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Economia russa: le sanzioni occidentali stanno danneggiando Mosca secondo l’analisi Osservatorio CPI

Al di là della versione ufficiale di Mosca, le sanzioni occidentali stanno indebolendo l’economia russa, ma in che modo? L’analisi dell’Osservatorio conti pubblici guidato da Carlo Cottarelli

Economia russa: le sanzioni occidentali stanno danneggiando Mosca secondo l’analisi Osservatorio CPI

Le sanzioni occidentali stanno avendo un impatto sull’economia russa, anche se la recessione potrebbe non essere pesante quanto quella prevista dalle organizzazioni internazionali. I dati finora disponibili indicano che il Pil russo sta scendendo significativamente, così come la produzione industriale mentre l’inflazione è il doppio di quella nell’Ue. È quanto emerge dall’analisi dell’Osservatorio conti pubblici italiani, guidato da Carlo Cottarelli.

Dopo l’invasione dell’Ucraina, l’Occidente ha pesantemente sanzionato Mosca – attraverso sei pacchetti più o meno rigidi – nel tentativo di frenare, o perlomeno ostacolare, le capacità russe di proseguire l’aggressione. Tuttavia, le sanzioni sono attive da fine febbraio e i dati pubblicati si riferiscono al massimo fino a maggio. Resta dunque una notevole incertezza sulla portata della recessione.

Le sanzioni stanno indebolendo l’economia russa

La Banca Mondiale stimava a inizio aprile una contrazione dell’11,2% al 2021; la Commissione Europea del 10,4%; l’OCSE del 10%; il Fondo Monetario dell’8,5%. Lo stesso Ministro dello Sviluppo Economico russo e la Banca Centrale di Russia hanno previsto un calo rispettivamente del 7,8% e dell’8-10%.

Il sito dell’Agenzia Federale Russa per le Statistiche ha pubblicato il livello reale del Pil destagionalizzato fino al primo trimestre del 2022: il tasso di crescita sul trimestre precedente è dello 0,5%, in calo rispetto a quello del quarto trimestre del 2021 (1,4%), ma ancor positivo. Tuttavia, le sanzioni sono iniziate solo a fine febbraio per cui il loro effetto sul primo trimestre è stato modesto. Per il secondo trimestre il Ministero dello Sviluppo Economico Russo, invece, ha pubblicato la crescita tendenziale mensile del Pil per aprile e maggio, che è negativa per entrambi i mesi (Il tasso di crescita tendenziale ad aprile è di -2,8%, mentre è del -4,3% a maggio).

Secondo l’analisi Cpi, ipotizzando che il tasso di crescita tendenziale per giugno sia uguale alla media di aprile e maggio, il tasso di crescita del Pil reale del secondo trimestre sul trimestre precedente sarebbe di -5,4%.

Si ipotizza un calo del Pil anche nel terzo e quarto trimestre, sebbene con ritmi meno intensi di quelli osservati nel secondo trimestre (quando l’impatto può aver spiazzato in modo più immediato l’attività produttiva), a un passo del 3,25%, il 60% del tasso di decrescita nel secondo trimestre. In questo caso, il Pil russo scenderebbe del 4,6% rispetto al 2021. Si tratterebbe di una forte caduta, anche se non così forte come quella prevista dall’Occidente. Il tasso di crescita del quarto trimestre 2022 sul quarto trimestre 2021 sarebbe però del -11%.

Produzione industriale in calo; l’inflazione è il doppio di quella dell’area euro

Ad aprile e maggio 2022 il tasso di crescita tendenziale della produzione industriale è diventato negativo (rispettivamente 1,6 e 1,7%). Tra febbraio e maggio 2022 il tasso di crescita della produzione industriale (al netto della stagionalità e annualizzato) è del -3%.

L’inflazione tendenziale ha mostrato valori molto alti a partire da marzo 2022 (17-18%) L’aumento mensile dei prezzi è stato particolarmente forte a marzo (7,5%, al netto della stagionalità), anche se poi l’aumento si è attenuato.

Cambio rublo-euro: perché la valuta russa si è rafforzata con la guerra

Il rublo è stato sulle montagne russe dall’invasione russa dell’Ucraina. Dopo un iniziale deprezzamento, la valuta russa si è notevolmente rafforzata. Questo per due motivi:

  • Il primo è di natura finanziaria: la banca centrale russa, per contrastare l’iniziale deprezzamento del rublo ha alzato il tasso di interesse di riferimento fino al 20% dal 28 febbraio all’8 aprile (il tasso è ora al 9,5%); impedito a soggetti russi di scambiare rubli in cambio di altre valute; obbligato aziende russe a convertire in rubli una vasta percentuale (inizialmente dell’80%, poi ridotta al 50%) dei pagamenti per esportazioni ricevuti in valuta straniera (Gazprombank, ad esempio, è stata costretta a convertire il 100% del ricavato dalla vendita di idrocarburi in rubli).
  • Il secondo riguarda le transazioni correnti della bilancia dei pagamenti: le sanzioni hanno frenato le importazioni, mentre le esportazioni sono cresciute per effetto dell’aumento del prezzo degli idrocarburi. Il flusso netto di valuta estera si è quindi rafforzato spingendo all’apprezzamento del rublo.

Il peso delle sanzioni sull’economia russa: import ed export in affanno

La Russia non riesce a spendere in importazioni, per via delle sanzioni, quello che incassa, nonostante le stesse sanzioni, con l’export.

Il surplus delle partite correnti della bilancia dei pagamenti (esportazioni meno importazioni) nel periodo gennaio-maggio 2022 si è triplicato rispetto allo stesso periodo del 2021. Nel primo trimestre (per cui sono disponibili dati disaggregati), il valore delle esportazioni è aumentato di quasi il 60% rispetto al primo trimestre dello scorso anno. Tuttavia, anche le importazioni hanno mostrato un aumento (+12%). Quest’ultimo dato può essere in parte spiegato dall’aumento del commercio con paesi non sanzionatori (quali Cina e India) e dal fatto che a gennaio e buona parte di febbraio non erano ancora attive le sanzioni occidentali contro la Russia. Inoltre, il tasso di crescita tendenziale non consente di ricavare la tendenza più recente (cioè la variazione rispetto al quarto trimestre del 2021, l’ultimo completamente senza sanzioni).

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