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Criptovalute? La moneta è ciò che la moneta fa

Facebook ha lanciato Libra, la sua criptovaluta, ma è un progetto che piace a pochi perchè può avere effetti inimmaginabili – Ecco perchè

Criptovalute? La moneta è ciò che la moneta fa

Libra, pronti per il decollo

La faccenda sta già diventando calda, anzi bollente nella torrida estate del 2019. Con uno stupefacente impiego di partner (tra gli altri ci sono Mastercard e Visa), il più discusso e meno trasparente social media del pianeta ha lanciato la propria criptovaluta, Libra. È Facebook.

Si tratta di un progetto che piace a pochi, anche se non si può voltare lo sguardo da un’altra parte.

Non piace ai libertari che hanno issato il vessillo dei bitcoin come Costantino issò il segno vincente. La totale integrazione di Libra nel sistema di messaggistica di Facebook, utilizzato da un terzo degli abitanti del pianeta, renderebbe le transazioni di denaro e gli acquisti più facili di bere un bicchier d’acqua. Soprattutto per l’oltre metà del pianeta che non ha un conto bancario e ormai non l’avrà più.

L’esempio della Cina e lì a provarlo. WeChat, il sistema di messaggistica di Tencent, muove una montagna di scambi e di affari con il pagamento integrato nel servizio. WeChat è diventato l’hub della nuova economia in Cina. Tutti passano di lì. Non ha commissioni, è sicuro e non occorre avere un conto corrente bancario per scambiare moneta e fare acquisti. Al governo cinese va bene purché non si parli di politica.

Libra, si salvi chi può

La potenziale portata del progetto di Libra e il curriculum del suo promotore fanno rabbrividire. Per non parlare delle sue possibili conseguenze globali. Nessuno riesce nemmeno a immaginarle. Non esiste alcun modello per prevederle.

Libra lascia perplessi i banchieri centrali e i regolatori dei flussi monetari, che Facebook ha cercato di rassicurare con un progetto senz’altro interessante dal loro punto di vista. I regolatori, un potere forte a livello globale, non vogliono fare passi affrettati che li possano privare del controllo della moneta.

Alla BBC Mark Carney ha affermato a proposito di un possibile avvento di Libra: “Noi, la FED e tutte le più grandi banche centrali e i supervisori, avremo un controllo e una supervisione diretta su Libra». Non c’è da dubitare che Facebook accetterà. La criptovaluta è un mezzo per arrivare ad altro. We Chat fa scuola. In realtà Facebook è solo uno dei promotori del progetto Libra che è controllato da Libra Association, un organismo indipendente di 100 componenti con una governance autonoma. Facebook avrà un voto.

Nessun problema allora? No! È il chief economist del Financial Times, Martin Wolf, a individuare il glitch del progetto. Scrive sul quotidiano londinese:

La prima domanda deve essere se possiamo fidarci dello sponsor di un’innovazione così decisiva. Facebook è stato volgarmente irresponsabile nell’impattare le nostre democrazie. Ovviamente non ci si può fidare consegnandoli i nostri sistemi di pagamento. Facebook ha una risposta: dispone di un solo un voto nell’Associazione Libra, che avrà una governance indipendente nella sua sede neutrale di Ginevra. L’obiettivo è di arrivare a 100 membri prima il lancio nel 2020. Ma è probabile che Facebook controlli la tecnologia di Libra. Ciò sicuramente gli darà un’influenza predominante.

La faccenda non è quindi né tecnologica, e neppure istituzionale, riguarda i fondamenti stesso che regolano lo sviluppo delle relazioni delle persone in una comunità. In realtà la questione di fondo è di natura quasi ontologica, riguarda il ruolo storico della moneta e il suo ruolo in un futuro dove tutto e tutti sono connessi. Allora che cosa è la moneta?

Lo abbiamo chiesto al professor Paolo Manca, già titolare della cattedra di Matematica finanziaria all’Università di Pisa e direttore del master di Finanza e mercati finanziari.

Di seguito le sue riflessioni sulla natura della moneta. Una bella e istruttiva lettura. L’uomo si è sempre aggiustato con la moneta e senz’altro lo farà anche in futuro! Grazie professore.

Premessa 

Ho scritto l’articolo perchè mi stavo occupando di criptologia (aspetti matematici) e volutamente non ho toccato gli aspetti politico-economici. 

