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Csc: manifattura italiana in ginocchio, ma rimane la settima al mondo

L’analisi del Centro studi di Confindustria: “A metà 2013 la manifattura italiana è in condizioni molto critiche: dal 2009 al 2012 le imprese cessate sono 55mila” – “In condizioni analoghe a quelle italiane versano le industrie francesi e spagnole”.

Csc: manifattura italiana in ginocchio, ma rimane la settima al mondo

“A metà 2013 la manifattura italiana è in condizioni molto critiche. Le due violente recessioni hanno determinato una caduta così profonda e prolungata dei livelli di attività da mettere a repentaglio decine di migliaia di imprese”, anche se “l’Italia rimane la settima potenza industriale”, ma “la sua base produttiva è messa a rischio dalla profondità e dalla durata del calo della domanda”. Parole preoccupanti quelle del Centro studi di Confindustria, che presenta lo studio sugli Scenari industriali spiegando che in quattro anni, dal 2009 al 2012, “le imprese cessate sono 55mila’ e dal 2007 al 2012 il ‘numero delle imprese manifatturiere si è contratto di circa l’8,3%, effetto congiunto di iscrizioni e cessazioni”, pari a 32mila unità.

La crisi “ha già causato la distruzione di oltre il 15% del potenziale manifatturiero italiano, con una punta del 40% negli autoveicoli e cali di almeno un quinto in 14 settori su 22. In Germania, invece, il potenziale è salito (+2,2%), anche se con alta varianza settoriale. In condizioni analoghe a quelle italiane versano le industrie francesi e spagnole”.

Tra i settori, la quota di cessazioni maggiori si è avuta nel farmaceutico, nel tessile, nella pelletteria enell’abbigliamento. “Abbiamo perso il 15% della capacità produttiva – spiega il direttore del Centro studi, Luca Paolazzi – questo significa che per tornare ai livelli pre-crisi non basta la ripresa della domanda ma bisogna ricreare un bel pezzo di capacita produttiva’. Secondo il rapporto, ‘lo sviluppo industriale arriva solo se è perseguito con determinazione dalle politiche economiche”.

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