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Draghi, Moscovici, Nava: tre spine per Piazza Affari

La strigliata del presidente della Bce e dell’eurocommissario al Governo italiano suonano come un indiretto appoggio alla linea ragionevole di politica economica del ministro Tria ma mettono ansia ai mercati – La dimissioni del presidente della Consob gettano altra benzina sul fuoco – A Torino si commemora Marchionne

Draghi, Moscovici, Nava: tre spine per Piazza Affari

“Negli ultimi mesi le parole sono cambiate molte volte. Quel che ora aspettiamo sono i fatti, principalmente la legge di bilancio e la successiva discussione parlamentare”. La sferzata di Mario Draghi all’esecutivo italiano non lascia adito a dubbi: “Abbiamo visto che le parole hanno fatto alcuni danni, i tassi sono saliti, per le famiglie e le imprese” anche se “tutto ciò non ha contagiato granché altri paesi dell’Eurozona, rimane un episodio principalmente italiano”.

Paese in cui, dice il commissario Ue agli affari economici Pierre Moscovici, “vedo piccoli Mussolini”. Infine, a Montecitorio, è andato in scena il monito di Guenther Ottinger, commissario europeo per il Bilancio: “Non credo che per l’Italia sia una buona idea aumentare il debito”. Insomma, un sostegno esplicito alla linea del ministro dell’Economia Giovanni Tria, citato da Draghi assieme al premier Conte e al ministro degli Esteri Moavero.

NAVA S’ARRENDE. DI MAIO: “BASTA CON I SERVI DELLA FINANZA”

A Roma nelle stesse ore si esauriva, dopo solo cinque mesi, l’esperienza di Maio Nava alla Consob, costretto dai due partner di governo ad un “gesto di sensibilità istituzionale”, ovvero le dimissioni per “incompatibilità tra il distacco dagli uffici tecnici della Commissione europea e la guida di una Autorithy nazionale”. Esulta il vicepremier Luigi Di Maio: “Nomineremo un servitore dello stato e non della finanza internazionale. Volteremo pagina assicurando alla Consob un presidente che possa esercitare pienamente e liberamente il suo ruolo”.

Proprio ieri si è consumato un altro caso di scuola del conflitto che oppone la logica dei mercati alla pretesa di piegare l’economia ai voleri della politica. La Banca centrale turca, sfidando i voleri di Erdogan, ha alzato ieri i tassi dal 17,75% al 24%. Una mossa richiesta dal mercato per porre freno all’inflazione ma soprattutto per dimostrare l’indipendenza dell’istituto dal governo, un ingrediente essenziale per attrarre la fiducia degli investitori. Un braccio di ferro che promette di proseguire. Non solo ad Istanbul, perché le cose turche si vedranno soprattutto a Roma.

Il caso Italia, almeno per ora, non turba più di tanto i mercati, ieri concentrati, oltre che sulla conferma dei tassi della Bce e della Bank of England, sui dati dell’inflazione Usa, salita meno del previsto.

CRESCITA LENTA PER IL PIL CINESE. TOKYO IN SALUTE

A favorire il rialzo dei listini asiatici stamane è il clima più disteso sul fronte dei dazi. L’indice Nikkei di Tokyo guadagna l’1% nel finale di seduta. La settimana chiude con un rialzo superiore al 3%. Hong Kong sale dello 0,8% dai prezzi di chiusura di venerdì scorso, l’1% nella settimana, rimbalzando così dai minimi roccati rispetto a gennaio (-20%). L’indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen è piatto, i bilancio settimanale negativo (-1,2%).

Stanotte l’ufficio di statistica di Pechino ha diffuso una serie di dati macroeconomici. In agosto la produzione industriale cinese è salita del 6,1%, in linea con luglio e allineata alle attese. Le vendite al dettaglio, nello stesso mese, sono salite del 9%, poco più del previsto. Rallentano gli investimenti in conto capitale, che nei primi otto mesi del 2018 segnano un incremento del 5,3%, dal +5,5% dei primi sette mesi: gli economisti stimavano +5,6%.

MENO INFLAZIONE, DOLLARO PIÙ DEBOLE

Il dollaro si sta indebolendo nei confronti delle più importanti controparti, anche per il dato sull’inflazione Usa, salita meno del previsto. Stamattina l’euro sfiora quota 1,170: diminuisce la necessità di una stretta sui tassi. Piace al mercato anche la decisione del Congresso che, su iniziativa dei Repubblicani, ha reso permanenti i tagli fiscali già adottati per quest’anno.

In terreno positivo Wall Street: il Dow Jones ha chiuso con un rialzo dello 0,57%, S&P 500 +0,53%, Nasdaq +0,75%. Il rimbalzo del listino tecnologico è legato alla riscossa di Apple (+2,4%) e dal rally dei chip: Qualcomm sale del 4% sull’oda dell’annuncio di un nuovo buy back.

PETROLIO STABILE, TONFO DI SAIPEM

Stabili stamane i prezzi del petrolio dopo la frenata di ieri. Il Brent tratta a 78,26 dollari, in calo rispetto ai massimi di mercoledì, quando è stata superata la soglio di 80 dollari. Nella settimana, però, il greggio del mare del Nord è in rialzo dell’1,8%, il Wti dell’1,3%.

