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Elezioni Europee, quanto peserà il voto sul governo Renzi?

Fare un pronostico sul voto degli italiani per le elezioni europee è davvero difficile: nemmeno i sondaggi sono chiari – La prima incognita è la partecipazione alle urne, pronosticata molto bassa – La seconda è il numero troppo alto di liste, mentre il terzo elemento di incertezza sono proprio gli indecisi, quelli che sceglieranno soltanto al seggio.

Elezioni Europee, quanto peserà il voto sul governo Renzi?

Fare un pronostico sul voto degli italiani per le elezioni europee è davvero esercizio avventuroso. E anche i sondaggi (quelli pubblicati e quelli non pubblicabili, che tra loro si differenziano davvero poco) non aiutano più di tanto. Questo per tre motivi. Il primo è la difficoltà di capire che peso avrà la partecipazione dei cittadini al voto. A differenza di altre occasioni per le europee si vota in un giorno solo, e la partecipazione globale in Europa è sempre piuttosto bassa. Non supera, nella media di tutti i paesi interessati il 45 per cento. Difficilmente, quindi, i sondaggi riescono a tenere nella dovuta considerazione questa incertezza.

Il secondo motivo è che questa volta in Italia ci sono molte liste in campo, tant’è che quella pur modesta strada che il nostro sistema politica aveva fatto in direzione del bipolarismo, sembra aver ceduto il campo ad una rediviva accentuata frammentazione. Terzo e non ultimo motivo di difficoltà dei sondaggisti è il fatto che almeno un quarto degli italiani decide se e per chi votare soltanto nelle 48 ore che precedono l’apertura dei seggi.

E allora per capire qualcosa non resta che affidarsi alle impressioni di una campagna elettorale che certo non è stata tra le più edificanti della storia del Paese, contrassegnata come è stata da minacce (lupara bianca compresa), male parole da stadio e quant’altro. Le impressioni si riassumono in un Pd in netta ripresa, rinvigorito dal gran lavoro del suo segretario e presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in un movimento 5 stelle all’attaco, deciso, costi quale che costi, a superare il già eccellente risultato delle politiche e in un Pdl, in chiaro affanno nonostante la generosità (?) con la quale Berlusconi ha deciso di restare in campo a guidare, da uomo solo al comando, la campagna elettorale, a dispetto di diaspore interne al suo partito, di sentenze passate in giudicato, e di una sua decadenza dal Parlamento. Difficile tradurre queste impressioni in numeri. Certamente se il Pd andasse al di sopra del 30 per cento Renzi potrebbe menarne vanto. Così come Casaleggio e Grillo dovrebbero essere essere soddisfatti se riuscissero a restare a a ruota, magari confermando e ampliando il risultato delle politiche. Quanto a Berlusconi, lui stesso si è mostrato molto preoccupato, affermando che sarebbe un successo raggiungere il 20 per cento. Una quota salvezza davvero modesta.

Fin qui i tre maggiori partiti. Attenzione: a Grillo e Berlusconi non fa piacere usare la parola partito, e definiscono “movimento” la propria formazione politica. Ci sono poi le formazioni cosiddette minori che lotteranno per raggiungere quota salvezza e superare il 4%. Dovrebbe farcela il Ncd di Angelino Alfano, che, soprattutto nel Mezzogiorno, nonostante alcuni infortuni giudiziari, sta mettendo sempre in maggiore difficoltà una Forza Italia, molto divisa al suo interno. La Lega di Salvini (Bossi si è visto davvero poco in campagna elettorale) potrebbe superare quota salvezza, grazie ad una propaganda elettorale tutta imperniata sul no Euro e sul no all’immigrazione. Entrambi senza se e senza ma. Quanto a Fratelli d’Italia (Meloni La Russa) potrebbero beneficiare di una Forza Italia sempre più in rotta. Puntano soprattutto sui contenuti le formazioni centriste che provano a raccogliere l’eredità di Scelta civica.

Molti commentatori in questi giorni hanno lamentato il fatto che nella campagna elettorale si sia parlato più d’Italia che di Europa. E’ vero, ma è strano solo fino ad un certo punto. E poi non dimentichiamo che il problema dei rapporti dell’Italia con l’Europa è uno dei più importanti parametri sul quale valutare l’azione di governo. Come dire: parlando di Italia si parla anche di Europa e viceversa. E va dato atto a Renzi  di aver risolto, in apertura di campagna elettorale, una delle più grandi anomalie del suo partito, collocando finalmente a pieno titolo il suo Pd nel Partito socialista europeo, in forte sintonia con Martin Schulz. Quanto ad altre forze politiche a varia intensità anti-euro, è chiaro che per spiegare le proprie tesi hanno parlato tanto di Italia che di Europa.

Come peserà il voto sulla tenuta del governo Renzi? Se le cose andranno bene per il Pd il premier si rafforzerà sia nel partito (apparso più coeso già in campagna elettorale) che nel governo. E questo è abbastanza ovvio, come è ovvia la prudenza per la quale il presidente del Consiglio ha cercato di non legare strettamente la sorte del suo Esecutivo ad un possibile successo elettorale. Di certo comunque è possibile che il percorso verso la riforma elettorale e del superamento del bicameralismo, finisca per dover essere aggiornata, alla luce di quelli che saranno i risultati elettorali di Forza Italia (Berlusconi ha detto più volte che gli accordi del Nazareno vanno rivisitati) e del Nuovo centro destra di Alfano.

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