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Debiti Pa: decreto rinviato ai prossimi giorni, ma non ci sarà l’aumento dell’Irpef

La riunione del Cdm era già stata rinviata dalle 10 alle 19, ma nel pomeriggio Palazzo Chigi ha fatto sapere che “si terrà nei prossimi giorni” – Ancora troppi i punti da limare, ma il giallo sull’Irpef regionale è risolto: il Governo assicura che l’aumento dell’addizionale non sarà anticipato a quest’anno.

Debiti Pa: decreto rinviato ai prossimi giorni, ma non ci sarà l’aumento dell’Irpef

Niente da fare, tutto rinviato. Palazzo Chigi fa sapere che “il Consiglio dei ministri previsto per oggi si terrà nei prossimi giorni”. Il Governo avrebbe approvare stasera il decreto per sbloccare 40 miliardi da destinare al pagamento di alcuni debiti della pubblica amministrazione. La riunione del Cdm era già stata rinviata dalle 10 alle 19, ma nel primo pomeriggio il ministro dell’Economia Vittorio Grilli, in accordo con il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, “ha fatto presente al presidente del Consiglio l’opportunità di proseguire gli approfondimenti necessari per definire il testo del decreto”. 

Intanto, stamane si è risolto il giallo relativo al possibile anticipo dell’aumento dell’addizionale Irpef. La misura era contenuta in una bozza del decreto circolata ieri: in serata Grilli aveva spiegato che la norma non sarebbe comparsa nel testo definitivo, ma la precisazione non è stata sufficiente ad evitare che oggi divampassero le polemiche dei partiti e delle parti sociali. Questa mattina, dunque, è arrivata la conferma: il balzello ci sarà, ma solo a partire dal 2014, come previsto dal decreto sul federalismo fiscale. 

Il testo circolato ieri, invece, consentiva alle Regioni che utilizzeranno anticipi di cassa di effettuare già nel 2013 l’aumento dell’aliquota addizionale Irpef fino ad un massimo dello 0,6%, alzando così il tetto dall’attuale 1,73 al 2,33%.

“Stando alle risoluzioni approvate ieri in Parlamento, l’aumento delle imposte per i cittadini non risulta agli atti – ha detto questa mattina su Rai 3 Michel Martone, viceministro del Lavoro e delle Politiche sociali – anche perché c’è stata una presa di posizione molto forte di tutti i partiti. Si tratta di indiscrezioni giornalistiche”.

Secondo gli elementi fin qui raccolti sul contenuto del testo all’esame del governo, i rimborsi dovrebbero spettare prima alle imprese, privilegiando le fatture più vecchie, poi alle banche.

La prima metà dei pagamenti arriverà quest’anno, la seconda nel 2014. In tutto, si tratta di 19 miliardi da parte dei Comuni, 14 dalle Asl e 7 dallo Stato centrale. A beneficiarne saranno circa 215 mila imprese, che secondo Unimpresa vantano un credito medio di 422 mila euro. 

E’ previsto un allentamento del patto di stabilità interno per consentire a Comuni e Regioni di spendere immediatamente fino a un massimo di 5 miliardi già in cassa. Inoltre, sarà istituito un Fondo con una dotazione di tre miliardi per il 2013 e di cinque per il 2014 in favore delle amministrazioni con risorse insufficienti al pagamento dei debiti. I prestiti dovranno essere restituiti in rate dilazionate fino a un massimo di 30 anni.   

Dei 20 miliardi previsti per il 2013, una quota significativa sarà destinata a investimenti: circa sette miliardi non ancora contabilizzati, che saranno finanziati aumentando il rapporto deficit-Pil 2013 al 2,9%, contro il 2,4% inizialmente previsto. Il nuovo dato è comunque inferiore ai parametri di Maastricht (3%) e dovrebbe consentire la chiusura della procedura europea contro il nostro Paese per deficit eccessivo. D’altra parte, ieri l’Unione europea ha fatto sapere che all’Italia non sarà concessa alcuna proroga per rientrare nei limiti. “Il 2,9% è una soglia invalicabile”, ha sottolineato Grilli. 

Quanto alla copertura finanziaria dell’intero pacchetto, il Governo punta a reperire le risorse per assicurare la liquidità necessaria mediante emissioni di titoli di Stato fino a un massimo di 25 miliardi per ciascuno degli anni 2013 e 2014. C’è anche una clausola per i ministeri, chiamati a coprire con nuovi tagli lineari i maggiori interessi del debito pubblico.

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