In forte ribasso ieri a Piazza Affari Saipem (-5%), il peggior titolo del listino, dopo che la società ha annunciato l’uscita del direttore finanziario Giulio Bozzini. SocGen ha rafforzato il giudizio Buy spingendo il target price a 5,46 euro da 5,25 euro. Eni -0,2%.

FRANCOFORTE CONFERMA: LA CRESCITA UE RALLENTA

Le riunioni della Bce e della Bank of England non hanno riservato sorprese. La Bce ha lasciato i tassi d’interesse invariati. Mario Draghi ha ribadito la volontà di mantenere i tassi fermi almeno fino alla prossima estate e l’intenzione di procedere con il reinvestimento dei titoli in scadenza. Non si parlerà di rialzi fino a quando l’inflazione, oggi all’1,7%, non si avvicinerà stabilmente a livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine.

Le previsioni macroeconomiche confermano il lieve rallentamento della crescita. Il Pil dell’Eurozona crescerà al ritmo del 2% nel 2018, dell’1,8% nel 2019 e dell’1,7% nel 2020, mentre a giugno gli esperti della Bce avevano previsto una crescita del 2,1% nel 2018, dell’1,9% nel 2019 e dell’1,7% nel 2020.

PIAZZA AFFARI MAGLIA NERA D’EUROPA

Piazza Affari è tornata ad essere la maglia nera in Europa: -0,56%, 20.846 punti, al termine di seduta in altalena. Hanno chiuso in odine sparso le altre piazze europee: Francoforte +0,19%; Parigi -0,08%; Madrid +0,24%; Londra -0,4%; Zurigo +0,04%.

IN ASTA BTP AI MASSIMI DAL 2014

La sonora strigliata di Draghi agli esponenti del governo italiano ha avuto impatti modesti su Spread e Btp decennale: 234 punti base, 2,78%.

In mattinata il Tesoro ha collocato 7,75 miliardi di euro complessivi di Btp, tra cui il nuovo benchmark a 7 anni, su un’offerta compresa tra 6,25 e 7,75 miliardi BITX. Ben assorbiti anche le emissioni a 3 e 30 anni, rispettivamente per 2,5 miliardi e per 1,5 miliardi. Ma i tassi su tutti e tre i titoli sono risultati ai massimi dal 2014.

DEBOLI I BANCARI. MALACALZA AVANZA IN CARIGE

Debole ieri il comparto bancario, con l’indice di settore italiano che lascia sul terreno lo 0,09%, contro +0,76% dello Stoxx delle banche: Intesa Sanpaolo -0,5%, Unicredit +0,6%, Ubi Banca -0,9%.

In salita Carige +1,2%. Malacalza Investimenti ha annunciato di aver incrementato la sua partecipazione portandola al 27,55% e che si riserva di valutare l’incremento ulteriore della quota, comunque restando sotto la soglia del 30%.

Il rimbalzo di Apple ha avuto un’immediata eco in Europa: Stm ha chiuso con un progresso del 2,2%.

RIMBALZA STM, FRENA FCA. OGGI SI CELEBRA MARCHIONNE

Seduta debole per Fiat Chrysler, in calo a 14,96 euro: il titolo consolida il +5% di ieri. Oggi al Duomo di Torino si terrà la celebrazione di Sergio Marchionne, che verrà replicata la prossima settimana a Detroit.

Il mercato rimane in attesa di novità su due fronti. La vendita di Magneti Marelli è data ormai per imminente. Il fondo Kkr ha ottenuto l’esclusiva a trattare su una base di circa 6 miliardi. Tempi stretti anche la successione di Alfredo Altavilla ai vertici della regione Emea. Il favorito è il torinese Pietro Gorlier, oggi alla guida di Marelli, Mopar e di tutta la componentistica (comprese Teksid e Comau).

MEDIASET PROMETTE “QUALCOSA DI GROSSO”

In leggero rialzo Mediaset a 2,53 euro (-20% rispetto a 12 mesi fa). Nel corso della conferenza stampa per presentare la nuova Retequattro, Pier Silvio Berlusconi ha detto che Mediaset “sta lavorando a qualcosa di grosso e di complesso” nell’ambito del progetto di aggregazione paneuropea fra tv generaliste. La rete francese Tf 1 ha già smentito un suo interesse.

CHIARA FERRAGNI FA VOLARE GIGLIO GROUP

La giornata è stata vivacizzata dal balzo di Giglio group (+14,33%). A spiegare il balzo è l’accordo con Blonde Salad, il blog gestito da Chiara Ferragni. Il portale i Box di Giglio gestirà l’e-commerce legato all’esplosiva blogger, vera star della rete non solo i Italia (ogni suo consiglio per gli acquisti supera i 500 mila followers).

Piatta Juventus (-0,53%) che ha chiuso l’esercizio al 30 giugno 2018 con una perdita pari a 19,2 milioni di euro, che si confronta con l’utile netto di 42,6 milioni del 2016-2017.

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