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Draghi è sempre SuperMario: per governare i cambiamenti ci vuole una strategia con tanti investimenti ed eurobond

Nei giorni Mario Draghi ha fatto a Washington un discorso affascinante sul futuro indicando una strada che permetta all’Europa di capire le novità e di governarle. La speranza è quella di vederlo alla testa della Ue dopo le elezioni di primavera

Draghi è sempre SuperMario: per governare i cambiamenti ci vuole una strategia con tanti investimenti ed eurobond

Il mondo sta cambiando, la globalizzazione ha avuto i suoi meriti ma anche i suoi limiti, i prossimi shock dell’economia non verranno più solo da conflitti politici o disastri naturali ma da shock dal lato dell’offerta che richiederanno somme enormi per gestire i cambiamenti e le transizioni. Occorre lucidità d’analisi e una nuova strategia che vada oltre la dimensione di un solo Paese. In altre parole: più investimenti anche a costo di maggiori deficit pubblici per stimolare la crescita e combattere le diseguaglianze senza dimenticare l’importanza di innalzare la produttività e di assegnare un nuovo ruolo della politica di bilancio che arrivi dove la sola politica monetaria non può arrivare. Ma per finanziare i colossali investimenti che ci attendono occorre “emettere debito comune”. Chi meglio di Mario Draghi potrebbe dire queste cose e tracciare una traiettoria di sviluppo per l’Europa che non vuole arrendersi al declino. E’ quanto SuperMario ha fatto in settimana con un discorso meraviglioso ritirando a Washington il premio Paul A. Volcker Lifetime Achievement Award che gli conferito la prestigiosa associazione di economisti Nabe. Nessuno come lui è in grado di leggere i cambiamenti e di disegnare il futuro in uno scenario affascinante ma al tempo stesso realistico. Chissà se chi ha fatto colpevolmente cadere nel 2022 il suo Governo se ne rende conto ma di sicuro ogni volta che Draghi parla cresce la speranza di vederlo, dopo le elezioni di primavera, alla testa dell’Europa. In giro non c’è un Presidente del Consiglio europeo migliore di lui e sarebbe un delitto tenerlo in panchina. Grande, Mario.

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