Condividi

Delocalizzare in Vietnam: l’importanza della location

Il Vietnam si è sviluppato nel corso degli ultimi anni come un importante hub manifatturiero, affermandosi in Asia tra le destinazioni predilette dagli investitori stranieri come base per espandere il proprio business – Secondo i dati divulgati dal Global Manufacturing Competitiveness Index, entro cinque anni sarà tra i primi dieci al mondo.

Delocalizzare in Vietnam: l’importanza della location

Secondo i dati divulgati dal Global Munufacturing Competitiveness Index 2013, il Vietnam, entro i prossimi cinque anni, è destinato a raggiungere il decimo posto nella classifica dei paesi maggiormente competitivi nell’industria manifatturiera.

I vantaggi che caratterizzano il Vietnam rispetto ai paesi vicini sono svariati: primo tra tutti, con una popolazione di circa 87 milioni di abitanti, il paese si distingue non solo per il significativo numero di giovani in età lavorativa, ma anche per i suoi bassi costi del lavoro. È infatti terzo tra le destinazioni più economiche in Asia sotto il profilo dei costi della forza lavoro, dietro solo a Cambogia e Bangladesh che, però, a differenza del Vietnam si contraddistinguono per gli elevati livelli di corruzione e una sostanziale instabilità politica.

Il Vietnam è inoltre una destinazione strategica per gli investimenti esteri se si considera che non solo il paese è membro della WTO e dell’ASEAN, ma che entro il 2015 entrerà a far parte dell’ASEAN Economic Community (AEC) e della Trans Pacific Partnership (TPP – che coinvolge Brunei, Singapore, Malaysia, Australia, Nuova Zelanda, Cile, Perù, Messico, Stati Uniti e Canada, e che prossimamente vedrà l’adesione anche del Giappone). Sempre entro il 2015 è prevista inoltre l’entrata in vigore di un accordo di libero scambio con l’UE.

Infine, seguendo l’esempio di altri paesi circostanti come la Cina, come parte del processo di sviluppo economico-sociale del paese, anche in Vietnam si sono affermate speciali “zone economiche”, verso le quali le autorità governative hanno cercato di incanalare gli investimenti esteri, favorendoli attraverso agevolazioni fiscali e politiche preferenziali.
In Vietnam si distinguono, in particolare, quattro tipologie di zone chiave: zone economiche (economic zones – EZ); zone industriali (industrial zones – IZ); zone destinate alla lavorazione di beni destinati all’esportazione (export processing zones – EPZ); e infine, di recente sviluppo, speciali zone chiave per l’industria hi-tech (high-tech zones – HTZ).

Un operatore estero che si prepara a delocalizzare nel paese può, sulla base delle proprie esigenze e business, scegliere tra queste diverse speciali zone economiche. A metà del 2013, gli investimenti diretti esteri che coinvolgevano le zone economiche e i parchi industriali presenti in Vietnam ammontavano a più di USD 110 miliardi, a cui si aggiungevano circa USD 715 milioni di investimenti domestici.

All’interno delle quattro tipologie di zone, gli investitori possono beneficiare di particolari politiche preferenziali, quali diverse tariffe sui prodotti esportati e agevolazioni fiscali per quanto riguarda le imposte sul reddito d’impresa. Per esempio, la costituzione di nuove imprese all’interno delle EZ, delle HTZ o in aree del paese contraddistinte da condizioni economico-sociali particolarmente difficili, viene incoraggiata dal governo vietnamita attraverso: imposte sul reddito pari al 10% per i primi 15 anni di operatività; o, a seconda dei casi, esenzione fiscale per una durata non superiore ai 4 anni (a partire dal primo anno in cui l’azienda abbia un reddito imponibile o realizzi un effettivo turnover), in aggiunta a una decurtazione del 50% dell’ammontare dell’imposta sul reddito d’impresa dovuta per non più di 9 esercizi consecutivi e una riduzione del 50% della tassazione sul reddito personale.
Agevolazioni anche per quanto riguarda l’IVA, che nel paese è attualmente pari al 10%, ma che può talvolta essere completamente azzerata, a seconda che riguardi speciali zone economiche o particolari settori identificati come prioritari.

Le zone economiche speciali si raccolgono sostanzialmente in tre gruppi, ciascuna soggetta a diverse politiche incentivanti sulla base del rispettivo decreto governativo:
– la zona economica del Nord, che include le otto provincie e municipalità di Hanoi, Hai Phong, Hai Duong, Ha Tay, Hung Yen, Bac Ninh, Quang Ninh e Vinh Phuc;
– la zona economica Centrale, che coinvolge la municipalità di Da Nang e le quattro provincie di Binh Dinh, Quang Nam, Quang Ngai e Thua Thien Hue;
– la zona economica del Sud, che copre le otto municipalità e provincie di Ho Chi Minh, Ba Ria -Vung Tau, Binh Duong, Binh Phuoc, Dong Nai, Long An, Tay Ninh e Tien Giang.
A fianco di queste zone è previsto inoltre lo sviluppo, entro il 2020, di ulteriori zone economiche di confine, finalizzate a favorire l’integrazione con la Cina e gli Stati dell’ASEAN; queste zone economiche saranno situate nelle seguenti aree: Linh (Cao Bang) – Longbang (Guangxi), Mong Cai (Quang Ninh) – Dongxing (Guangxi), Dong Dang (Lang Son) – Pingxiang (Guangxi) e Lao Cai (Lao Cai) – Hekou (Yunnan).

