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Dollaro superstar dopo l’addio della fed al Quantitative easing. Brilla Fca sulle ali della Ferrari

La moneta americana ai massimi da tre settimane sull’euro e sullo yen dopo lo stop della Fed all’acquisto di titoli – Oggi per l’Italia il test dell’asta Btp – Sotto tiro le banche europee e Mps sempre in affanno – Exploit di Fca dopo lo spinoff della Ferrari: ora Marchionne ha i soldi per investire – Perchè soffrono Stm e Saipem.

Dollaro superstar dopo l’addio della fed al Quantitative easing. Brilla Fca sulle ali della Ferrari

DOLLARO SUPERSTAR, BANCHE EUROPEE SOTTO STRESS. MARCHIONNE SPINGE FCA CON UN MOTORE FERRARI

Vola il dollaro ai massimi da tre settimane a quota 1,2624 sull’euro e 109,12 sullo yen. Sale Tokyo +0,5%, sempre più dipendente dal rapporto di cambio con la moneta Usa. In calo gli altri listini asiatici, più sensibili ai finanziamenti in arrivo dagli Usa.

Arretrano in particolare Giacarta –0,5 e la Corea del Sud -0,6%, assieme alle valute locali. Hong Kong -0,2%. La banca centrale brasiliana ha invece aumentato a sorpresa i tassi all’11,25%, il massimo degli ultimi tre anni. E’ stata questa la prima risposta dei mercati alla conclusione prevista, del QE, cioè del programma di acquisti di titoli da parte della Fed. Anche Wall Street ha assorbito la notizia senza particolari traumi: l’indice Dow Jones ha ceduto lo 0,18%, l’S&P 500 circa lo 0,15% e il Nasdaq lo 0,33%.

MILANO SOFFRE, OGGI IL TEST DELL’ASTA BTP

In Europa è stata una giornata d’attesa dell’esito del vertice Fed per la maggior parte dei listini: Londra ha guadagnato lo 0,8% e Francoforte lo 0,2%. Parigi poco mossa. Emergono segnali inquietanti sul fronte Est: negli ultimi due giorni, scrive il Financial Times, si sono state numerose incursioni sui territori Nato di aerei russi. L’improvvisa pioggia di vendite sui titoli bancari ha condizionato Milano -1,6% e Madrid -1,8%.

Lo spread tra Btp e Bund è sceso a 161 punti base e il tasso del decennale domestico al 2,50%. In asta il Tesoro ha fatto il pieno di Bot, collocando tutti i 6,5 miliardi di euro offerti, anche se la domanda (11,2 miliardi) non è stata eccezionalmente forte, nonostante il rialzo dei rendimenti allo 0,379%.

Oggi l’appuntamento più atteso, l’asta dei titoli a medio-lungo termine. E’ prevista una buona domanda ma a tassi in ascesa. In particolare il Btp 10 dovrebbe salire al 2,5% (contro il 2,45% di settembre), il Btp 5 all’1,27% (da 1,06%).

MIGLIORA IL LAVORO USA: QE ADDIO, OGGI I DATI DEL PIL

La Federal Reserve ha così deciso, dopo sei anni di stimoli, di metter fine agli acquisti del Quantitative Easing a sostegno dell’economia, già tagliati a 15 miliardi al mese. E, ormai ridotti a 15 miliardi al mese. La decisione è stata presa con il voto favorevole di nove membri su dieci, mentre il presidente della Fed di Minneapolis, Narayana Kocherlakota, si è espresso contro, poiché desiderava che la Fed continuasse il programma. L’ultima versione di Qe, varata nel settembre 2012, prevedeva in origine acquisti per 85 miliardi al mese. Dallo scorso dicembre la Fed ha progressivamente ridotto, in sette tappe l’importo.

Nessuna sorpresa sui tassi che resteranno vicini allo zero per “un periodo di tempo considerevole”. Ma il comitato monetario della banca centrale ha rivisto i toni del comunicato, con un tocco di ottimismo in più per l’occupazione. In sostanza, il FOMC ha sottolineato i miglioramenti del mercato del lavoro, e dell’economia in generale, ha sminuito il calo delle attese di inflazione, e non ha nemmeno citato direttamente la recente volatilità sui mercati: l’aumento del costo del denaro potrebbe essere più vicino del previsto.