Penso che il bitcoin è il monumento degli stupidi, costruito peraltro da un gruppo di persone eccezionali che hanno usato, prima ancora dei servizi segreti, la crittografia su curve ellittiche. Penso anche che la Libra ha tutti i presupposti per decollare considerando chi ci sta dietro. 

Gli aspetti politico-economici potrebbero essere dirompenti, consumi energetici a parte. I governi dei vari paesi non sono preparati ad affrontare il fenomeno e manca un diritto internazionale condiviso che lo regoli. Questo è il vero problema. Immettendo unità di conto fuori controllo, la politica delle banche centrali potrebbe risultare inefficace con conseguenze non prevedibili. 

L’originalità del mio suggerimento sarebbe una disposizione condivisa a livello mondiale che consente esclusivamente l’emissione e l’utilizzo di unità di conto a validità temporanea: che cioè vanno spese entro un dato periodo (18–24 mesi). Dopo tale periodo scompaiono nel senso che, essendo unità di conto, vengono cancellate automaticamente nei registri (elettronici) dove sono state contabilizzate. 

Penso di avere ragione, ma la questione è gigantesca al di fuori del controllo di un singolo. 

Sintesi 

Pressoché in ogni trattato sulla moneta si trova la solita banale acritica elencazione delle funzioni che questa dovrebbe svolgere: numerario, riserva di valore nello spazio e nel tempo, mezzo di pagamento. 

Non è necessario, e forse neppure possibile, che una stessa “entità” svolga contemporaneamente queste tre funzioni (moneta polifunzionale), anzi l’idea stessa di voler creare una tale “entità” è oggi fuorviante. 

Di fatto possono coesistere più tipologie di moneta e questa coesistenza potrebbe rappresentare una risorsa. 

N.B. Per impostare un discorso critico sulla moneta sarebbe necessario richiamare qualche milione di pagine sul tema: non lo riteniamo funzionale agli obiettivi di questa nota ; anche per questo, per non fare torto ad alcuno, ricorreremo solo a sporadiche marginali citazioni. 

1. Le mutate funzioni della moneta nel tempo

Precisiamo che usiamo il termine moneta nel suo significato generico, così come accettato dalla comunità economica e che, in questo sintetico paragrafo, senza alcuna pretesa, scorriamo i tratti più significativi della storia della moneta solo ai fini di evidenziare il carattere mutevole della medesima. 

Come noto l’umanità per agevolare lo scambio di merci ha variamente utilizzato come misura di riferimento una specifica merce che , per motivi ben noti di praticità, si è infine identificata nei tre metalli del ferro, dell’argento, dell’oro. 

Per alcuni secoli i metalli hanno svolto effettivamente le funzioni di numerario, riserva di valore nello spazio e nel tempo , mezzo di pagamento. 

Con la coniazione delle monete metalliche da parte degli Stati si è attenuato il ruolo di riserva di valore allorchè il valore intrinseco è risultato inferiore al valore nominale, quello impresso sulla moneta stessa.

Con lo sfruttamento delle miniere di oro e argento del Nuovo Mondo il valore dell’oro e dell’argento ha subito brusche oscillazioni e la moneta ha parzialmente perso le funzioni di numerario e di riserva di valore. 

Come noto, con l’ampliamento dei mercati, motivi di sicurezza determinarono la nascita delle lettere di cambio (nota di banco — banconota ) che vennero usate come mezzo di pagamento. 

L’introduzione e l’uso delle banconote ha dato luogo ad un nuovo tipo di moneta: la moneta-segno, priva di valore intrinseco ma accettata in pagamento perché l’emittente ne garantiva la convertibilità in un riconosciuto bene economico (di fatto l’oro). 

Nel tempo la funzione di emettere banconote diventa esclusiva degli Stati che impongono per legge ai cittadini l’obbligo di accettarle come mezzo di pagamento: nasce la moneta cartacea con corso legale garantita dalla convertibilità diretta o indiretta in oro. 

Successivamente viene eliminata la possibilità di convertire le banconote e la moneta diventa a corso forzoso., 

Nascono le Banche Centrali, e , in particolare con la fine del gold-exchange standard nel 1971, la moneta diventa completamente fiduciaria. 

