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De Rossi, Pato, Sneijder, Bendtner, Zarate: tutti i casi che turbano Roma, Milan, Inter, Juve, Lazio

De Rossi nella Roma, Sneijder nell’Inter, Pato nel Milan, Bendtner nella Juve, Zarate nella Lazio: i casi che turbano gli spogliatoi e che mettono in difficoltà i grandi club della serie A.

De Rossi, Pato, Sneijder, Bendtner, Zarate: tutti i casi che turbano Roma, Milan, Inter, Juve, Lazio

Tempo di sosta, tempo di bilanci. La serie A si ferma per la seconda volta e noi, al pari di dirigenti e allenatori, ne approfittiamo per analizzare cosa non va negli organici delle big. Perché nessuno è perfetto e anche nelle migliori famiglie si nascondo alcuni casi, più o meno spinosi. E allora, in rigoroso ordine di classifica, diamo inizio al viaggio!

JUVENTUS

All’apparenza, nessun intoppo. La Juve guarda tutti (Napoli a parte) dall’alto dei suoi 19 punti, delle sei vittorie in sette partite, dei 17 gol fatti (miglior attacco) a fronte dei soli 4 subiti. Una corazzata del genere, che non perde in campionato da 46 gare, che problemi potrà mai avere? E invece, a guardar bene, qualcosa che non quadra c’è. Cominciamo con Nicklas Bendtner, fin qui balzato alle cronache solo per il suo peso (tutt’altro che) forma. Il suo score attuale recita 13 minuti giocati (contro il Chievo), il resto è tristemente fermo a quota 0. Non il massimo per uno che, nei piani della società, doveva ricoprire il ruolo di bomber. Carrera (di Conte abbiamo perso le tracce) dice che a breve il danese tornerà utile, ma intanto i numeri sono questi. In generale però le seconde linee non stanno rendendo a dovere, e di fatti il turnover è funzionato a intermittenza. Isla, Caceres, Lucio, Matri e Bendtner, la Juventus vi sta aspettando… Ma in casa Juve c’è un’altra spina, questa del tutto inattesa: il rapporto coi tifosi. Gli ultras bianconeri sono entrati in contestazione con la società per questioni relative allo stadio (prezzi dei biglietti troppo alti e regolamenti ferrei). Risultato? Contro lo Shakthar meno di 30mila persone e, per la prima volta, la sensazione di essere tornati ai tempi del Delle Alpi. Quando la Juve preferiva giocare in trasferta.

NAPOLI

Anche qui tutto bene, anzi benissimo. Il Napoli vola e per la prima volta dopo tanti anni dà l’impressione di potersela giocare per lo scudetto. Però, a voler essere un po’ cattivelli, qualcosa che non va si trova. La rosa è migliorata, ma non ancora per poter reggere la corsa campionato-coppa. E così lo scintillante Napoli di campionato ha rimediato una sonora figuraccia in quel di Eindhoven, trascinando con sé anche l’immagine del calcio italiano. La giustificazione di Mazzarri (“O perdi punti in coppa o li perdi in campionato”) fotografa alla perfezione quanto detto prima. Per il resto però tutto funziona bene: l’attacco (14 gol fatti, il secondo della A), impreziosito da Cavani (capocannoniere con 6 reti), il centrocampo (molto migliorato con l’acquisto di Behrami) e la difesa, la migliore del campionato con soli 3 gol incassati. Ci saremmo aspettati qualcosa in più da Insigne, Vargas ed El Kaddouri, ma non esageriamo. D’altronde, nessuno è perfetto…

LAZIO

Il caso ha generalità ben precise: Mauro Matìas Zarate, nato a Buenos Aires il 18 marzo 1987. Segni particolari: non convocato. Vladimir Petkovic ha deciso di escluderlo dall’ultima trasferta di Pescara, segno che il rapporto, a dire il vero mai decollato, è già arrivato alla frutta. Per il resto tutto ok, a cominciare dal tecnico, la vera sorpresa della seria A. Portato a Roma da Lotito nella diffidenza generale, Petkovic si è invece rivelato un ottimo allenatore, con una particolare propensione per la gestione dello spogliatoio. Dopo le deludenti amichevoli estive infatti, il bosniaco ebbe un confronto con la squadra, che portò ad un cambio di modulo. Da lì in poi sono arrivate 5 vittorie e 2 sconfitte, un ruolino di tutto rispetto che ha spinto la Lazio fino al terzo posto in classifica. Altri problemi? La rosa in questo caso è molto ampia, soprattutto là davanti. Oltre a Zarate infatti, anche Floccari, Rocchi e Kozak vedono poco il campo. A lungo andare potrebbe pesare…

