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Decreti e voti di fiducia: sono troppi o no? Ecco i numeri

Il governo Renzi è ricorso 41 volte al voto di fiducia e ha presentato 27 decreti, a cui ne vanno aggiunti i 26 ereditati dal governo Letta e 4 dal governo Monti – Le leggi di conversione sono passate dal 28,6% al 60% – Ma la decretazione d’urgenza e i voti di fiducia sono figli di un Parlamento tripolare che rende difficile la governabilità.

Decreti e voti di fiducia: sono troppi o no? Ecco i numeri

Eccessivo ricorso alla fiducia, troppi decreti, il Parlamento espropriato della propria funzione legislativa: queste le accuse lanciate al governo e che in questi giorni infiammano il dibattito politico. Accuse fondate? I numeri possono essere d’aiuto, poi ognuno formulerà i propri giudizi.

Cominciamo con il ricorso alla fiducia. In questa 17esima legislatura, iniziata il 15 marzo 2013, il governo ha fatto ricorso alla fiducia 41 volte, con una media in questi 24 mesi di circa una ogni 15 giorni. L’attuale esecutivo guidato da Renzi ha posto la prima questione di fiducia quasi al debutto, il 12 marzo dell’anno scorso, appena una ventina di giorni dopo l’avvio del mandato. L’ultima fiducia è stata posta il 18 febbraio alla Camera sulla proroga dei termini e nello stesso giorno al Senato sulle imprese di interesse nazionale e l’area di Taranto Tra Camera e Senato siamo arrivati a quota 31 (qualche fiducia e’ stata presentata sia a Montecitorio che a Palazzo Madama sul medesimo argomento).

Quanto ai decreti, dall’inizio della legislatura sono 57 quelli che hanno impegnato Camera e Senato nella conversione in legge: 26 del governo Letta, 27 quelli del governo Renzi, cui occorre aggiungerne 4 ereditati da Camera e Senato dal precedente governo Monti.

Proprio sull’eccessivo ricorso alla decretazione d’urgenza da parte del governo la commissione Affari Costituzionali di Montecitorio la scorsa primavera aveva avviato un’indagine. Motivata dai numeri: il dato percentuale delle leggi di conversione sul totale delle leggi approvate ha subito una brusca impennata, passando dal 28,6% della XV legislatura e dal 27,1% della XVI all’attuale 60%.

Ebbene, quest’indagine avrebbe dovuto concludersi in tempi brevi, entro giugno, poi però era stata decisa una proroga. Sul tema tuttavia c’e stata una sola riunione della commissione, che ha ascoltato vari esperti e giuristi, e poi tutto è finito lì. La prima e unica riunione su questo argomento è stata il 19 giugno scorso. Fine, non c’è più stato alcun seguito. 

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