In buona sostanza nel tempo la moneta non è rimasta un semplice lubrificante degli scambi, come sostengono gli autori di scuola neoclassica, né ha assunto rilevanza soltanto in qualità di riserva di valore, come asseriscono gli autori di scuola keynesiana: ciò che è rimasta sostanzialmente invariata è la funzione di mezzo di pagamento. 

2. Il risparmio, l’interesse, il credito 

I brevi richiami sul ruolo della moneta dalle origini ai tempi recenti vanno integrati considerando che, con la diffusione della moneta, è nato il risparmio e con il risparmio l’interesse, mentre, soprattutto con la diffusione della moneta cartacea, si è sviluppato il credito. 

Risparmio, interesse, credito hanno mutato ancor più il ruolo della moneta nel contesto economico moderno. 

Le società primitive non conoscevano il risparmio: si raccoglieva e si consumava quanto era necessario alla sopravvivenza della popolazione e all’eventuale formazione di accantonamenti/scorte per i periodi di minore abbondanza. 

Dunque accantonamenti/scorte necessari, soprattutto ove legati al mondo dell’agricoltura, per sottrarre al consumo presente risorse destinate alla produzione successiva. 

Accantonamenti/scorte che si distinguono dal risparmio inteso come sottrazione dal consumo di risorse non destinate alla produzione ma al prestito ( per esempio a chi non possedeva abbastanza risorse per la semina successiva) finalizzato all’acquisizione di un interesse (non necessariamente monetario). Dunque risparmio definito come sottrazione dal consumo non finalizzata alla formazione di scorte. 

In definitiva, prescindendo da considerazioni etiche concernenti le motivazioni che inducono alcuni soggetti economici al risparmio, osserviamo che il risparmio si è affermato come attività economica rilevante quanto si è accompagnato al prestito con interesse. 

L’interesse è il prezzo che un dato soggetto economico paga ad un altro soggetto per il prestito di un dato ammontare di risorse per un determinato orizzonte temporale. Quando le risorse risparmiate si identificano con la moneta, la più idonea risorsa ad essere prestata, la moneta riacquista la funzione di fondo di valore, in virtù di un principio, spesso ignorato anche in campo aziendale, per cui il valore di un bene economico è determinato dal flusso dei benefici economici che è in grado di generare. 

Con la pratica del pagamento dell’interesse, il risparmio di moneta trova una motivazione economica specifica e che si connota positivamente rispetto alla pura e semplice tesaurizzazione. 

Dunque con l’interesse il significato e il valore della moneta subiscono una rilevante evoluzione, ma è col credito che ha luogo una vera e propria rivoluzione. 

Senza il credito ogni investimento produttivo richiede la previa accumulazione di risparmio: con il credito non è più così e la creazione di moneta non resta esclusivo appannaggio delle Banche Centrali ma di fatto viene esercitata da chi “ha credito”. 

Come efficacemente afferma Antonino Galloni: 

Il credito spezza questa consecutio temporale: nella prospettiva di iniziare un processo produttivo (investimento), ottengo credito (moneta fittizia) a prescindere dall’esistenza — in quel momento — di moneta reale; in seguito, sarà necessaria, per completare il processo produttivo, la conferma (in moneta reale o reddito) di quanto è stato sufficiente per compiere il primo, decisivo, passo. Ma, in questo modo ottengo — con un relativamente limitato stock di moneta reale — flussi consistenti di moneta creditizia… Con l’utilizzo sistematico del credito la fittizia valutazione in moneta di tutti i beni commerciabili presenti (ma anche futuri) si trasforma in concreta opportunità produttiva, con il credito si compensa la scarsità di moneta fisica con l’abbondanza di quella fittizia. 

Con il credito moderno, una stessa quantità di moneta svolge più funzioni. …Con la comparsa del credito, è l’investimento a generare il risparmio: conseguentemente il risparmio — da non confondere con la formazione di scorte — non è più necessario all’investimento. 

Con il credito, a fronte di un limitato stock di moneta reale, si generano flussi consistenti di moneta creditizia, e diventa meno netta la separazione tra moneta e altre attività finanziarie; ciò anche in relazione al continuo accrescersi della rapidità e della facilità di conversione tra le diverse forme di detenzione della ricchezza. 

… Dunque, un credito incorporato nel segno monetario si sostituisce al valore di mercato intrinseco: è il naturale passaggio dalla moneta metallica alla moneta segno. 

3. Il valore finanziario della moneta 

Con la diffusione della pratica del prestito ad interesse si è precisata la distinzione tra valore intrinseco e valore finanziario della moneta. 