Le zone industriali sono rappresentate da particolari aree destinate alla produzione industriale e all’approvvigionamento di servizi legati al settore manifatturiero; le zone industriali che si contraddistinguono maggiormente per le difficili condizioni economico-sociali sono le aree che beneficiano maggiormente di incentivi fiscali: in relazione alla zona specifica in oggetto, gli investitori esteri possono beneficiare di un’esenzione fiscale fino a due anni e di una riduzione del 50% dell’importo dell’imposta dovuta al governo per un determinato numero di anni, normalmente compresa tra il 10% e il 20% e attualmente pari al 22% nel resto del paese.

Le EPZ sono aree specializzate nella produzione e nella lavorazione di prodotti destinati all’esportazione, nonché nell’approvvigionamento di servizi associati. Queste zone sono identificate in quattro nuclei principali: tre all’interno della municipalità di Ho Chi Minh (Tan Thuan e Linh Trung I e II) e uno, il più recente, nella provincia di Tay Ninh (Linh Trung III).

Infine, vi sono tre high-tech zones, distribuite sul territorio in corrispondenza delle tre principali zone economiche: Hoa Lach HTZ a nord, nella capitale Hanoi; Da Nang HTZ, nella provincia centrale di Da Nang; e Saigon HTZ a Ho Chi Minh, città situata nel sud del paese. Sono aree che si distinguono per la forte concentrazione sullo sviluppo dell’industria high-tech, R&S, formazione di lavoratori qualificati nell’ambito dell’ICT e commercializzazione di prodotti tecnologici.

Oltre a questo contesto particolarmente favorevole nei confronti degli investimenti esteri, è da evidenziare un elemento di criticità che un operatore estero che si affaccia al mercato vietnamita deve considerare, ovvero il sostanziale e continuo aumento del livello di salario minimo imposto dal governo.
Il nuovo decreto 182/2013/ND-CP, in sostituzione del precedente 103/2012/ND-CP, ha stabilito un ulteriore aumento del livello di salario minimo mensile, che a partire dall’inizio del 2014 è aumentato del 15% in media nel paese. A tutela dei lavoratori qualificati, è stato inoltre sancito che a questi sia garantito un salario superiore almeno del 7% rispetto al salario destinato ai lavoratori non qualificati. Le autorità governative vietnamite considerano quattro diversi livelli di salario minimo in corrispondenza di quattro diverse regioni.

La Regione I (che comprende le aree urbane di Hanoi, Ho Chi Minh, Hai Phong, Vung Tau, Thu Dau Mot, Bien Hoa, e la provincia di Ba Ria-Vung Tau, nonché alcuni distretti rurali nelle provincie di Binh Duong e Dong Nai) ha osservato un aumento del 15% del livello di salario minimo mensile, aumentato da VND 2.350 mila a VND 2.700 mila (ca. USD 130).
Un aumento del 14% è stato invece osservato nella Regione II (che interessa la municipalità di Hung Yen e i distretti rurali di Hanoi, Hai Duong, Hai Phong e Hung Yen), dove il salario minimo è passato da VND 2.100 mila a VND 2.400 mila (ca. USD 115).
La Regione III (che include la città di Chi Linh, i distretti rurali delle provincie di Hai Duong e Vinh Phuc e le rimanenti città provinciali), è stata l’area che ha riscontrato il maggiore aumento nel livello di salari minimi, aumentati del 17%, da VND 1.800 mila a 2.100 mila (ca. USD 100).
Infine, la Regione IV (che comprende le restanti località del paese), ha registrato un incremento del 15% del minimo salariale mensile, che è cresciuto da VND 1.650 mila a VND 1.900 (ca. USD 90).

Nonostante questi aumenti sostanziali, il costo del lavoro in Vietnam resta ancora basso e altamente competitivo rispetto ai paesi circostanti e, inoltre, le prospettive di crescita del paese sono molto positive.
Dopo aver chiuso il 2013 con ottimi risultati economici, il governo vietnamita ha fissato come obbiettivi per il 2014: una crescita annua del PIL pari al 5,8%; il contenimento dell’inflazione attorno al 7% (lo scorso anno è stato raggiunto un livello del 6% circa, risultato straordinario considerato che solo nel 2011 il paese registrava tassi d’inflazione attorno al 18%); un aumento del 10% dell’export del paese, seguito da un incremento delle importazioni sulle esportazioni del 6%; la creazione di 1,6 milioni di nuovi posti di lavoro e la riduzione della povertà nel paese del 2% circa.

Commenta