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Croazia, dal 1° gennaio 2023 entra nell’area euro e nello spazio Schengen: ecco cosa cambia

Dal 1° gennaio sarà possibile viaggiare in Croazia senza dover cambiare valuta, attraversare dogane o mostrare il passaporto. Ecco tutto quello che c’è da sapere

Croazia, dal 1° gennaio 2023 entra nell’area euro e nello spazio Schengen: ecco cosa cambia

Dal 1° gennaio 2023, la Croazia entra nell’area euro e nello spazio Schengen per la libera circolazione. Per la Croazia si tratta dell’ultimo step per far parte, a tutti gli effetti, del “club europeo”. Entrando in Schengen, stessa data in cui adottera l’euro, la Croazia si unisce agli altri 26 membri dell’Ue e del See che hanno tutti i passaporti e tutti gli altri tipi di controllo alle frontiere reciproche. Anche se gli aeroporti internazionali croati avranno un periodo di transizione di 3 mesi per adeguare i propri controlli all’ingresso, ma a partire dal 26 marzo 2023 i voli in partenza dall’area Schengen in arrivo in Croazia non saranno più tenuti al controllo passaporti di frontiera.

Un momento di svolta per il paese che 31 anni fa dichiarò l’indipendenza dalla Jugoslavia. Dopo che lo scorso luglio il Consiglio dell’Unione europea ha approvato l’adesione del paese balcanico viene così ripristinata l’unità economica e politica fra Veneto, Friuli, Istria, isole del Carnaro e Dalmazia rotta nel 1797: quando Napoleone invase Venezia e poi la diede all’Austria con il trattato di Campoformio. Ma vediamo quando entrerà in vigore l’euro in Croazia e cosa cambierà.

Croazia adotta l’euro: quanto vale 1 kuna?

Il tasso di conversione tra l’euro e la kuna croata è stato fissato a 7,53450 kuna per 1 euro. Il passaggio non avverrà immediatamente ed è previsto un periodo di transizione, fino al 14 gennaio 2023, durante il quale si potrà pagare sia in kune che in euro. Durante le due settimane a partire dall’introduzione dell’euro, potranno essere utilizzati per i pagamenti sia l’euro sia la kuna.

Inoltre, la doppia etichettatura dei prezzi di beni e servizi sarà obbligatoria per tutto il 2023. “Il tasso di cambio deve figurare in modo chiaro e visibile nelle indicazioni dei prezzi, una misura fondamentale per la tutela dei consumatori”, spiega Bankitalia, anche se molti commercianti croati l’hanno già messa in pratica in questi giorni.

Dove si possono cambiare le kune con l’euro?

La Banca d’Italia effettuerà, a partire dal mese di gennaio e fino al 28 febbraio 2023, il “cambio al valore di parità” della kuna croata.

Il cambio delle banconote in valuta croata in favore della generalità del pubblico verrà effettuato a titolo gratuito presso le Filiali di Ancona, Milano, Roma, Trieste e Venezia per un importo massimo, concordato nell’Eurosistema, di 8.000 kune (HRK), corrispondente al controvalore di circa 1.000 euro per ciascuna operazione.

L’utenza istituzionale con conto presso la Banca d’Italia potrà presentare presso la sola Filiale di Roma Centro Donato Menichella le banconote in valuta croata per il riconoscimento del relativo controvalore.

La Croazia adotta l’euro: aumenteranno i prezzi?

Inoltre, prosegue Bankitalia, è vietato qualsiasi aumento di prezzo connesso alla transizione all’euro. Se un’impresa dovesse contravvenire a questo divieto, i consumatori potranno segnalare ogni incremento ingiustificato di prezzo alle autorità, che possono imporre un’ammenda, quale misura di tutela dei consumatori.

Croazia nell’area euro: cosa ne pensano i croati?

La maggior parte della popolazione croata è favorevole all’adesione all’euro, soprattutto quella giovanile. Secondo le nuove generazioni, la moneta unica porterà maggiori opportunità di lavoro e faciliterà gli spostamenti e non ritiene che l’euro possa portare una maggiore inflazione, come invece temono i loro genitori. L’euro, in Croazia, è già utilizzato dalle aziende più grandi e per le transazioni economiche più importanti.

Per vincere la riluttanza degli anziani nei confronti della nuova moneta, il governo del premier Andrej Plenković ha approvato una legge per aumentare le pensioni.

Che fine faranno le kune croate?

La kuna è stata la valuta ufficiale della Croazia per oltre 28 anni. Fino ad oggi la Zecca di Stato ha realizzato un miliardo e 570 milioni di banconote. Ma che fine faranno quando l’euro sarà la valuta ufficiale? Avranno una nuova vita: 500 milioni di banconote saranno tagliate, mentre 5.200 tonnellate saranno fuse. A causa dell’impatto sull’ambiente causato dai coloranti e dagli elementi di sicurezza, le banconote non saranno più bruciate, ma verranno tagliate in piccolissimi pezzi, che poi saranno usati come isolanti nei materiali edili. “Si tratta di una enorme massa di materiale – ha spiegato la Banca centrale croata –: se tutte queste banconote che saranno ritirate potessero essere ordinate una sopra l’altra, si raggiungerebbe l’altezza di 50 chilometri, ossia come 6 Mount Everest”.

Calendario per la sostituzione delle kune

  • 1° gennaio 2023: introduzione dell’euro. Iniziano a circolare le banconote e le monete in euro e i conti bancari denominati in kune sono convertiti in euro. Al fine di agevolare la transizione valutaria, per due settimane circolano e sono accettati in pagamento sia la kuna che l’euro. Inizia il cambio in euro delle banconote e monete in kune a titolo gratuito.
  • 15 gennaio 2023: le banconote e le monete in euro diventano le uniche ad avere corso legale.
  • 31 dicembre 2023: termine ultimo per il cambio delle banconote e monete in kune presso le banche, gli uffici postali e l’agenzia finanziaria.
  • 1° gennaio 2024: la Hrvatska narodna banka inizia a effettuare il cambio delle banconote e monete in kune.
  • 31 dicembre 2025: Nessuna scadenza. Le banconote in kune possono essere cambiate a tempo indeterminato presso la Hrvatska narodna banka.

Quali sono i paesi europei che non hanno l’euro?

Paesi membri non appartenenti alla zona euro: Bulgaria, Repubblica ceca, Ungheria, Polonia, Romania, Svezia. La Croazia è il 20° paese ad entrare nell’area euro.

Spazio Schengen: quali Paesi non ne fanno parte?

Tra le nazioni europee che hanno deciso di abolire le frontiere interne ci sono anche Romania e Bulgaria, la cui domanda però è stata respinta a causa del veto di Austria e Paesi Bassi motivato con i rischi di ritrovarsi con flussi incontrollati di migranti lungo la rotta balcanica e che allargare la zona di libera circolazione significhi piu pressione ai propri confini.

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