Il termine valore assume in economia connotazioni molto complesse nel contesto della vexata quaestio della teoria del valore, qui parliamo esclusivamente di valore finanziario di un bene economico che definiamo quale valore oggi del flusso dei benefici futuri che il possesso/uso del bene comporta. 

Con questa definizione la pratica della corresponsione dell’interesse fornisce una indicazione del valore finanziario della moneta: esso è pari al valore attuale degli interessi che il suo possesso può generare combinato col valore dell’opzione implicita di differimento che il possesso della moneta consente e cioè la possibilità di sfruttare future occasioni di investimento al giungere di nuove informazioni.

Quando l’interesse vale zero il valore coincide col valore dell’opzione di differimento. 

In definitiva, anche ove il valore intrinseco fosse irrilevante, il valore della moneta sussiste finchè esiste un mercato liquido che accetta tale moneta come mezzo di scambio e riconosce un interesse per l’utilizzo nel tempo della medesima. 

Non mi risulta che queste osservazioni abbiano trovato adeguato rilievo in alcuna teoria monetaria. 

Eppure con questa visione si capisce come ad interesse zero o anche negativo, cioè equivalentemente in caso di significativa inflazione, tutti cerchino di detenere la moneta il minor tempo possibile poiché conviene esercitare quanto prima l’opzione ed essendo in tal caso esclusa la funzione di valore nel tempo. 

4. Le funzioni della moneta “legale” 

Anche la moneta legale, che viene considerata la moneta per eccellenza, svolge solo parzialmente le tre funzioni. 

La moneta legale, fiduciaria, a corso forzoso, è un mezzo di pagamento garantito dalla legge e, in condizioni standard, viene riconosciuta e utilizzata nell’economia di un certo paese anche grazie al controllo sull’emissione da parte della Banca Centrale, ma fino a quando e tutto “funziona bene” e comunque in una economia chiusa e non nella nostra economia aperta, e comunque in zone omogenee del paese (basta tener conto di come varia il “costo della vita” tra città e campagna, tra nord e sud). 

Del resto, come ampiamente sperimentato, quando viene meno rapidamente la costanza di valore nello spazio e nel tempo, la moneta legale viene rifiutata dal sistema e sostituita con altre valute e altre forme di tesaurizzazione. 

Per converso nei periodi di stretta creditizia (credit crunch) , quando la Banca Centrale alza i tassi al fine di raffreddare l’espansione ed evitare il rischio inflazione, e gli istituti di credito alzano i propri tassi chiudendo l’accesso al credito per chi non può permettersi la spesa, accade che la moneta tende a essere tesaurizzata e sottratta alla circolazione perché, grazie alla sua funzione di riserva di valore, appare come la forma più sicura di detenzione della ricchezza. 

In questi periodi la moneta funge da riserva di valore e non adempie adeguatamente a un’altra sua funzione, quella di mezzo di scambio. 

È questo il paradosso di quei mercati a cui la teoria economica affiderebbe proprio il compito di fare incontrare risparmiatori e investitori. 

Occorre inoltre aggiungere che, con l’ informatizzazione dei processi contabili, la moneta legale sta assumendo un ruolo inquietante di strumento di controllo e di repressione. 

La tendenza ad abolire l’uso della moneta cartacea a favore di transazioni con carte di credito e mezzi similari va progressivamente eliminando il diritto alla riservatezza della vita privata della persona. 

Quanto uno Stato, per questioni di ordine e controllo fiscale, non trova altro strumento che quello di privare il cittadino delle principali libertà, deve essere dichiarato col suo vero nome: stato totalitario, il Grande Fratello di George Orwell. 

5. Altri tipi di “moneta” 

Premesso che ogni tentativo di definizione univoca di moneta si conclude con un compromesso insoddisfacente, mi limito a segnalare quella che ritengo la miglior “quasi-definizione” che è ancora quella di John Richard Hicks: “la moneta è ciò che la moneta fà” e sottolineo che neppure nella Bibbia sta scritto che deve esistere “un solo strumento monetario multifunzione”. 

Se assumiamo come costante identificativa la sola funzione di mezzo di scambiodobbiamo ammettere che: 

Solo la moneta che perde rapidamente la sua fruibilità realizza appieno e senz’altro la funzione di moneta : e infatti non può essere risparmiata, ma solo, eventualmente, fungere da scorta strumentale perché se io posso conservare indefinitivamente un mezzo di scambio, esso fungerà da riserva di valore a prescindere dall’essere moneta”. 