INTER

Avessimo scritto questo articolo un paio di settimane fa, la voce “difetti” sarebbe stata più lunga di una coda sulla “Salerno-Reggio Calabria”. Il calcio però ha il potere di sovvertire i giudizi nel giro di poco tempo, e oggi l’Inter ha più motivi per sorridere di quanti non ne abbia per preoccuparsi. Dopo un inizio stentato, Stramaccioni ha finalmente trovato il bandolo della matassa, ovvero il 3-4-1-2. La difesa a 3, tanto criticata nella gestione Gasperini, si è scoperta funzionale anche dalle parti di Appiano Gentile. Merito del tecnico, bravo e coraggioso a cambiare la fisionomia della squadra, ma anche dei giocatori, che, a differenza del passato, si sono messi a disposizione in tutto e per tutto. L’Inter ha trovato così un equilibrio e, fatalmente, sono arrivati anche i risultati. Perché là davanti la qualità è alta e prima o poi un gol arriva. Da sottolineare poi la gestione Cassano, fin qui perfetta. Il barese sembra uno scolaretto da quanto si comporta bene, e il popolo nerazzurro lo ha già adottato come nuovo beniamino. Dunque problemi spariti? Non esageriamo! Il Pibe de Bari va agitato con cura, altrimenti può esplodere. C’è poi il caso Sneijder, fin qui “nascosto” da un infortunio che lo ha messo fuori causa per qualche tempo. Uscito di squadra lui, l’Inter ha ricominciato a vincere. Solo una casualità? Probabilmente sì, ma la certezza la avremo solo quando tornerà. Perché uno così non accetterà mai il ruolo di gregario, né una sostituzione nell’intervallo di un derby come Coutinho. Stramaccioni farà bene a pensarci, perché la panchina dell’Inter si surriscalda molto facilmente.

ROMA

Arriviamo alle note dolenti del nostro campionato. Cominciamo dalla Roma di Zeman, che doveva coniugare spettacolo, gol e vittorie e che invece sta deludendo parecchio. Il caso per antonomasia è quello di De Rossi, lasciato in panchina come un Marquinho qualsiasi. Scelta disciplinare del tecnico boemo, che non gli ha perdonato le dichiarazioni di Torino. Dopo la batosta contro la Juve infatti, “Capitan futuro” aveva platealmente bacchettato società e allenatore, che per tutta risposta lo ha lasciato fuori. La Roma giallorossa si è divisa: chi ha ragione tra i due litiganti? Quelli che credono nel rispetto delle regole stanno con il tecnico, quelli che invece sono stufi di prendere gol in serie appoggiano De Rossi. La verità a nostro parere sta nel mezzo. E’ vero che un giocatore non dovrebbe mai permettersi dichiarazioni del genere, tanto più in una piazza bollente come Roma, ma come catalogare quelle del boemo, che aveva nominato addirittura la parola “scudetto”? Ad oggi un obiettivo del genere non è realistico e parlarne è quantomeno inopportuno. Così come certe polemiche contro Juve e Federcalcio, vecchie e fuori moda. Insomma, verrebbe quasi da dire che il problema di questa Roma è proprio Zeman, se non fosse che il boemo ci ha abituato a colpi d’ala imprevedibili quanto efficaci. La sponda giallorossa del Tevere attende con ansia…

MILAN

L’oscar della negatività se lo prende il Milan. Una vittoria (si fa per dire…) scontata, che non ha sorpreso proprio nessuno, perché in pochi in estate credevano in questa squadra e di quelli, attualmente, si sono perse le tracce. I rossoneri non hanno ancora trovato un reparto che funzioni bene, a cominciare dalla porta, sempre in balìa degli umori di Abbiati. Migliore in campo a San Pietroburgo, peggiore nel derby: il saliscendi del portiere rossonero fotografa bene la stagione del Milan e del suo allenatore. Allegri non ha ancora schierato due volte di seguito la stessa difesa, segno che i conti non tornano neppure a lui. Il centrocampo non crea gioco e neppure distrugge quello degli avversari, gli esterni non mettono un cross decente neanche per sbaglio, gli attaccanti segnano col contagocce. C’è da mettersi le mani nei capelli, oppure da lavorare sodo. Il Milan ha scelto la seconda via, nel tentativo di ripartire dalle sue (poche) certezze. Quali sono? El Shaarawy innanzitutto. Il Faraone è la nota più lieta di questo inizio di stagione, l’unico in grado di accendere la luce nel grigiore generale. Il resto, almeno per ora, non va. Pazzini non riesce ad integrarsi nel gioco di Allegri e anche Bojan ha fatto vedere poco del suo potenziale. C’è poi il caso per eccellenza, quello relativo a Pato. Il brasiliano doveva prendere per mano il Milan post Ibra, invece non ha ancora giocato un minuto (!) in stagione. Colpa di muscoli fragili come cristalli, che lo tormentano ormai da tanto tempo. Radio infermeria racconta che il rientro è previsto dopo la sosta, quando i rossoneri dovranno necessariamente invertire la rotta. Altrimenti la crisi diventerà irrimediabile. 

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