Oggi i mercati attendono l’altro grande appuntamento della settimana: i dati provvisori del Pil Usa del terzo trimestre che potrebbe confermare il recupero dell’economia Usa che traspare dal comunicato Fed. In serata ci sarà un intervento di Janet Yellen.

BRILLA FCA, MARCHIONNE HA I SOLDI PER INVESTIRE

Al centro dell’attenzione ieri i fuochi di artificio, a Milano come a Wall Street per Fiat Chrysler Automobiles +12,8% a 8,60 euro dopo l’annuncio dello scorporo di Ferrari, la distribuzione dei titoli della Rossa presso i soci Fca, salvo un 10% collocato tra gli investitori in vista di una quotazione a Wall Street e “presso un’altra Borsa europea”. E’ stato annunciato anche il lancio di un prestito obbligatoriamente convertibile in azioni (che godranno del bonus Ferrari) per un ammontare di 2,5 miliardi di dollari. Le operazioni annunciate consentiranno di raccogliere almeno 4 miliardi di euro, destinate a finanziare il piano di investimenti nei nuovi modelli.

Il titolo Fca, a lungo sospeso per eccesso di rialzo, ha chiuso a 8,60 euro con un rialzo del 12,8%. Exor, il primo socio di FCA (e presto di Ferrari) con il 30% ha guadagnato il 7%. Secondo i conti degli analisti il beneficio dell’operazione è di circa 1-1,5 euro per azione a seconda della valutazione della Ferrari: 5-6 miliardi secondo le stime correnti mentre per Sergio Marchionne il valore è più alto (in passato ha parlato di 10 miliardi). Sono così passati in secondo piano i dati non eccellenti del trimestre. L’Ebit è stato pari a 926 milioni di euro, inferiore ai 937 milioni indicati dal consensus degli analisti.  I ricavi hanno superato le previsioni, raggiungendo 23,5 miliardi, contro attese a 22,2 miliardi. A fine settembre il debito netto industriale era pari a 11,3 miliardi di euro. Il management ha confermato il raggiungimento dei target previsti per l’intero 2014, con un Ebit compreso fra 3,6 e 4,0 miliardi di euro.

SOTTO TIRO LE BANCHE EURO. NUOVA FRANA PER MPS

Continua la pressione sui titoli bancari della zona euro: l’indice Stoxx di settore per i Paesi con la moneta comune scende del 3,28%, contro l’1,6% di quello che include anche i Paesi con altra moneta. Le vendite non risparmiano anche gli istituti che hanno superato bene la prova dell’esame europeo. La sensazione è che, finita la fase dei test, la speculazione stia svuotando i portafogli. Ne risente in particolare il comparto italiano, sotto stress nell’attesa delle scelte di Monte Paschi e Carige.

Monte Paschi, nonostante il divieto dello scoperto imposto dalla Consob, ha accusato ieri la perdita peggiore: -8,2%. L’obiettivo di stare da soli “va riconsiderato. Mio malgrado”, ha commentato ieri Alessandro Profumo, secondo cui “nulla è precluso” sulla strada delle aggregazioni. Pesanti anche gli altri bancari: Unicredit -4,5%, Intesa -3,7%, Popolare Milano -5,7%, Popolare Emilia -5,8%, Ubi Banca -4,7%. Tra le assicurazioni, UnipolSai -3,2%, Generali -1,2%.

STM PEGGIOR BLUE CHIP, AFFONDA SAIPEM

Giornata di sofferenza anche per altre blue chip. La performance peggiore è stata quella di StM -10% dopo il profit warning sulle prospettive del quarto trimestre. Finmeccanica ha perso il 3,8%. In caduta libera Saipem -6%, che martedì ha rivisto in calo le prospettive per l’intero esercizio 2014. Piovono i giudizi negativi: SocGen e Citigroup hanno abbassato le raccomandazioni a Sell. Credit Suisse ha ridotto il prezzo obiettivo da 15 a 12,2 euro, ribadendo il rating underperform, Ubs lo ha tagliato da 13,5 a 13 euro (sell). E ancora: Deutsche Bank da 16 a 12,5 euro (sell), Morgan Stanley da 18 a 16,5 euro (equalweight), Canaccord Genuity da 16 a 13 euro (hold), Equita da 20 a 17 euro (hold) e Natixis da 17,6 a 14,4 euro (neutral).

Oggi è in programma la conference call sui dati trimestrali della controllante Eni -0,7%. Tra le utility, infine, frenata per A2A -3,2% e Enel Green Power -1,8%. Enel -0,1%.

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