottenuto il 10%, conquistando per la prima volta dei seggi alle Cortes Generales. Poco prima, a dicembre 2018, Abascal aveva fatto irruzione nel voto locale in Andalusia, raccogliendo quasi l’11% e ben 12 seggi al parlamento regionale.

Dopo il rallentamento delle Europee, quando il consenso è stato in parte riassorbito dal PP, storico partito di centrodestra, oggi le previsioni dicono che Vox potrebbe diventare il terzo partito in Spagna con oltre il 13% dei voti e con il doppio dei seggi ottenuti ad aprile, superando così l’altro partito di centrodestra che fino a non molto tempo fa se la giocava direttamente con il PP, cioè Ciudadanos di Albert Rivera, che invece potrebbe subire un crollo netto di seggi (da 57 a 14).

A giovare a Vox – che secondo El Mundo potrebbe persino scavalcare Unidas Podemos approfittando della scissione di una parte di UP che ha fondato Mas Paìs – non è solo il tema migranti ma anche e soprattutto la crisi catalana, tema che ha monopolizzato il dibattito tra partiti in campagna elettorale e che sta minando l’autorevolezza di Sanchez, colpevole secondo l’opinione pubblica di non aver saputo affrontare adeguatamente la vicenda. Secondo El Mundo, il Psoe ha insomma perso terreno rispetto alle elezioni di aprile, e raccoglie il 27,6% delle intenzioni di voto, seguito dal Partito popolare (PP) di Pablo Casado in crescita al 21,2%, e con Vox in agguato.

LA PROPOSTA DI SANCHEZ

Durante buona parte del dibattito televisivo di lunedì sera, Sanchez ha difeso il suo bilancio di governo, citando tra i successi conseguiti il Patto di Stato contro la violenza coniugale, l’emendamento del Codice penale in difesa delle donne, il congedo paternità di 18 settimane nel 2024. Il premier uscente ha anche spiegato la sua iniziativa di riesumare le spoglie del dittatore Franco dal suo mausoleo per seppellirlo in un cimitero comune, ma i leader di destra lo hanno accusato di aver riaperto le ferite del passato. Guardando verso l’elettorato di destra, Sanchez propone di attuare riforme giudiziarie, tra cui la reintroduzione del reato di convocazione illegale di referendum, istituito dal Partito popolare per bloccare il piano dell’indipendentista Ibarretxe e poi rimosso dal Psoe dell’ex premier Josè Luis Rodriguez Zapatero. 

LA PROPOSTA DI VOX

Il nazionalista Santiago Abascal, spesso definito dalla stampa spagnola come “il Salvini di Spagna”, si presenta come il nuovo catalizzatore del malessere sociale, strenuo difensore della sovranità, dell’identità nazionale e dei confini per bloccare l’invasione dei migranti, oltre ad essere fortemente euroscettico. E’ lui l’altro ‘vincitore’, secondo gli osservatori, del dibattito di lunedì. Abascal si è concentrato sulle questioni legate alla sicurezza e all’immigrazione, dicendosi convinto che “un paese abbia bisogno di frontiere sicure, di un’immigrazione legale, ordinata, regolata e assimilabile. La risposta alla crisi demografica non può venire dall’importazione di milioni di persone dall’Africa che collochiamo in Europa. Spesso provengono da culture che non possono essere assimilate”. Sulla lotta al femminicidio, il leader di Vox ha insistito sulla “priorità di garantire la sicurezza delle donne, lasciando gli stupratori chiusi nelle carceri”. 

LA PROPOSTA DI UNIDAS PODEMOS

Una voce un po’ fuori dal coro è stata quella di Pablo Iglesias, leader della sinistra radicale di Unidas Podemos, che, sempre durante il dibattito, ha lanciato a Sanchez una nuova idea di alleanza, in un panorama politico spagnolo sempre più frammentato e da mesi in situazione di stallo. “Qui ci sono cinque candidati, perché in Spagna la politica bipartisan è finita. Sappiamo che non ci sarà la maggioranza assoluta per nessuno, quindi dobbiamo trovare un accordo. Penso che sia chiaro che ci sarà un accordo di coalizione a destra. E qui voglio essere molto sincero: penso che milioni di elettori di sinistra, sia di Unidas Podemos che del Partito Socialista, vogliono che abbandoniamo il gioco dello scaricabarile e che arriviamo finalmente ad un accordo per governare insieme”, ha detto Iglesias, che ha incentrato il suo intervento sul rafforzamento delle politiche sociali.

I NUMERI NECESSARI

Numeri alla mano, per ottenere i 176 voti necessari per insediarsi, il prossimo governo guidato dai socialisti dovrà necessariamente stringere alleanze. Da solo infatti il Psoe potrebbe ottenere tra 118 e 126 seggi; e rischia di non bastare il solo appoggio di Podemos, con i suoi 35-40 seggi. Pertanto, negli ultimi giorni di campagna, Sanchez sta cercando di conquistare i voti degli indecisi, puntando anche sull’elettorato di centro-destra, in particolare quelli di Ciudadanos. Se non ci riuscisse, il rischio è che la Spagna non esca dallo stallo politico-istituzionale in atto ormai da mesi. 

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