Di fatto in condizioni di rilevante inflazione la moneta svolge quasi esclusivamente funzione di scambio e in tal caso le funzioni di numerario e di riserva, che non possono essere trascurate, trovano altri beni e altri meccanismi. 

Del resto già ai tempi della moneta-merce le monete coniate non servivano tutte e indistintamente allo stesso scopo. Le monete d’oro e d’argento (le monete nobili) servivano per il commercio “internazionale”, mentre le monete di rame e di biglione (la “moneta piccola”) servivano per gli scambi locali. 

Un anno dopo aver unificato politicamente l’Europa cristiana, l’imperatore Carlomagno, anticipando l’ecu, crea una moneta unità di conto che non verrà mai coniata, la lira, che resterà il punto di riferimento istituzionale fino alle riforme inglesi della fine del XVII secolo e alla loro estensione europea per opera dell’imperatore Napoleone. 

Dunque possiamo pensare a diverse tipologie di moneta considerando che, con tutti i limiti legati alla individuazione di un idoneo “paniere di beni”, quest’ ultimo potrebbe essere utilizzato come numerario. 

Quanto alla riserva di valore essa viene oggi rappresentata, più che dalla moneta legale, da quote di partecipazione a portafogli finanziari ben diversificati e liquidi costituiti da titoli, valute e derivati a copertura del rischio. 

Venendo alla funzione mezzo di scambio osserviamo che l’utilizzo di mezzi di scambio istituiti dai membri di una comunità con l’esplicito obiettivo di sostenere al proprio interno il commercio e il credito non presuppone necessariamente una moneta. 

Un esempio molto elementare è l’emissione di buoni tipo “punti fedeltà”. 

I buoni sono un credito che un commerciante decide di concedere ai propri clienti, a condizione che essi spendano questo credito presso lo stesso commerciante (o la stessa catena). Esistono inoltre anche meccanismi (complementari) volti a sostenere esclusivamente gli scambi tra imprese, riducendo il loro fabbisogno di liquidità e quindi le necessità di rifinanziamento del capitale circolante. 

Se chiamiamo “unità di conto complementare” (UCC) una misura di conto che non può essere tesaurizzata avendo una scadenza imposta e predeterminata, abbiamo individuato un “tipo di moneta” adatta a favorire gli scambi all’interno di una comunità in risposta alla crisi generata dal sistema della finanza globale. 

La diffusione di tali UCC (dette anche impropriamente monete complementari) è legata a doppio filo con la crisi dei sistemi economici e del funzionamento del mercato del credito proprio perché un circuito di UCC contribuisce alla ripresa degli scambi e quindi al rilancio delle produzioni e dell’economia locale senza l’intermediazione del circuito creditizio spesso inefficiente e clientelare e comunque predisposto alla violazione della riservatezza personale. 

In breve: una comunità chiusa può fare a meno della “moneta tradizionale” utilizzando, attraverso unità di conto, un sistema contabile che regoli gli scambi; se poi le UCC sono provviste di una data di scadenza servono ad uso esclusivo di mezzo di pagamento e non essendo accumulabili non funzionano come riserva di valore. 

Né per questo occorre il ricorso al sistema bancario o all’intervento di un’autorità esterna supervisionatrice: in tal senso è appena il caso di ricordare che gli sviluppi delle tecnologie informatiche e dei in processi crittografici, consentono la sicurezza e la riservatezza degli scambi di informazione attraverso una rete peer-to-peer con registrazioni che avvengono su un libro mastro distribuito (block chain) e con costi sopportabili.

6. Contabilità della moneta 

La mutate funzioni della moneta nel tempo hanno provocato e stanno provocando anche problemi contabili e legislativo-economici non indifferenti. 

Ma poi come si colloca contabilmente questa benedetta moneta legale? e le “altre monete”? 

Come è ben noto la banca centrale ha il compito di battere o emettere monete e banconote mentre le banche ordinarie accreditano una moneta scritturale o bancaria consistente in una scrittura informatizzata e contabile. 

Quando esisteva la totale convertibilità della moneta cartacea in oro la Banca Centrale emetteva banconote registrandole al passivo come debiti nei confronti dei cittadini a fronte dell’attivo formato dall’oro (e altri crediti).

