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Effetto Trump: puntare sulle azioni, prudenza sul dollaro

Le misure che Casa Bianca e Congresso si apprestano a varare dovrebbero favorire la Borsa, soprattutto i titoli legati a infrastrutture, farmaceutica e industria militare – La Fed alzerà i tassi: inevitabile una correzione dell’obbligazionario – Attenzione al petrolio – Sul dollaro, possibili minacce di svalutazione

Effetto Trump: puntare sulle azioni, prudenza sul dollaro

I mercati speravano in una Casa Bianca democratica e in un Congresso repubblicano. Questo scenario avrebbe provocato per almeno un anno, se non di più, una prolungata ostilità. Invece la nettezza della vittoria repubblicana concede un enorme capitale politico a Trump e trasferisce il dibattito all’interno del Partito Repubblicano, fra Trump – fautore di una politica fiscale espansiva – e molti suoi compagni di Partito che, nel Congresso, sostengono una linea di maggiore austerità. In ogni caso, un compromesso si troverà.

Fra i temi condivisi da Congresso e Casa Bianca ci saranno sicuramente la riforma della tassazione delle imprese (che negli Stati Uniti è necessaria da almeno 10 anni e che vedrà un abbassamento generale delle aliquote per le imprese); un provvedimento per favorire il rientro dei capitali che le aziende detengono legalmente all’estero, per incentivare gli investimenti negli Usa; e un abbassamento della pressione fiscale anche sulle persone fisiche.

Queste misure dovrebbero favorire la Borsa, soprattutto i comparti interessati alle infrastrutture, il settore farmaceutico – su cui invece i democratici premevano per introdurre un controllo politico dei prezzi – e l’industria militare. In generale, la nuova linea di politica economica dovrebbe produrre un aumento della crescita degli Stati Uniti di qualche punto decimale, probabilmente non il 3% di cui ha parlato Trump.

L’altra faccia della medaglia riguarda l’aumento dell’inflazione che presumibilmente arriverà nei prossimi mesi – moderato ma comunque avvertibile – e indurrà sicuramente la Fed ad alzare i tassi a dicembre, poi ancora una o due volte nel corso dell’anno prossimo. I mercati obbligazionari, soprattutto in America ma anche nel resto del mondo, non avevano scontato questo scenario, perciò sarà inevitabile una correzione, anche se non drammatica. Si avvertirà un piccolo bear market strisciante nella parte lunga della curva obbligazionaria.

A livello operativo, per quello che si può capire fin da questo momento, nei prossimi mesi la componente d’investimento da favorire in termini relativi rimane l’azionario, da comprare su debolezza (anche se le quotazioni in generale sono elevate, nulla fa pensare a una recessione nel prossimo futuro), e invece vendere su forza l’obbligazionario lungo.

Per quanto riguarda i bond corporate, si tratta di ibridi fra azioni e obbligazioni, perciò beneficeranno del clima economico in miglioramento, ma saranno penalizzati dall’aumento dei tassi.

Sul versante delle materie prime, occorre fare molta attenzione al petrolio. Trump deregolerà tutto il settore, dando anche la possibilità al carbone di riprendere il suo posto fra le fonti di energia. Quindi il mondo sarà inondato dalla produzione americana, perché gli Stati Uniti sono ricchi di tutte le fonti di energia esistenti. Ci sarà di conseguenza una pressione al ribasso sui prezzi delle materie prime energetiche, ma non per questo saranno penalizzate particolarmente le azioni del settore petrolifero, perché la deregolazione e la riduzione dell’imposizione fiscale bilanceranno il calo dei prezzi.

Sul dollaro, infine, manterrei un profilo prudente. Le politiche di Trump, in teoria, dovrebbero favorire un apprezzamento della valuta americana, ma è sempre possibile che il nuovo Presidente – nel rinegoziare i trattati commerciali con il resto del mondo – usi il dollaro come arma di pressione, minacciando in alcune circostanze di indebolirlo. Quindi manterrei coperti gli investimenti in quest’area.

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