Tutto è cambiato ma ancora le banconote vengono registrate come debiti; ci chiediamo per pigrizia o per eludere il problema? Come osservano Bossone e Costa.

Il debito comporta un rapporto obbligatorio tra le parti e, sebbene il nostro codice civile non definisca espressamente l’obbligazione giuridica, l’intera giurisprudenza mondiale considera ancora valida la definizione insuperata del corpus juris giustinianeo: «Obligatio est juris vinculum, quo necessitate adstringimur alicujus solvendae rei secundum nostrae civitatis jura». Ci chiediamo pertanto a quale adempimento possa costringere lo Stato il possessore di monete metalliche, a quale adempimento possa costringere la banca centrale il possessore di banconote, ovvero ancora, a quale adempimento possa costringere la banca centrale una istituzione finanziaria che detiene riserve presso la stessa

Per quanto attiene le altre banche è incontrovertibile che esse creano denaro quando concedono un prestito e accreditano questo denaro ai propri clienti tramite i depositi bancari fittizi che la Banca Centrale conteggia come “denaro”, lo fanno iscrivendo contestualmente all’attivo una voce di «Crediti verso clientela» ed al passivo una voce «Depositi a vista». 

A differenza di tutte le altre entità giuridiche, le banche non regolano il prestito tramite un esborso, al contrario, aumentano i propri debiti mediante la creazione di un deposito bancario fittizio, che rappresenta un modo di regolamento in palese violazione della definizione di passività stabilita dallo IAS/IFR. 

La nuova moneta creata dalla banca dovrebbe quindi essere contabilizzata come cassa “reale”, in accordo con la definizione degli aggregati monetari previsti dalla BCE. L’emersione del denaro deve essere contabilizzato accreditando la cassa sul lato dell’attivo del bilancio e contabilizzando una voce di Sopravvenienza Attiva nel conto profitti e perdite. 

7. Ma allora cosa dovrebbe essere la moneta ? 

Le sintetiche considerazioni fin qui svolte per mostrare come oggi le problematiche sulla moneta nascano dalla storia stessa della moneta e dai procedimenti, frutto di aggiustamenti, rimedi, ripensamenti , messi via via in atto per facilitare i meccanismi di scambio di beni economici. 

Per capire cosa ci sia di essenziale e cosa invece rappresenti scoria potrebbe essere istruttivo declinare possibili “modelli monetari” a supporto dello scambio di beni economici nell’isola di Anesos (l’isola che non c’è)

Una possibile declinazione vede inizialmente gli isolani, che non hanno relazione alcuna con il “mondo esterno”, procedere esclusivamente col baratto finchè un Re, innovativo e plenipotenziario, abolisce il baratto e impone il cred (una unità di credito) e assegna un “conto corrente” ad ogni isolano. 

Il Re per trovare maggior riscontro presso il “popolo” equipara il valore di un cred ad un seme di carrubo, una pianta estinta ma una volta presente nella vegetazione isolana. 

Comunque si voglia immaginare l’assegnazione iniziale di cred, dopo generazioni, essa non ha più influenza sulla distribuzione presente e gli isolani conservano scambiano gestiscono i cred senza preoccuparsi di capire come sono stati creati e nessuno fortunatamente conosce un termine che alimenta tante leggende metropolitane: il signoraggio. 

Da quel momento i pagamenti e gli incassi che supportano scambi di beni economici si realizzano unicamente sotto forma di scritture contabili da un conto corrente ad un altro. Nasce la classe sociale degli “scribi contabilizzatori” e all’interno alcuni di essi , per facilitare gli scambi locali, si specializzano emettendo certificati di credito che, sempre a livello locale, vengono egualmente utilizzati al posto dei cred. 

In un’altra possibile declinazione il Sovrano crea una Banca Centrale con quanto ne consegue. 

In un’altra possibile declinazione il Sovrano crea vari tipi di moneta e in particolare anche la moneta tempo (“banca del tempo”) che ciascuno mette a disposizione per gli altri. 

In definitiva sembra che esistano diverse soluzioni al problema dell’eliminazione del forma di scambio “baratto” e, in questo senso, sembra possa definirsi moneta ogni soluzione/convenzione succedanea del baratto che mantenga la sua funzionalità almeno finchè la comunità la accetta

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